Un po’ di chiarezza sulla abrogazione! Maurizio Tiriticco, da ScuolaOggi del 9/11/2005
Sono molto preoccupato della piega che sta prendendo questa telenovela di una vera o presunta contesa tra abrogazionisti e non abrogazionisti! Che ne facciamo della riforma Moratti? Buttiamo a mare tutto o ci teniamo qualcosa, perché, dopo tutto, insomma… qualcosina forse va? E poi ci sono le scuole! Reggeranno? Non reggeranno? Insomma, mi sembrano discorsi assai poco fondati! Nel senso che si tratta di posizioni che non entrano nel merito di una corretta linea che occorre adottare a fronte di un provvedimento – o di una serie di provvedimenti – che non risponde alle reali necessità che una determinata situazione richiede… e ciò anche a prescindere dalla scuola e dalla Moratti! Anche perché non è affatto la prima volta che una maggioranza si trova di fronte a un problema che occorre comunque affrontare e risolvere! Ora, che questa nuova auspicabile maggioranza si spacchi ancor prima di diventare tale e su questioni di lana caprina, è assolutamente incomprensibile e deleterio! Forse tutto nasce dal fatto che non vi è piena consapevolezza che oggi viviamo ed operiamo tutti in uno scenario costituzionale ed istituzionale del tutto nuovo. Una volta il “gioco” politico era relativamente più semplice, quando una maggioranza in Parlamento faceva una legge e il Governo la eseguiva; l’opposizione faceva la sua parte e, quando diventava maggioranza, modificava, cambiava, abrogava, innovava, e via dicendo. Ovviamente certe battaglie erano anche durissime, ma il gioco era relativamente più lineare! Oggi non è più così! L’ampliamento della democrazia e delle competenze decisionali dal centro alla periferia – fenomeno assolutamente nuovo per la nostra Repubblica, e che ancora non so quanto sia stato del tutto recepito per le implicazioni che sta producendo – non è affatto una cosa da poco e chiama in causa responsabilità nuove e, soprattutto competenze progettuali e organizzative – oltre a quelle giuridico-amministrative – assolutamente non indifferenti. Competenze che sono, o dovrebbero essere, largamente diffuse sul territorio nel quale Regioni ed Enti Locali hanno ambiti decisionali di grande rilievo. E’ in tale complessità che si è riformata la Costituzione in senso federale, ed in tale complessità non c’è legge oggi – la 53 ne è solo un esempio – che non richieda passaggi molteplici a più livelli decisionali. Si vengono così a creare a volte intricate matasse di norme che non è facile affrontare e cancellare in un sol colpo, in quanto diventa estremamente difficile prevedere quali effetti si possono produrre. La questione non è tanto quella di cancellare, tutto e subito, ma quella di riprogettare, ed in una continuità che il “punto a capo” morattiano ha violentemente interrotta! E veniamo al dunque! Il verbo abrogare nel linguaggio comune comporta molti significati, ma nel linguaggio giuridico formale ha un significato preciso. Allora, se diciamo che vogliamo abrogare la legge Moratti secondo il senso comune del linguaggio, siamo tutti d’accordo! Chi di noi non vuole gettare a mare questa ipotesi di scuola e la realtà che ne deriva! Quello che mi spaventa è l’uso giuridico-formale che una nuova maggioranza velleitaria e poco avveduta potrebbe fare di questa abrogazione una volta giunta in Parlamento! Me lo immagino: disegno di legge n. x:, articolo 1, la legge 53/03 è abrogata! E qui mi fermo! Lascio al lettore di riflettere su tutte le conseguenze nefaste che un simile provvedimento potrebbe produrre. Io sono un convinto abrogazionista… del senso comune, ma… so anche che la fretta spesso coincide con l’avventatezza. La vera abrogazione della legge Moratti, in una situazione costituzionale e normativa così complessa – ribadisco – che noi stessi abbiamo voluta e dalla quale non dobbiamo assolutamente tornare indietro, perché nessuno vuole più lo Stato “padrone”, si effettua con una serie di provvedimenti, forse anche amministrativi, o di “non provvedimenti” – ma la cosa va studiata con avvedutezza – che giorno dopo giorno rimettono ordine nel sistema educativo del nostro Paese. E a questa strategia molti di noi stanno lavorando! Ciò non significa affatto fare sconti alla Moratti! Al contrario, significa sbarazzarsi delle tonnellate dei suoi provvedimenti con la piena sicurezza di ridare ordine alla scuola in una prospettiva di reale cambiamento. La parola d’ordine dovrà essere senza fretta, ma senza tregua! Ma soprattutto dovremo darci due precisi vincoli, che sono anche le necessarie opportunità: la piena consapevolezza dei fini, sostenuta da una rigorosa competenza progettuale da parte del decisore politico, perché i tempi cambiati la esigono; e, soprattutto, la restituzione alle istituzioni scolastiche – e formative – di quel protagonismo che è stato loro riconosciuto con l’autonomia (che da un semplice dpr ha assunto un rango costituzionale!) e che la sciagurata vicenda morattiana ha loro violentemente sottratto! Restituire la parola alle scuole significa progettare con loro, per loro, soprattutto per i nostri giovani che esprimono bisogni ed attese sempre più complessi a cui occorre dare risposte, subito per un domani più certo. |