Il premier: ho sentito parlare di 100 euro, ma sarebbe un cattivo esempio.

Statali, Berlusconi: 95 euro di aumento.

Fini: le risorse per dare di più ci sono.

Maroni: no, non abbiamo soldi in più.

I sindacati attaccano: proposta inaccettabile.

da Il Corriere della Sera del 30/3/2005

 

ROMA - «Ho sentito parlare di una chiusura del contratto del pubblico impiego a 100 euro, ma non credo che ciò sia possibile: il governo intende portare a 95 l'aumento»: lo ha affermato Silvio Berlusconi, ospite di «Radio anch'io» che ha escluso che il governo «abbia la possibilità di reperire ulteriori risorse», in merito al contratto degli statali. «Un aumento di 100 euro - ha aggiunto Berlusconi - che non ritengo possibile, sarebbe come dare un cattivo esempio, dando aumenti superiori al pubblico rispetto al privato». Berlusconi ha spiegato alla radio che «in questo modo si penalizzerebbe il settore privato scatenando un aumento di spesa pubblica». Le dichiarazioni hanno suscitato le immediate reazioni dei sindacati: i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, compatti, hanno dichiarato che «100 euro è la base minima per trattare».

 

Silvio Berusconi con il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno (Ansa)

Le parole di Berlusconi hanno suscitato reazioni assai diverse nelle forze delle maggioranza, segno che le posizioni nella coalizione sono tutt'altro che univoche. Se il ministro dell'Economia e delle Finanze, Domenico Siniscalco ha sostanzialmente confermato le parole di Berlusconi («di 95 euro che sono esattamente quelli stanziati per la Finanziaria 2005»), il vice-premier e ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha sostanzialmente smentito il presidente del Consiglio. Fini si dice convinto che, dopo le relazioni dei ministri Baccini e Siniscalco all'ultimo Consiglio dei ministri, il governo «abbia già deciso» di stanziare nella prossima finanziaria le risorse necessarie ad assicurare agli statali un aumento superiore ai 95 euro e si dice certo che «la dichiarazione di quest'oggi non abbia fatto mutare avviso al presidente del Consiglio». Fini dà ragione a Berlusconi «quando ricorda che le risorse attualmente disponibili per il rinnovo del contratto del Pubblico impiego sono tali da non rendere possibile un aumento medio superiore a 95 euro, giudicato insufficiente dai sindacati». Per Fini «il governo ha il duplice dovere di rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici e di tenere conto della situazione finanziaria dello Stato», ma «dopo l’ultima riunione del Consiglio dei Ministri e le relazioni dei ministri Baccini e Siniscalco, sono convinto che l’Esecutivo abbia già sta stanziato risore aggiuntive per la prossima finanziaria».

Su posizioni distanti da quelle di Fini la Lega Nord. Per un aumento di 95 Euro per gli statali «le risorse ci sono», dice il ministro del Welfare Roberto Maroni. «Ma ogni Euro in più comporterebbe una spesa di 60 milioni, e questi non li abbiamo», aggiunge il Ministro. «Oltretutto un aumento di 100 Euro - ha dichiarato Maroni all'Agi - sarebbe un pessimo segnale per i metalmeccanici che attendono di vedere cosa fa il datore di lavoro-Stato, per decidere cosa fare a loro volta». Maroni si dice «in linea» con la tesi di Berlusconi e precisa che «i soldi sono già stati stanziati nella finanziaria». Attualmente, «non mi sembra che ci siano le condizioni nè generali nè finanziarie per aumentare la spesa pubblica. Sarebbe - ha ribadito - un pessimo segnale anche per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici».

Berlusconi ha anche parlato di altri temi politici, fra cui quello delle riforme: «Nulla di apocalittico nelle riforme approvate dalla maggioranza. Decideranno i cittadini con il referendum», ha detto a una ascoltatrice di «Radio anch'io» preoccupata per il contenuto del ddl che modifica la Costituzione. «Sarebbe certamente auspicabile fare le riforme con un'ampia maggioranza - ha detto il premier - Ma non è colpa nostra se la sinistra, anche in questo caso, ha alzato le barricate e non ha voluto proporre modifiche. Dobbiamo prendere atto di una sinistra di lotta che realizza un'opposizione non aperta al dialogo». D'altra parte, che le riforme possano essere approvate anche con la maggioranza semplice del Parlamento, ha aggiunto Berlusconi, «ce lo ha insegnato la sinistra, che ha approvato una pessima riforma con solo quattro voti di maggioranza». Comunque, «vorrei tranquillizzare la signora - ha osservato il premier - la sinistra ci ha annunciato che si farà un referendum. Avremo molti mesi per chiarire ai cittadini i contenuti del progetto di riforma e i cittadini decideranno. Nulla di apocalittico».