Condannati a 12 anni di studi.

Il decreto legislativo, approvato in via definitiva, disciplina il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione della persona dal primo anno della scuola primaria
per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica
entro il 18mo anno di età. L’innalzamento dell’obbligo sarà graduale.

da La Gazzetta del Mezzogiorno del 26/3/2005

 

ROMA - L’obbligo scolastico diventa diritto-dovere all’istruzione e alla formazione. A sancire questo passaggio - contestatissimo dall’opposizione e dai sindacati - è un decreto legislativo varato oggi dal consiglio dei ministri assieme a un altro provvedimento che introduce la possibilità di alternare alle lezioni in classe tirocini in azienda. Entrambi attuano la riforma della scuola targata Moratti.

Il decreto sul diritto-dovere assicura a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno 12 anni e, comunque, sino al conseguimento del 18/o anno di età. Questo percorso comprende il primo ciclo di istruzione (scuola primaria e scuola secondaria di primo grado) e il secondo ciclo che include licei, sistema dell’istruzione e formazione professionale e apprendistato. Dunque, scuola, formazione e apprendistato vengono considerati allo stesso livello.

«L’innalzamento del livello di scolarità avrà effetti positivi - ha garantito il ministro Moratti presentando il suo provvedimento - sui singoli studenti e più in generale sul sistema Paese. Tutte le statistiche, infatti, concordano sul fatto che a livelli di istruzione e formazione più elevati corrispondono posti di lavoro più qualificati e più remunerati: secondo l’Ocse a ogni anno di istruzione e formazione in più corrisponde un punto in più del Pil».

Rassicurazioni che non convincono affatto le forze dell’opposizione secondo le quali assolvere all’obbligo scolastico andando a scuola non è esattamente uguale ad assolverlo frequentando, ad esempio, un corso per apprendisti parrucchieri. Il decreto prevede comunque l’istituzione di un’Anagrafe nazionale degli studenti, che, vigilando sugli eventuali abbandoni, consentirà di contrastare la dispersione scolastica. «Dal prossimo anno scolastico - ha informato il ministro - il sistema scolastico e formativo accoglierà 30.000 ragazzi in più che si aggiungono ai 90.000 già reinseriti grazie alle sperimentazioni già avviate».

Quanto all’altro provvedimento, consente ai ragazzi che abbiano compiuto i 15 anni di alternare alle lezioni in classe esperienze professionali. Potranno beneficiare di questa possibilità non solo gli studenti degli istituti tecnici e professionali ma anche quelli dei licei (in due anni di sperimentazione tuttavia su 418 scuole secondarie superiori coinvolte, soltanto 53 sono licei) grazie a convenzioni tra le scuole e camere di commercio, enti pubblici e privati (compresi quelli di ricerca), imprese e mondo del volontariato. Le ore trascorse in azienda (anche in periodi diversi da quelli fissati dal calendario delle lezioni) faranno parte integrante del tempo scuola e serviranno ad acquisire crediti formativi. Un decreto, questo sull’alternanza scuola-lavoro, che è stato accolto con favore senz’altro dalla Confindustria secondo la quale «si tratta di un passo importante per avvicinare i giovani all’impresa e accrescere la competitività del nostro Paese».