Berlusconi ter.

Continuità per la scuola. Ma.

da TuttoscuolaNews N. 197, 2 maggio 2005

 

Nelle dichiarazioni programmatiche rese dal presidente Berlusconi al Parlamento in occasione del dibattito sulla fiducia, solo brevi cenni sono stati dedicati alla scuola, citata in pratica solo per dire che in quest'ultimo anno della legislatura il governo provvederà al completamen-to della riforma, in coerenza con la legge n. 53 e con le azioni finora compiute.

Piena continuità, dunque. Dal punto di vista del capo del governo non si pongono, almeno per la politica scolastica, problemi di revisione o aggiustamento della linea fin qui seguita. D'altra parte, a differenza di altri ministeri (per esempio salute, beni culturali, attività produttive), non si è verificato alcun cambiamento ne’ del ministro nè della squadra che lo affianca. L'u-nica novità è costituita dall'arrivo di un nuovo viceministro, Giovanni Ricevuto, del Nuovo PSI, al posto di Stefano Caldoro, anch'egli del Nuovo PSI, promosso ministro per l'attuazione del programma.

Gli altri due sottosegretari (Aprea di FI e Siliquini di AN), e il viceministro Possa (FI) sono stati confermati, e non ci saranno novità per quanto riguarda le deleghe. Piena continui-tà, dunque, almeno dal punto di vista del capo del governo, mentre l'UDC continua a non a-vere un proprio esponente a viale Trastevere.

Ma il percorso di completamento della riforma, malgrado il ribadito ottimismo del premier Berlusconi, non appare privo di ostacoli, anche di tipo politico, provenienti dall'interno della stessa coalizione che sostiene il governo.

 

 

I partiti in cerca di visibilità

In quest’ultimo anno della legislatura prevarranno nella maggioranza le ragioni (unificanti) della solidarietà attorno all’azione di governo – e simmetricamente attorno a una organica proposta programmatica alternativa, nell’opposizione – oppure le ragioni (divaricanti) della visibilità dei diversi soggetti che compongono sia l’attuale maggioranza sia l’attuale opposizione?

La risposta la daranno i fatti, ma occorre tenere presente che l’anomalo bipolarismo che caratterizza il sistema politico italiano fa sì che i partiti, grandi e piccoli, siano costretti da una parte ad aderire a una delle due coalizioni per avere rappresentanza nelle istituzioni, e dall’altra a marcare la propria identità per avere la maggiore visibilità possibile, e concorrere così all’assegnazione della quota proporzionale dei seggi in palio nelle diverse elezioni. Il fenomeno si accentua, naturalmente, in vista delle elezioni politiche, e non ne mancano i primi segnali anche nel settore della politica scolastica.

Sul versante governativo, come ipotizzato nella newsletter della scorsa settimana, la crisi di governo avrebbe potuto produrre effetti di maggiore coesione se AN e l’UDC avessero deciso di inviare al MIUR, in qualità di sottosegretari, i rispettivi responsabili scuola, Valditara e Brocca. Non lo hanno fatto, e questo fa pensare che i due partiti (soprattutto l’UDC del "discontinuista" Follini) continueranno ad operare sollecitazioni e distinguo, smarcandosi dalla linea del governo (cosa che fa perfino Forza Italia, come mostrano recenti prese di posizione di suoi autorevoli esponenti, come Mario Mauro, responsabile scuola, e Franco Asciutti, presidente della commissione Cultura del Senato).

Sul versante dell’opposizione, vedremo presto se la prodiana "Fabbrica" del programma riuscirà a trovare una mediazione convincente tra il massimalismo abrogazionista dell’ala Rifondazione-Comunisti Italiani-Verdi (con l’appoggio di una parte dei DS e della CGIL) e il gradualismo possibilista dell’altra parte dei DS, della Margherita e dello SDI.