Aumentano gli studenti stranieri

Gli Immigrati e la scuola.

di Ermanno Paccagnini da Il Corriere della Sera del 4/5/2005

 

Mi sbaglierò, ma davvero la scuola sta diventando la cassa di risonanza dei rapidi mutamenti del nostro sistema sociale. Tanto rapidi da non poterli spesso approfondire e risolvere, per passare magari al problema esattamente opposto. Che fine ha fatto ad esempio la soluzione del problema delle classi islamiche o omogeneamente extracomunitarie bocciate in nome dell'integrazione? Ed ecco ora il nuovo problema: il sempre più elevato numero di classi miste di italiani e «nuovi cittadini» (come li chiamano al Professionale Bertarelli: 30% al diurno e 40% al serale), con sempre più alta presenza di questi nel gruppo-classe. Sino al caso estremo del 70% di stranieri della elementare di via Mac Mahon, ove una classe di 19 alunni ha 3 soli italiani. Il che non sarebbe un problema se si stesse sperimentando l'integrazione tra gruppi tra loro stranieri (coi 3 italiani percentualmente a posto nella convivenza con romeni, filippini, peruviani, albanesi ecc.). Solo che si tratta d'una scuola: ossia d'un luogo in cui si devono attuare dei programmi, con conseguenti problemi non d'ordine razziale, ma culturale: di apprendimento. E qui «problemi» sta per «realtà» che chiede d'essere risolta con profitto sia degli alunni di madrelingua italiana, che vivono la situazione d'un programma che procede necessariamente a rilento (ed è difficile dar torto ai genitori che se ne preoccupano); sia dei «nuovi cittadini», alla maggior parte dei quali la scuola si propone con partenza ad handicap rispetto ai compagni di lingua e cultura italiane (parlo in generale, naturalmente, conscio che si dovrebbe distinguere tra «stranieri» di recente immigrazione o di seconda generazione, talvolta possessori della lingua meglio dei coetanei italiani; o che in materie tecnico-scientifiche spesso eccellono). Problemi che sono di vario tipo. Di fondi: per sostenere i cosiddetti Moduli di Accoglienza Temporanea, brevi full immersion di italiano prima dell'inizio delle lezioni; per dotare le scuole di adeguati materiali didattici; per ripristinare i molti posti soppressi dei docenti cosiddetti facilitatori dell'apprendimento linguistico. Di organizzazione: intesa sia come creazione di gruppi-classe all'insegna d'un giusto equilibrio tra integrazione e formazione culturale; sia come ripensamento e traduzione di strutture quali consigli di classe, istituto ecc., in processi d'acculturazione e propulsione integrativa per i loro stessi genitori. Di programmazione: che esige una duttilità che la centralizzazione programmatica non possiede, e che è la duttilità di stare addosso ai nuovi problemi, rappresentati in Lombardia da oltre 70.000 studenti stranieri tra materne e superiori. Una duttilità decentrata, quindi. In tal caso davvero essenziale se, come dicono i numeri, i 29.000 ragazzi di Milano e provincia provengono da 165 Paesi stranieri. Con tutto quanto ciò comporta a livello anche di risorse umane e di necessità professionale: dalla specifica formazione all'aggiornamento dei docenti.