Riprende quota la fuga dalla scuola.

In un anno le domande di pensione sono cresciute del 27%.

da ItaliaOggi del 3/5/2005

 

È ripartita la corsa alle pensioni. I primi dati ufficiosi sul numero complessivo dei docenti che cesseranno dal servizio il prossimo 1° settembre confermano le previsioni elaborate da ItaliaOggi e pubblicate nell'edizione del 15 febbraio scorso.
Le cessazioni dal servizio per dimissioni volontarie, il collocamenti a riposo per raggiunti limiti di età e le risoluzioni del rapporto di lavoro per conseguito quarantesimo di servizio utile a pensione ammonterebbero a 19.785 rispetto ai 13.954 cessati dal servizio e collocati in pensione il 1° settembre 2004. Un aumento, quindi, di oltre il 27%.

Ai 19.785 docenti che saranno collocati in pensione dal prossimo 1° settembre occorre aggiungere, inoltre, i 1.119 che sono cessati o cesseranno dal servizio nel corso del corrente anno scolastico per dispensa, per destituzione o altre cause.

 

I gradi

I dati ufficiosi complessivi raccolti da ItaliaOggi, gli unici che fino ad oggi si conoscono, non consentono, invece, di indicare in quale percentuale gli aumenti si sono avuti fra i docenti della scuola dell'infanzia, quelli della scuola elementare e tra quelli della scuola media e superiore, una percentuale che, in ogni caso, non dovrebbe discostarsi da quella indicata nelle previsioni elaborate da ItaliaOggi: più 24/25% tra i docenti della scuola dell'infanzia; più 26/27% tra quelli della scuola elementare e tra il 30 e il 35% in più tra i docenti della scuola media e della scuola superiore.

 

Dimissioni volontarie

L'altro dato, che per certi versi appare sorprendente, è quello relativo ai docenti che cesseranno dal servizio per dimissioni volontarie.

Essi costituiscono, infatti, quasi il 75% del totale. Una percentuale più alta di quella registrata negli anni precedenti nonostante i dimissionari fossero già in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione anticipata e, quindi, senza il pericolo di incappare nei più elevati requisiti prevista dalla legge di riforma Maroni.

Diverse le motivazioni che potrebbero avere indotto tanti docenti a presentare la domanda di dimissioni.

La prima sembra essere collegata alla riforma degli ordinamenti prevista dalla legge 28 marzo 2003, n. 53 e al timore di un trasferimento alle regioni dell'istruzione professionale.

Una seconda motivazione sarebbe collegata al timore che i decreti delegati che dovranno essere emanati in applicazione della legge 23 agosto 2004, n. 243 potrebbero modificare in senso peggiorativo i criteri per il calcolo della misura della pensione spettante ai pubblici dipendenti.

La terza motivazione che non avrebbe facilitato la permanenza in servizio potrebbe essere stata la mancata estensione, anche al personale della scuola, degli incentivi a posticipare la data di pensionamento previsti dall'articolo 1, comma 12, della citata legge 243/2004.