La stella polare di Prodi.

da TuttoscuolaFocus  N. 103/199 del 16 maggio 2005

 

«Serve una riforma che renda la scuola seria, organizzata e  forte,  e che dia un ruolo nuovo agli insegnanti:  una  riforma  giusta  ma  non indolore, perché una riforma che non turba gli equilibri preesistenti non è vera».

Romano Prodi a Bologna, dopo cinque ore di interventi  di  insegnanti, sindacalisti, dirigenti e parlamentari dell'Unione, a conclusione  dei lavori della giornata in Fabbrica  dedicata  alla  scuola,  sintetizza così il futuro impegno per il rilancio dell'istruzione .

Per l'autonomia scolastica da  rilanciare  Prodi  indica  tre  criteri fondamentali: le risorse, un quadro giuridico chiaro  e  qualcuno  che misuri i  risultati,  perché  non  ci  può  essere  autonomia  senza valutazione.

La stella polare del ragionamento sul nuovo sistema  di  istruzione  e formazione per Romano Prodi sono le scuole tecniche, viste come motore dello sviluppo, quindi «da potenziare».

«Quando vedo una riforma che distrugge la scuola tecnica  e  la  butta nel residuo della  scuola  professionale  ci  vedo  il  ripudio  della società   moderna.  Nella  mia  esperienza  di  docente  di  economia industriale ho sempre trovato correlazione  tra  la  presenza  di  una buona scuola tecnica  e  le  condizioni  di  salute  di  quel  tessuto produttivo».

Prodi    ha    ripetuto   un  concetto  già  espresso  nell'incontro sull'università a proposito di formazione  tecnica:  «Se  abbiamo  un numero studenti di comunicazione venti volte superiore agli  ingegneri non andiamo mica da nessuna parte...».

 

 

Prodi e riforma Moratti: cambiamento radicale.

Con o senza abrogazione?

Alle tante richieste di abrogare la riforma Moratti, Prodi risponde sempre in positivo sul da fare: investire cospicue risorse finanziarie (se ne saranno rimaste), dare un ruolo nuovo agli insegnanti, far risalire la scuola nella gerarchia dei valori e rilanciare forte la scuola tecnica.

Ma di abrogare la riforma finora non ha mai parlato esplicitamente, nonostante le tante insistenze, facendo capire che si dovrà voltare decisamente pagina con nuovi progetti per una scuola seria e diversamente organizzata.

Voltare pagina, dunque: un cambiamento che ha comunque qualcosa di nuovo e di originale rispetto alle posizioni delle due riforme generali degli ultimi anni, perché il "professore" precisa che occorre «voltare pagina con l’accordo di tutti».

Sembra di intravedere nelle sue parole la linea bipartisan che in questa stagione riformista è rimasta come voce nel deserto.

Giancarlo Cerini, esponente del Cidi ed esperto di problemi scolastici, chiede di «andare oltre il dilemma sull’abrogazione della riforma Moratti: non basta fare e disfare delle leggi, bisogna stanziare un punto in più di Pil per la scuola, dal 5 al 6%: 3mila miliardi di vecchie lire che potrebbero servire per ricostruire, dal punto di visto edilizio, la dorsale rappresentata dalle 56mila scuole italiane. Serve un piano decennale: una riforma così la vivrebbero tutti, alunni, insegnanti e genitori».