Le argomentazioni del Comunicato stampa del MIUR del 3 novembre. Vittorio Delmoro, da Fuoriregistro del 9/11/2005
Occorre tornare su quello che ho definito un autogol del MIUR per approfondire le numerose questioni di merito che il documento afferma di confutare per smentire le bugie di provenienza sindacale. Riprendiamo dunque dal portfolio. A differenza di altri punti nei quali gli argomenti erroneamente sostenuti dal movimento di opposizione alla riforma sono puntualmente elencati, sul portfolio l'erroneità sarebbe contenuta in un solo codicillo: che circolare e documenti confonderebbero gli strumenti di valutazione e di orientamento con la documentazione dei processi formativi. Sarà stato pure formulato questo argomento, nel mare di critiche che ha sommerso l'istituzione del portfolio, ma non si tratta certo del più importante (almeno nella forma citata dal MIUR) e neppure del più spinoso. Riducendo tutte le critiche al portfolio a questo solo elemento, cui il MIUR decide di rispondere, si dichiara di non avere risposte a tutto il resto e ciò è dimostrato anche dal tono della risposta: la materia viene definita delicata (non si aveva avuto fin qui la sensazione che il MIUR ne fosse cosciente, fino a che non è intervenuto il Garante della privacy), tanto che si fa piazza pulita di tutti i portfolii che le scuole più ligie ai diktat ministeriali avevano provveduto ad elaborare, per produrre un porfolio-tipo che il MIUR invierà quanto prima alle scuole. Cos'è questa, se non una dichiarazione di incapacità gestionale e più ancora di inapplicabilità della legge? Come erano andate infatti le cose finora? Dietro la pretesa legittimità delle Indicazioni Nazionali, secondo il MIUR le scuole avrebbero dovuto fin da subito (aprile 2004) approntare un loro modello di portfolio, la cui forma era prerogativa dell'Autonomia scolastica; portfolio che a tutti gli effetti è stato costruito, redatto, consegnato ai genitori al termine dello scorso anno scolastico da quelle scuole i cui dirigenti e docenti sono stati tratti in inganno dal MIUR. Ora lo stesso MIUR, colto in fallo da un'agenzia direi costituzionale, è costretto a correre ai ripari e trasformando la dovuta censura in elogio per le scuole che hanno realizzato le esperienze più significative di portfolio, ammettere che il documento deve essere costruito secondo linee guida uguali per tutte le scuole italiane. Ma facendo questo contraddice le Indicazioni Nazionali stesse, volute sotto tale forma dal Bertagna e non sotto forma di legge, in quanto la valutazione e la sua forma rientrano a pieno titolo nella competenza dell'Autonomia delle scuole. Ben diversa è invece la questione della certificazione, questa sì con valenza nazionale! Si può dire che la toppa è peggiore del buco?
L'anticipo nella scuola dell'Infanzia Alle contestazioni correttamente enunciate nel documento (modello culturalmente sbagliato, mancato rispetto dei ritmi di sviluppo, difficoltà di funzionamento in assenza di risorse e strutture, mancata definizione della contrattazione, ...), il MIUR risponde sostanzialmente... che è tutto vero! Parla infatti di iniziali difficoltà , di contrattazione non ancora conclusa , di intento di generalizzare il servizio , visto che le risorse approntate non sono ancora sufficienti. Si arrampica un po' sugli specchi quando sostiene che già prima della riforma potevano iscriversi i bambini che compivano gli anni a gennaio e che dunque la differenza introdotta dalla riforma è minima (pochi mesi). Dichiara una cosa che fa rizzare i capelli e che dimostra la superficialità degli intenti riformatori: L'anticipo, d'altra parte, risponde ad avvertite e pressanti esigenze e sollecitazioni delle famiglie, che è come dire l'abbiamo introdotto per rispondere a una richiesta sociale, ad una cronica mancanza di servizi per l'età precoce. E' dunque questa la risposta al modello culturalmente sbagliato, al mancato rispetto dei ritmi di crescita? Il MIUR ci vuol forse dire che se anche fosse, bisognava rispondere ad un'esigenza sociale? Ma se poi la soluzione si limita a qualche mese!
