Trattativa a Palazzo Chigi con i sindacati:

il miglioramento della produttività tra le condizioni .

Statali, braccio di ferro finale

il governo vuole la mobilità .

Maratona notturna, l´offerta di aumento sale al 4,5% .

di Luisa Grion da la Repubblica del 27/5/2005

 

ROMA - L´obiettivo è chiudere. Così ieri sera, a Palazzo Chigi, è ripresa la trattativa sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Un incontro che si è protratto nella notte, al quale hanno partecipato oltre a Cgil, Cisl e Uil altre 10 sigle sindacali. Dall´altra parte del tavolo non c´era Berlusconi, ma il governo - oltre che dal sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta - era rappresentato dai due vicepremier Fini e Tremonti e da sette ministri: Siniscalco, Baccini, Maroni, Alemanno, Caldoro, Moratti e Stanca.

All´appuntamento il governo è arrivato con una nuova proposta e con un messaggio, affidati al sottosegretario a Gianni Letta. Che ha così esordito: «Mettiamo da parte le polemiche e iniziamo da capo. Chiudiamo subito, ma tenendo conto dei limiti che ci sono: la situazione del paese è grave».

Detto questo, dopo un giro di tavolo si è passati alla offerta vera e propria. Il governo, inizialmente, ha messo sul piatto aumenti del 4,5 per cento. Più di quanto iscritto in Finanziaria (4,3), ma meno di quanto indicato quella famosa notte di metà maggio, quando la trattativa sembrava ad un punto di svolta attorno ad un´offerta del 5,01 per cento. In più, secondo le intenzioni dell'esecutivo, l´aumento riguardante la parte economica del biennio 2004-2005 dovrebbe prevedere - come partita di scambio - la disponibilità del sindacato a discutere, per gli anni 2006-2007, su due aspetti normativi (materia che non farebbe parte di questa tornata contrattuale): la mobilità e la produttività.

Fatta la sua proposta la trattativa era stata momentaneamente interrotta per permettere a Letta e ai ministri di preparare un documento che meglio specificasse i due aspetti dell'offerta.

Per i sindacati comunque un aumento del 4,5 per cento non dovrebbe bastare, visto che l´obiettivo con il quale si sono presentati all'incontro è quel 5,01 per cento, punto di «mediazione» ottenuto nel famoso incontro segreto a metà maggio. L´offerta, ieri notte, era considerata «in crescita». «Siamo ancora in fase pretattica, ci stiamo annusando - diceva il leader della Cisl Savino Pezzotta - ma certo, bisogna salire da quel 4,5». Stesso atteggiamento da parte del leader della Cgil Guglielmo Epifani: «La possibilità di firmare o meno dipenderà da quello che il governo scriverà nel documento. Vogliamo capire come i discorsi generali si realizzino concretamente».
Che la trattativa, per entrambe le parti sia da considerarsi ad un punto di svolta è comunque evidente. Anche perché la situazione economica del paese - e la possibilità di un giugno infernale, visto il mese di scioperi regionali appena varato da Cgil, Cisl e Uil - consigliano di chiudere al più presto una vertenza che si trascina oramai da 17 mesi. Certo la tensione che grava sulla trattativa è molto forte. Nella sua relazione annuale presentata in mattinata alla Confindustria, il presidente Montezemolo ha infatti ribadito quella che è la convinzione della categoria, molto preoccupata per le ricadute che i contratti pubblici potrebbero avere sul rinnovo di quelli privati, metalmeccanici in particolare: «Basta con contratti i cui rinnovi costano sacrifici alle finanze pubbliche senza migliorare i servizi resi - ha detto - Bisogna costruire un modello di relazioni collaborativo e nell'interesse di tutti. E certo non vanno in questa direzione le piattaforme rivendicative al di fuori di ogni compatibilità e che pretendono di stravolgere unilateralmente le regole del gioco».