Insegnanti: meglio «inquieti»

che solo impiegati del sapere.

di Giuseppe Tesorio, da Il Corriere della Sera del 14/3/2005

 

La qualità della scuola la fanno gli insegnanti. Sono loro la scuola, nel bene e nel male. Vivono in uno stato di malessere cronico, va bene, che è forse endemico, di sicuro atavico.

L’insegnante è (deve essere) «inquieto», se è un impiegato del sapere è il declino. La qualità della scuola la fanno gli insegnanti, dicevamo. I medici, nella cura della persona (che è poi quello che fanno anche gli insegnanti prendendosi «cura» dei loro allievi), devono agire secondo «scienza e coscienza». Devono cioè conoscere la «scienza» (avere le competenze) e seguire la coscienza (avere onestà morale).

Gli insegnanti non fanno questo giuramento. Loro, maestri e professori, hanno la «libertà di insegnamento». La libertà di insegnamento è un valore immenso, un irrinunciabile passaggio della nostra Costituzione. È la storia e il futuro a ben pensarci.

Nel corso degli anni, qualcuno ha equivocato, reclamando la «libertà di insegnare ciò che si vuole». E, soprattutto, come si vuole. Non è così, ovviamente. La qualità della scuola la fanno proprio gli insegnanti: quando vedono la «cura» giusta per ogni studente, quando avvertono disagi e malinconie, quando annusano il sapore di un talento. Quando rallentano davanti a una fragilità, quando sorridono, quando ascoltano, quando studiano.

Anche il prof, beninteso, ha una «deontologia professionale», come tutte le professioni. Ma sono più belle quelle due parole, lavorare con «scienza e coscienza».