Secondo ciclo.

Tra statalismo e centralismo.

da TuttoscuolaNews N. 206, 4 luglio 2005

 

Nel recente parere sul decreto relativo al II ciclo, il Consiglio nazionale della pubblica istruzione "ricorda" al Ministero di "non aver ancora definito i livelli essenziali di apprendimento e di competenze da garantire a tutti gli studenti". Questa sottolineatura viene dopo una perorazione dell'autonomia dei docenti e delle scuole.

Ma come è possibile rivendicare maggiore autonomia e responsabilità professionali, da un lato, e chiedere, dall'altro, che siano i ministeriali, e non i docenti, a stabilire a quale livello di accettabilità nelle prestazioni relative agli obiettivi specifici di apprendimento debbano arrivare gli alunni?

L'idea che i livelli di apprendimento accettabili per ogni singolo allievo (obiettivi formativi completi dei relativi standard di prestazione, nel linguaggio delle Indicazioni Nazionali) debbano essere identificati dai docenti, a partire dagli Osa indicati, questi sì, a livello nazionale sembra evidentemente eccessiva. E allora per "mettersi l'anima in pace" sia il Ministero a stabilire a priori non gli obiettivi specifici di apprendimento (come impone il Dpr. 275/99), ma addirittura gli standard di accettabilità di questi obiettivi per i singoli studenti. L'idea che si debba giungere all'identificazione dei “livelli essenziali di apprendimento” eventualmente in maniera induttiva, a partire cioè da analisi e comparazioni dei livelli di prestazione di fatto promossi dalla scuola e dai docenti nell'attuazione degli obiettivi specifici di apprendimento nazionali, non trova evidentemente ancora seguito tra chi è al timone del sistema scuola.