L'anticipo nella scuola primaria Lo schema da autogolcontinua : anche qui vengono puntualmente elencate le critiche (problemi di carattere organizzativo didattico-pedagogico e relazionale, ingerenza famigliare con logiche differenti da quelle educative, presenza di sempre più immigrati, svantaggiati e disabili); alle quali il MIUR risponde: primo, che gli anticipatari sono già tanti e cresceranno (aumentando dunque i problemi denunciati); secondo, che però i problemi denunciati non esistono (chissà da cosa trae la convinzione); terzo, che negli altri paesi l'anticipo esiste da tempo e non crea problemi (buon modo di analizzare l'organizzazione scolastica degli altri paesi!); quarto, che l'anticipo faceva già parte dei disegni di riforma precedenti ed era addirittura di un anno (ma quando mai! Al MIUR nessuno ha letto la legge 30!); ultimo (ciliegina sulla torta), che ci penserà la personalizzazione a superare eventuali ostacoli (che dunque vengono alfine ammessi!).
Personalizzazione dei piani di studio Questa sarebbe tutta da ridere (o da piangere), se dovessimo giudicare da qui il grado di professionalità dei dirigenti del MIUR. Voglio riportare integralmente il punto: E' stato erroneamente sostenuto:
- La personalizzazione, lungi
dal caratterizzare una scuola attenta alle differenze individuali, è
espressione di una scuola liberista, che accentua le disuguaglianze
socio-culturali. Il Miur risponde : - La personalizzazione, attraverso percorsi costruiti tenendo conto delle potenzialità e delle attitudini di ogni studente, intende valorizzarle da una parte sostenendo ed aiutando i meno dotati e, dall'altra, promuovendo le eccellenze con modalità differenziate in base ai bisogni di ciascuno. A chi contesta la sostanza della personalizzazione, i rischi concreti che contiene, il MIUR risponde... be' non è così noi la intendiamo in un altro modo. Che dire? Se a chi ti contesta una cosa tu rispondi semplicemente che non è vera, non è che si faccia tanta strada avanti, e se fra i due contendenti uno ha più esperienza dell'altro perché sta sul campo quotidianamente, non è difficile capire chi tra i due abbia ragione. Se invece si trattasse semplicemente (come io credo) di ideologia, allora ciascuna ha pieno diritto di esistere e ciascuna può avere la meglio sull'altra a seconda del consenso che ottiene; vedremo dunque alle prossime elezioni.
Tempo pieno e tempo prolungato Qui il MIUR cambia temporaneamente tattica, rendendosi probabilmente conto di non sapere che altro rispondere altrimenti. A chi contesta che la legge ha abolito il tempo pieno il MIUR risponde che Il tempo pieno e il tempo prolungato sono stati assicurati a tutte le scuole del primo ciclo che lo avevano adottato. E' vero, in parte; ma che tipo di tempo pieno? Il MIUR dichiara che i genitori che l'avevano chiesto hanno potuto mandare a scuola i propri figli per le 30, 33, 36, 40 ore previste. Non solo, ma hanno contestualmente potuto usufruire delle maggiori opportunità fornite dalle attività opzionali facoltative (su cui, stranamente, il MIUR non fornisce alcuna risposta, avendo eliminato il punto dal documento). Tutto questo però è successo negli ultimi due anni di provvisorietà, mentre la riforma ha abrogato proprio il tempo pieno; che succederà dunque nei prossimi anni? A questa critica, pur elencata in premessa, il MIUR si sottrae (chissà perché) e affronta d'un colpo solo la questione degli Organici. Per noi oppositori infatti la critica al tempo pieno garantita dal ministro ai genitori non si risolve nelle 40 ore, ma attiene alle compresenze e dunque all'organico. In buona sostanza anche in questi due anni in cui il tempo pieno è stato dalla legge garantito, il MIUR ha operato tagli di organico, così da far funzionare una scuola per le 40 ore chieste dai genitori, ma non con i due insegnati a 22 ore ciascuno per ciascuna classe, intaccando così l'essenza del tempo pieno e la sua qualità. Come risponde invece il MIUR? Con una frase che è tutta un programma: In sede di elaborazione degli organici l'Amministrazione ha profuso sempre il massimo impegno nel garantire le risorse necessarie per una offerta formativa valida sia sul piano qualitativo che quantitativo. Vi pare serio? Vi pare la risposta che una struttura dello stato possa dare a chi rivendica il peggioramento delle condizioni di lavoro e l'abbassamento della qualità del servizio offerto? O si tratta piuttosto della demagogia e delle dichiarazioni propagandistiche e dunque per loro natura indimostrabili, in cui il potere si rifugia ogni qualvolta gli viene chiesto di rendere conto?
