Pubblico impiego, doppia partita.

da ItaliaOggi del 16/11/2005

 

Si gioca tra il primo e il secondo piano del ministero dell'economia la partita sui contratti del pubblico impiego. Al primo piano, nella sede che fu di Quintino Sella e che oggi è di Giulio Tremonti, sono fermi i pareri, pur positivi, che consentirebbero al consiglio dei ministri di approvare definitivamente le intese 2004/05 entro quest'anno. Al secondo, occupato dal ragioniere generale dello stato, Mario Canzio, si elaborano studi preoccupanti su quanto costerebbe in termini di appesantimento del deficit uno slittamento al 2006 di quegli stessi contratti. Nel frattempo, i sindacati vanno dritti per la loro strada e confermano lo sciopero generale del 25 novembre prossimo, mentre, l'Aran, l'agenzia governativa che tratta con le sigle sindacali per i contratti, si tira fuori dall'agone e chiarisce: ´Se gli aumenti non arrivano in tasca ai lavoratori, non è colpa nostra'.
A sollecitare ieri lo sblocco delle intese è intervenuto direttamente il ragioniere generale dello stato, ascoltato in commissione bilancio alla camera. Un capitolo, quello dedicato nella relazione ai contratti del pubblico impiego, che pare destinato non solo e non tanto ai deputati di Montecitorio, ma allo stesso ministro dell'economia.

´Nel documento programmatico è stato scontato che tutti i contratti del pubblico impiego fossero sottoscritti nel 2005 per giungere al rapporto deficit/pil al 4,3%' ha detto Canzio, quasi a rassicurare che i soldi per pagare gli aumenti erano già stati messi nel conto. ´Finora ci sono pervenute intese per quattro contratti per circa 1,5 miliardi di euro. Riteniamo che questi possano essere sottoscritti entro l'anno. Per gli altri', ha detto Canzio, ´non so dire che cosa succederà'. Ma è chiaro quale sarà il risultato in termini di conti generali, se le intese resteranno bloccate: ´Se entro il 31 dicembre prossimo non ci saranno tutte le firme ci sarà uno spostamento di oneri dal 2005 al 2006, con un peggioramento dei saldi, speriamo che questo non avvenga', ha chiarito Canzio.

I contratti già rinnovati da Aran e sindacati sono quelli di scuola, Afam (istituti di alta formazione artistica e musicale), ministeri e aziende autonome, rappresentativi di quasi 1,4 milioni di lavoratori. Le intese sono ferme al ministero della funzione pubblica, in attesa che arrivi il via libera del dicastero di via XX Settembre. Solo con il relativo parere tecnico dell'economia, infatti, gli articolati potranno essere inviati al consiglio dei ministri.

Restano invece ancora al palo gli altri comparti (1,5 mln di lavoratori), per i quali o le trattative sono ancora in corso, oppure le direttive del governo non sono arrivate. ´Nessun ritardo nella chiusura delle intese del pubblico impiego può essere addebitato all'Aran', puntualizza il presidente dell'agenzia, Guido Fantoni. Che ricorda come, ´a fronte a mandati chiari e indicazioni coerenti, l'agenzia ha impiegato pochi giorni per aprire e chiudere le trattative'. Dal punto di vista tecnico, chiarisce Fantoni, ´si potrebbe arrivare entro la fine dell'anno alla conclusione dell'intera tornata contrattuale'. Piuttosto, dice il numero uno dell'Aran, andrebbe ripensato, ´in tempo di devolution e in vista del nuovo quadriennio, il modello contrattuale'.