Il ministro ha preteso una clausola di salvaguardia nel decreto.

Siniscalco frena il piano per riassorbire i precari.

di Alessandra Ricciardi, da ItaliaOggi del 2/7/2005

 

Siniscalco frena il piano di riassorbimento dei precari della scuola. Le 35 mila immissioni in ruolo di insegnanti, approvate dal consiglio dei ministri venerdì scorso, potrebbero non essere fatte tutte, o comunque non su tutte le classi di concorso che presentano vacanze di organico. Il ministero dell’economia ha infatti preteso nei corso dei varo del decreto legge di autorizzazione (il provvedi mento dovrebbe essere pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale) l’inserimento di una clausola di salvaguardia. Si tratta del comma 2 del decreto legge, con il quale si precisa che “le nomine saranno conferite solo se nel triennio di attuazione del piano non determineranno situazioni di soprannumerarietà”, e dunque solo se si può ragionevolmente prevedere che sulle cattedre ora attive non sì presenteranno nei prossimi tre anni esuberi. Oggi il ministero dell’istruzione, in un incontro informativo con i sindacati, oltre a spiegare come intende ripartire le disponibilità dei posti tra le regioni, è chiamato a rendere conto anche di come attuerà tale clausola.

Il piano a cui si riferisce il decreto è il programma triennale di assunzioni, che dovrebbe essere varato entro settembre di concerto tra il ministero dell’istruzione e quello dell’economia, e che dovrebbe prevedere ulteriori 15 mila contratti a tempo indeterminato, rispettivamente per il 2006 e il 2007.

In questo periodo è prevista anche l’andata a regime della riforma Moratti che reca una ridefinizione dei piani di studio, degli orari e dunque delle classi di con corso attualmente attive per i vari gradi e profili di istruzione. Le novità più importanti si attendono per le scuole medie e per le superiori. In quest’ultimo caso, soprattutto per il canale dell’istruzione tecnica.

In sostanza ci sarà una contrazione dell’insegnamento di alcune discipline (per esempio educazione tecnica alle medie inferiori) e l’eliminazione o contrazione di altre alle superiori. Il caso è degli istituti tecnici, che se diventeranno licei finiranno per perdere al cune materie professionalizzanti; se passeranno alle regioni, manterranno il nucleo tecnico, ma il corso di studi passerà da cinque a quattro anni, con un taglio dell’organico stimato in circa il 20%. Ci sono dunque posti destinati a essere cancellati. Nella previsione di ritrovarsi a dover gestire situazione di insegnanti di ruolo in soprannumero sulla propria classe di concorso, il decreto legge autorizza corsi di riconversione professionale.

Ma fissa anche, ed è l’integrazione voluta da Domenico Siniscalco, una clausola di salvaguardia, che dovrebbe evitare di spendere assunzioni su classi che potrebbero andare in soprannumero.

Una precisazione che se attuata alla lettera manderà, è facile prevederlo, su tutte le furie i sindacati, non disposti a tollerare contrazioni su determinate classi di concorso nelle quali oggi ci sono vacanze.

I 35 mila contratti al tempo indeterminato sono tra l’altro considerati largamente insufficienti rispetto ai vuoti d’organico, anche alla luce dei dati rilevati dallo stesso dicastero di viale Trastevere. Il ministro dell’istruzione Letizia Moratti aveva infatti in prima battuta chiesto assunzioni su 55 mila cattedre per il prossimo settembre, richiesta che è stata accordata per 35 mila posti. Resterebbe dunque un margine di 20 mila cattedre. È dunque probabile che le contrazioni siano fatte su certe discipline, oggi carenti di personale e domani in esubero, a favore di altre.

Tutto dipenderà da come il dicastero dell’istruzione attuerà la norma, ossia se essa resterà una mera indicazione per il futuro o una mannaia per il presente.