Scheda di valutazione Come sapete, lo scorso dicembre il MIUR, accortosi probabilmente fuori tempo massimo di non essere più in grado di stampare e inviare alle scuole, in vista delle valutazioni quadrimestrali, la solita scheda nazionale, emise una circolare con la quale rendeva autonoma tale scheda : ciascuna scuola poteva sfornarsi la propria scheda, E molte scuole furono costrette ad adattarsi, pagandosene dunque anche i costi. Ne nacque una proliferazione di forme, poi denunciata, e anche la resistenza di chi fotocopiò la vecchia scheda ministeriale. Ora il MIUR torna sull'argomento contestando a chi denuncia la confusione che la confusione va intesa invece come valorizzazione; che la proliferazione dei modelli non inficia assolutamente il valore legale del titolo di studio (in base a cosa? Non si sa : la solita affermazione tautologica); ma che (udite, udite) il MIUR ha chiarito più volte che il modello unico di scheda conservava in pieno la sua validità. Dunque, in sostanza, se le scuole nella loro autonomia vogliono modificare la scheda nazionale di valutazione dell'alunno, questo va considerato una ricchezza, un'opportunità in più. E' una risposta? Stiamo giocando al gioco dei bussolotti? Si tratta di una disputa da bar? O siamo in presenza di un problema di prospettiva europea, per non dire mondiale? Che valore avrà il documento che ufficialmente certifica il raggiungimento di competenze previste da un programma di Istruzione nazionale sul mercato di lavoro, se ciascuna scuola si farà il suo?
Valutazione INVALSI Lo schema si ripete : noi critici diciamo che l'impianto culturale non è credibile e che quello scientifico appare confuso? In altre parole, che i dirigenti INVALSI hanno dimostrato di non essere all'altezza della situazione? Ebbene il MIUR risponde che non è così e che l'INVALSI è pienamente coerente con la legge di riforma e con i compiti assegnatigli. Non ne dubitavamo! Il problema è un altro : la scientificità del lavoro, intanto : il MIUR non risponde. Si produce invece in una lunga giustificazione dell'esistenza stessa dell'Istituto (esistenza che i critici non hanno mai messo in discussione). Il tema del contendere è infatti non se l'INVALSI debba assolvere ai compiti di valutazione del sistema, ma come li sta assolvendo. Su questo il MIUR non fa che elencare le cose che già si sanno : lo scorso anno i test alle classi seconda e quarta elementare, prima media, prima e terza superiore; quest'anno lo stesso. E' una risposta? Il movimento ha più volte palesato rischi classificatori e sanzionatori a carico delle scuole, il MIUR risponde semplicemente che non è vero. Per ultimo, alle critiche di eccessiva spesa, il MIUR risponde che i costi risultano contenuti, anche in riferimento alle medie europee. Questa è proprio bella e, in chiusura, merita di essere enfatizzata. Se infatti si paragona una spesa italiana con una corrispondente spesa europea, si dà per scontato che i sistemi a confronto siano equivalenti, almeno sotto l'aspetto finanziario. E' quello che succede tra la scuola italiana e la media delle scuole europee? Oramai anche i sassi sanno che non è vero, che la nostra spesa scolastica è molto inferiore a quella di altri paesi europei e pure alla media degli stessi (è fra le ultime, in effetti). Pertanto il MIUR ci dice che per l'INVALSI spende in media quanto il resto d'Europa, che però spende molto di più nella scuola. Dunque ci permettiamo un servizio dai costi europei per un sistema d'istruzione dai costi nazionali (decisamente inferiori). Una bella dichiarazione di spreco! Vorrei a conclusione, e lasciando ad altri l'analisi del resto del documento, che si occupa del secondo ciclo, ringraziare ancora il MIUR per quest'opera di verità : dal comunicato del 3 novembre traspare con evidenza non solo la pochezza dei funzionari (quello magari già si sapeva), quanto la povertà culturale e ideale di chi ha proposto, scritto, votato questa riforma foriera di guai per tutta la scuola pubblica italiana.
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