Lo dice a ItaliaOggi Guido Fantoni, presidente dell'Aran,

 l'agenzia per la contrattazione nel p.i.

Sì a salari differenziati per gli statali.

Attacchi ingiustificati, il modello del '93 deve essere rivisto

da ItaliaOggi dell'1/6/2005

 

I salari dei dipendenti pubblici non crescono più delle retribuzioni dei privati. Gli attacchi ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego, anche quelli che arrivano da Bankitalia, "sono ingiustificati. Ma il modello contrattuale del '93 va cambiato lo stesso, per incentivare il livello decentrato. E dunque per differenziare i salari sul territorio". Non parla di gabbie salariali Guido Fantoni, presidente dell'Aran, l'agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, a cui nei prossimi giorni dovrebbero arrivare le prime direttive per rinnovare i contratti dei circa 3,4 milioni di lavoratori della p.a. Fantoni invita però a non aver paura del concetto, "perché nella sostanza esistono già in alcuni comparti, come gli enti locali e la sanità, e non è detto che sia peggio".

Domanda. Il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, nella sua relazione ha parlato di aumenti nel pubblico impiego che sono stati, negli ultimi dieci anni, più alti di quelli del privato e soprattutto dell'inflazione, con una crescita sostanziosa nell'ultimo quadriennio. Un attacco, insomma, ai contratti che avete fatto sotto il governo Berlusconi.

Risposta. È la solita storia della media del pollo. Gli aumenti incriminati ricomprendono anche comparti per i quali non vige la contrattazione presso l'Aran, come la carriera diplomatica e prefettizia. Se guardiamo invece ai dipendenti contrattualizzati le cose stanno in modo diverso. Dal 2001 al 2004, le retribuzioni nella p.a. sono salite del 6,1% contro l'8,9% delle industrie e un tasso di inflazione effettivo che è stato del 5,2%. E poi c'è il discorso del secondo livello.


D. Ossia?

R. I livelli contrattuali sono due, quello nazionale e quello decentrato. Per i dipendenti delle amministrazioni centrali il secondo livello è finanziato dallo stato, e dunque è sotto controllo. Per questi, non ci sono stati sforamenti. Per gli altri, per esempio i lavoratori di enti locali e sanità, conta molto quanto le singole amministrazioni sono in grado di stanziare.


D. E dunque in questo caso gli aumenti di fatto possono essere più consistenti anche del privato?

R. È proprio così. Su questi contratti non c'è controllo.


D. Il governo ha scritto ai sindacati per aprire una trattativa anche sulla contrattazione integrativa per frenare il proliferare della spesa.

R. Il problema più che sindacati è di regioni e autonomie locali, sono loro che dovranno fare un passo indietro.


D. Il ministro della funzione pubblica Baccini ha annunciato che domani il consiglio dei ministri approverà le direttive per scuola, ministeri e aziende autonome. Siete pronti ad avviare le trattative?

R. Siamo sempre pronti.


D. I sindacati sperano in una rapida chiusura.

R. Nel momento in cui ci arriva l'atto di indirizzo convocheremo subito le sigle sindacali rappresentative. Poi bisognerà vedere i problemi che si presenteranno al tavolo. Ne spuntano sempre, anche quando sulla carta è tutto liscio.


D. Questa volta non si tratta solo di distribuire il 5,01% di aumento per il 2004/05. Ma anche di stabilire la quota per premiare il merito.

R. L'intesa di palazzo Chigi prevede un aumento non inferiore allo 0,5% per la produttività. Con i sindacati decideremo il come, a seconda dei settori. La scuola, per esempio, ha la sua specificità e lì premiare il merito sarà molto più difficile, se non impossibile per questo contratto.


D. Da più parti si torna a chiedere una modifica dell'accordo del '93 sulle dinamiche salariali e contrattuali.

R. L'attuale procedimento per il rinnovo contrattuale è barocco, lungo e incerto. Da tempo chiediamo interventi di razionalizzazione e snellimento delle procedure. L'accordo del '93, inoltre, è stato molto utile quando c'era da tenere sotto controllo la spinta inflazionistica dei salari. Ora il problema non è più questo.


D. Quale allora?

R. Le dinamiche salariali devono essere sviluppate utilizzando i due livelli contrattuali, quello nazionale e quello decentrato, per tenere sotto controllo la spesa pubblica e al tempo stesso tutelare i salari dei dipendenti pubblici contro l'inflazione.

 

D. Cosa significa?

R. Significa che mentre il livello nazionale dovrà garantire a tutti livelli standard di diritti e di retribuzione, il livello decentrato potrà prevedere condizioni aggiuntive e diverse.


D.
Queste, dal punto di vista economico, si chiamano gabbie salariali.

R. Nei comparti gestiti dal regioni e autonomie locali gli stipendi sono già diversi, a parità di funzione e di anzianità di servizio. Per esempio, in un comune del Nord, più ricco di uno del Sud, i dipendenti guadagnano di più, proprio con la contrattazione decentrata. Non bisogna avere paura delle parole.