La proposta dei due partiti è di 5 euro superiore a quella formulata da Gianni Letta.

"Prima del voto aumento di 100 euro"

Contratto statali, la mossa di An e Udc.

I sindacati: il governo ci convochi, si può chiudere in poche ore.

La Cisl: si sta modificando la posizione di rigidità iniziale

Più diffidente la Cgil: speriamo non sia un mercimonio elettorale.

di Roberto Petrini da la Repubblica del 28/3/2005

 

ROMA - An e Udc giocano prima delle elezioni la carta del contratto degli statali. Ieri il ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini (Udc) e quello per le Politiche Agricole Gianni Alemanno (An) hanno anticipato la loro «proposta definitiva» ai sindacati per la chiusura del contratto: 100 euro lordi mensili per tredici mensilità. La proposta arriva dopo quella avanzata, il 15 marzo scorso, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che parlava di una media di 95 euro e che corrispondeva ad aumenti del 4,3 per cento per il biennio 2004-2005 in questione e alle risorse stanziate nella Finanziaria 2005. La proposta Baccini-Alemanno si situerebbe più in alto vicina al tetto del 5,1 per cento di cui si è più volte parlato.

L´offerta dei 5 euro in più al mese sarà formalizzata domani pomeriggio in occasione dell´assemblea sul pubblico impiego convocata da An e Udc. «L´aspetto politico è quello prioritario - ha osservato ieri Baccini - Udc e An sono su questa linea come lo è parte di Forza Italia». La proposta Baccini-Alemanno prevederebbe di andare ad una convocazione dei sindacati degli statali subito dopo l´assemblea di domani, con l´obiettivo di stilare un protocollo d´intesa tra le parti e arrivare successivamente alla firma del contratto che potrebbe trovare le risorse aggiuntive necessarie nella Finanziaria 2006 ricorrendo - nell´ipotesi di Alemanno - ad un condono previdenziale.
La mossa Udc-An arriva pochi giorni prima dell´apertura delle urne, segnata nel Lazio dove gli statali sono presenti in gran numero, dal testa a testa tra il governatore uscente Storace e lo sfidante del centrosinistra Marrazzo. Lo stesso Baccini ha mostrato molta cautela: «Mi interessa fare il contratto in tempi brevi. Poi se sarà possibile prima delle elezioni, tanto meglio».

La proposta Udc-An non ha scaldato più di tanto i sindacati. Dopo il vertice lampo del 15 marzo, che non ha fatto altro che segnare la distanza tra le parti, la trattativa si è incagliata, i tavoli tecnici previsti non sono stati convocati, sebbene durante l´ultimo consiglio dei ministri abbia ribadito l´intenzione di convocare le parti.

«Preferisco non commentare», ha detto ieri il leader della Cisl Savino Pezzotta. Mentre il responsabile del pubblico impiego del sindacato, Nino Sorgi, ha giudicato la proposta una «buona base di partenza che modifica la posizione rigida precedente» anche se ha aggiunto che «non basta e che bisogna aggiungere qualcosa». Raccoglie la sfida il segretario della Uil Angeletti: «Si può chiudere in poche ore - ha detto -, ma il governo ci convochi, anche domani».

Scettica sul merito della mossa Udc-An la Cgil: «Questa storia è diventata un mercimonio pre-elettorale», ha dichiarato ieri il responsabile delle funzione pubblica della Cgil, Carlo Podda. «Il governo se la canta e se la suona da solo, mentre rimane introvabile un vero tavolo di trattativa. E´ una discussione tutta interna al governo, che il 15 marzo si era impegnato a convocare il sindacato dopo lo sciopero generale e invece continua nel suo dibattito mediatico».