La Moratti promette:

dal 2006 saranno assunti a tempo indeterminato 200 mila dipendenti.

L'operazione precari costa 3 mld.

Fuori copertura per i primi 5 anni la ricostruzione di carriera

da ItaliaOggi del 3/3/2005

 

Dentro tutti con 3 miliardi di euro. Quasi un quarto di punto di pil, ovvero il 10% della Finanziaria 2005, ma anche il 75% di quanto sarà stanziato nei prossimi quattro anni per il piano di rilancio della competitività del paese, in discussione con le parti sociali in queste ore. A tanto ammonterebbe, euro più euro meno, la copertura finanziaria per l'immissione in ruolo di circa 200 mila precari della scuola. L'annuncio di un piano pluriennale di assunzioni, come anticipato da ItaliaOggi martedì scorso, è stato dato dal ministro dell'istruzione, Letizia Moratti, venerdì scorso al consiglio dei ministri, contestualmente all'approvazione del decreto sulla formazione il reclutamento degli insegnanti.

Il ministro ha precisato che le modalità dell'operazione sono ancora da chiarire, previa intesa con i ministeri dell'economia e quello della funzione pubblica. Chiari invece i tempi: le assunzioni dovrebbero partire dal 1° settembre del 2006, quando le urne avranno decretato lo schieramento politico che governerà il paese. Ma gli impegni finanziari dovrebbero trovare una prima, parziale copertura nella prossima legge finanziaria.

La stima di una spesa complessiva di 3 miliardi di euro è prudenziale e tiene conto di uno stipendio medio di un insegnante appena assunto è di 1.400 euro lordi al mese, meno per un dipendente Ata (ausiliari, tecnici amministrativi). Non tiene conto invece della ricostruzione di carriera, nell'ipotesi in cui la Moratti dovesse procedere secondo la proposta fatta dal senatore di An, Giuseppe Valditara. Il progetto Valditara (si veda ItaliaOggi del 15 febbraio scorso) prevede il congelamento per cinque anni del pagamento degli scatti di anzianità cui hanno diritto i precari per gli anni di servizio prestati prima dell'assunzione a tempo indeterminato. In sostanza, gli insegnanti resterebbero per cinque anni allo stipendio base prima di vedersi riconoscere il pregresso e dunque poter salire alle fasce reddituali successive. "Non si tratta di negoziare sui diritti, ma solo di procrastinarle l'esercizio, a fronte però della certezza del posto di lavoro", spiega Valditara. E Gino Galati, responsabile Snals, aggiunge come l'operazione in fondo non comporti oneri aggiuntivi per lo stato, perché quei 200 mila lavoratori sono già pagati mese per mese, a eccezione della pausa estiva, rispondendo a un fabbisogno reale delle scuole. Argomentazione che è sostenuto anche dalla Gilda di Alessandro Ameli. Per rendere fattibile l'operazione, il nodo risorse non è però l'unico. La Moratti dovrà fare i conti anche con un'inevitabile retromarcia rispetto al contenimento del personale deciso con le ultime finanziarie e con i tagli agli organici che derivano dalla stessa riforma della scuola. La sforbiciata del 10% dell'orario delle superiori, per esempio (diretta conseguenza della legge n. 53/2003) equivale a un taglio complessivo di circa 100 mila cattedre. A queste si aggiungono i 7 mila posti eliminati dagli organici delle elementari per l'insegnamento dell'inglese da parte di docenti specializzati, e il contenimento progressivo degli Ata. È proprio di questi giorni inoltre la notizia, data da Paolo Santulli (Forza Italia) in commissione cultura alla camera che l'obiettivo di tagliare 12 mila cattedre, fissato dalla manovra del 2002, è stato centrato. E c'è stato chi, come Confindustria a inizi del 2005, ha auspicato, complici i pensionamenti, un taglio complessivo di ben 300 mila cattedre entro dieci anni. Obiettivo: riallinearsi alle medie europee.

"Se il governo ha intenzione di far fronte al problema del precariato siamo pronti al confronto, ma non tollereremo uscite demagogiche", dice Massimo Di Menna, segretario Uil scuola. "Se l'intenzione è quella di assumere 200 mila precari, che si dispongano le immissioni in ruolo sui posti disponibili dal prossimo settembre e non dal 2006', commenta il leader della Cisl scuola, Francesco Scrima, "non si può giocare con la vita dei lavoratori precari". Perplessità sulla reale portata stabilizzatrice dei precari storici della scuola è nutrita da Enrico Panini, segretario Cgil scuola e università: "Il nuovo meccanismo di reclutamento prevede che il 50% dei nuovi assunti provenga dal canale universitario e sta per partire. E i vecchi precari?", si chiede Panini.

Il decreto sulla formazione, attuativo dell'art. 5 della legge n. 53, prevede insegnanti abilitati attraverso corsi universitari e non più attraverso concorso. La formazione sarà di pari dignità per i docenti di tutti gli ordini e gradi di scuola e sarà a numero chiuso, in base alla programmazione del fabbisogno. I percorsi di formazione iniziale dei docenti della scuola dell'infanzia, del primo ciclo e del secondo ciclo, si svolgeranno presso le università e le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, rispettivamente nei corsi di laurea magistrale, per l'insegnamento nella scuola primaria, e nei corsi accademici di secondo livello, per la secondaria.

I nuovi docenti debutteranno nelle scuole a partire dell'anno scolastico 2008/09 e copriranno il 50% delle cattedre scoperte. La restante metà sarà assegnata ai prof inseriti nel canale delle graduatorie permanenti. Gli insegnanti del futuro saranno inseriti in una graduatoria regionale, in base al voto conseguito all'università, e poi assegnati alle scuole. Il primo anno di insegnamento, con contratto di formazione, saranno seguiti da un tutor. Se l'esito del periodo di prova sarà positivo, saranno assunti dal dirigente scolastico con contratto a tempo indeterminato