Lingue straniere e boomerang .

Alessandro Giorni, CIP del 18/11/2005

 

Le voci sulla questione sollevata dall'art. 25 sono molteplici e rilevano situazioni che rispecchiamo condizioni diversissime.
Perchè non cerchiamo di ristabilire alcuni punti fermi per capire perchè l'art. 25 è sbagliato? Non pretendo di poter riassumere qui tutto, il contributo dei colleghi è fondamentale per completare il lavoro e agire in modo coeso e coordinato.


Lingua straniera e lingue straniere: è un dato di fatto che l'Europa, come ricordato in alcuni messaggi riportati qui, ci chiede di insegnare ai nostri ragazzi almeno due lingue europee oltre all'italiano. La riforma della legge 53, con tutte le sue storture di cui sappiamo, almeno questo lo fa: dalla scuola media inserisce una seconda lingua comunitaria in modo generalizzato. C'erano le sperimentazioni, moltissime funzionavano bene e le lingue avevano comunque più ore (compreso l'inglese), ma il principio che due lingue comunitarie sono utili (per l'educazione alla convivenza civile, per l'apertura culturale, per le effettive prospettive professionali in diversi casi) è fondamentale.
Fosse solo per questo, va difeso.

Lingua inglese e qualità dell'apprendimento:
La motivazione addotta dal legislatore delegato, cioè che con più ore di lezione l'inglese possa arrivare ai livelli della lingua madre, è insensata posta nei termini di scelta fra + inglese = - di altre materie. Ci sono scuole dove i colleghi di inglese costituiscono lobby e tolgono ore perfino ad educazione tecnologica, costringendo docenti di altre discipline a forzose e inutili compresenze, pur di mantenere il proprio esclusivo orticello. Non sto dicendo che è così ovunque, ma propongo una alternativa: si vuole potenziare l'inglese? Lo so potenzi nelle ore opzionali, come già avviene per altre materie, ad esempio le lettere stesse in alcune scuole medie, le lingue straniere, la tecnologia.

Lingue straniere e monte ore
Ciò detto, l'inglese con l'art. 25 ritorna ad avere comunque 3 ore di lezione: è chiaro che la scelta di promuovere un monte ore di inglese maggiore presso le famiglie è una scelta di istituto - la seconda lingua non è opzionale, come ho sentito erroneamente dire da alcuni colleghi, con l'introduzione del principio dell'art. 25: opzionale è per le famiglie scegliere di utilizzare le ore di seconda lingua per l'inglese, ma la seconda lingua rimane nell'ordinamento di base della scuola media. Decidere di far scegliere alle famiglie 4 o 5 ore di inglese sin dalla prima media è una scelta, a mio avviso molto grave, dei singoli istituti che volessero attuarla.

Effetto boomerang
L'effetto di una scelta come descritta sopra, sarebbe apparentemente un miglioramento dell'apprendimento dell'inglese (ma, potrei obiettare come ogni docente di esperienza, un alunno che apprende bene apprende anche in due ore, mentre uno che apprende poco e deve essere sostenuto ha bisogno molto di più di cinque ore.... ovvio che lo dico a mo' di provocazione). Tuttavia, a fronte di un apparente ed immediato beneficio, le famiglie perderebbero per sempre fino alla quinta superiore la possibilità di scegliere una seconda lingua come insegnamento obbligatorio ed organico. Si sta spiegando questo alle famiglie? Il legislatore si è reso conto di cià che ha fatto?

Offerta formativa, multiculturalità, scelte
Ogni istituto, si sa, deve elaborare il POF, piano dell'offerta formativa.
L'offerta formativa è, mi si conceda il paragone un po' materiale, il grande buffet da cui le famiglie scelgono cosa apprenderanno i propri figli. Un buffet più ricco dovrebbe attrarre più famiglie, che poi faranno le proprie scelte. Un buffet più povero attrae, credo di non poter essere smentito, meno famiglie.
Una scuola che inserisca nel POF molte ore di una sola lingua (inglese) a scapito di altre materie (tedesco, francese, spagnolo, ma anche tecnologia, e poi chissà cos'altro) diventa una scuola che attrae meno studenti.
Meno studenti, meno classi.
Meno classi, meno posti di lavoro. Anche per chi, per ordinamento o per scelta, di ore di lavoro ne avrebbe molte.
Mi spiego?

Credo che, nei singoli istituti, ma anche a livello sindacale, e oltre, queste linee guida, opportunamente integrate, dovrebbero servire a difendere le lingue straniere diverse dall'inglese, e altre discipline che, altrimenti, rischiano di essere messe al palo.


Nota: © Alessandro Giorni