«Classi separate per aiutare gli allievi neri».

di Paola De Carolis, da Il Corriere della Sera dell'8/3/2005

 

LONDRA - Mettere ragazzi di colore in classi prive di coetanei bianchi può essere un’idea, se consente loro di imparare di più. Lo ha sostenuto Trevor Phillips, presidente della Commissione britannica per l’uguaglianza razziale, davanti ai microfoni della Bbc . E le sue frasi hanno scatenato una polemica. «Se istruirli separatamente è un modo di rompere il muro di resistenza che circonda i giovani neri - ha detto Phillips - dobbiamo provare», ricordando che solo il 27% dei ragazzi di origini caraibiche ha voti «buoni» in cinque o più materie negli esami che si sostengono a 16 anni, contro una media nazionale del 46.8%.

Il fenomeno non tocca le ragazze nere, soltanto di poco dietro il livello del Paese (44% contro 57%), che come gruppo hanno risultati migliori dei maschi bianchi. «Vari fattori bloccano il rendimento scolastico dei giovani neri - ha detto Phillips, nero lui stesso -. Non hanno grande autostima, non hanno modelli positivi cui ispirarsi, e non considerano lo studio un’attività da duri».

Phillips ha proposto alcune soluzioni: vuole più insegnanti di colore nelle scuole, di entrambi i sessi, e chiede maggiore severità contro padri troppo assenti dalla vita dei figli. La parziale segregazione di ragazzi neri, però, non è piaciuta al Ministero per la scuola, secondo cui tutte le ricerche effettuate sul tema dicono che la divisione «ha effetti negativi» e rischia di «escludere ancora di più». «Dire a un ragazzo - aggiunge l’Associazione dei presidi di liceo - vai nell’aula b perché hai bisogno di una mano è una cosa. Altra è dirgli vai via perché sei nero».