Povera scuola.

di Vincenzo Brancatisano 11 novembre 2005

 

Mentre la nave affondava sul Titanic suonava un’orchestrina. L’orchestrina la stanno suonando da alcuni anni centinaia di migliaia di insegnanti, sordi alla tragedia che si sta per abbattere sulla scuola italiana. I collegi dei docenti, rumorosi e distratti, affollati da molta gente indifferente al contenuto di argomenti in discussione, hanno fatto passare di tutto, anche i provvedimenti più vergognosi e per nulla coerenti con l’esigenza di rilancio della qualità dell’istruzione. Sulla testa di questi docenti è appena planata la Grande Riforma Moratti con le sue mille sfaccettature tutte da decifrare nel dettaglio ma già sufficientemente nitida, dopo le colossali sciocchezze inventate dai governi precedenti di centro, di sinistra e di destra. Quasi che il mondo in cui lavorano e per il quale dovrebbero battersi a loro non appartenga, non sono neppure in grado di percepire, oggi, quale grado di devastazione la scuola pubblica italia abbia ormai subìto. I metalmeccanici, i siderurgici, gli agricoltori forse non avrebbero fatto passare nel loro settore neppure un decimo delle porcherie che la scuola italiana è stata chiamata a ingoiare. Dunque, fa specie che protagoniste in negativo di questo stato di cose siano proprio persone che hanno letto libri, giornali, riviste, che hanno una o più lauree, una o più abilitazioni, uno o più concorsi superati. Persone dalle quali ci sarebbe da attendersi una reazione dura, dignitosa, di cultura. E invece eccoli là, a prendere atto dell’ennesima, sciocca autogestione degli studenti concordata (dai ragazzi) con preside e bidelli a patto che facciano i bravi. Ma autogestione perché? Per parlare di cosa? Ma perché non la smettono? Altri sperano che Prodi, Rutelli e Palombelli, una volta al governo, aboliranno la Grande Riforma che nessuno conosce, quasi che esista qualche politico al quale interessi davvero la scuola e l’istruzione. E quasi che i prossimi ciocciobelli del potere non abbiano detto chiaramente che, loro, la Riforma non la abrogheranno

 

Ma molti docenti oggi indifferenti si dovranno svegliare di qui a poco, perché, di qui a poco, molti di loro perderanno la cattedra.

 

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