Violenza a scuola. Al Cangrande docente aggredito durante un colloquio perché uno studente era stato punito per la condotta.

Insegnante pestato a sangue da un genitore.

Preso a calci e pugni nell’ufficio del preside, è stato medicato in ospedale.

di Danilo Castellarin, da L'Arena di Verona dell'11/6/2005

 

Garribba, professore di disegno tecnico, la vittima: «Insegnare non è un lavoro facile ma non mi sarei mai aspettato di subire un’aggressione così violenta e ingiustificata, tanto più che il ragazzo sarà promosso» Antonio Pettinato, preside dell’istituto: «Episodio di inaudita gravità, che mi lascia sconvolto, in tutta la mia carriera non mi era mai capitato di assistere a scene simili» S.G., il padre del giovane: «Si sono sommati molti episodi, puntualmente segnalati, senza che vi sia stato un intervento efficace per migliorare la situazione. In questo modo le cose sono traboccate»

 

Aggredito e pestato dai genitori dell’alunno. È finito così l’anno scolastico del professor Fabio Garribba, 60 anni, insegnante di disegno tecnico all’Istituto tecnico per geometri «Cangrande della Scala» di corso Porta Nuova. A colpire ripetutamente il docente è stato S.G., il padre di uno studente iscritto al secondo anno, che si era recato a scuola insieme alla moglie e ha preso a cazzotti e pedate il docente. La scena si è svolta davanti agli occhi atterriti del preside Antonio Pettinato.

Garribba è caduto a terra. Poi, dopo una prima medicazione d’urgenza eseguita nella stessa scuola, l’insegnante è stato trasportato con l’ambulanza al pronto soccorso dove i medici hanno riscontrato la frattura del setto nasale, lesioni al bulbo oculare, ematomi e costole incrinate. Nel frattempo è sopraggiunta una pattuglia dei carabinieri. La drammatica sequenza si è consumata nell’ufficio di presidenza, con chiazze di sangue sul pavimento.

«Il padre dell’alunno aveva chiesto un colloquio con il nostro insegnante», spiega il dirigente scolastico Antonio Pettinato, «perché i genitori volevano dei chiarimenti e per questo avevo fissato l’appuntamento giovedì mattina alle dieci e trenta». A quell’ora, come concordato, Garribba, avvertito dal bidello, raggiunge l’ufficio del preside situato al pianoterra della scuola. Qui lo attendono i genitori dell’alunno. Pettinato esce dallo studio e mentre i genitori attendono all’interno della stanza, fa accomodare Garribba.

«Appena sono entrato quell’uomo mi è letteralmente saltato addosso sferrandomi colpi violenti e pedate», racconta l’insegnante di disegno tecnico. La versione è confermata dal preside. «Quando mi sono reso conto di quello che stava capitando», chiarisce Pettinato, «ho cercato di trattenere l’aggressore, l’ho allontanato dal nostro docente, ma la sua determinazione era molto decisa e cruenta e ho davvero faticato a fermarlo». Poi aggiunge: «Sono davvero sconvolto perché in tanti anni di carriera scolastica non mi era mai capitato di assistere ad una scena del genere. Un episodio di inaudita gravità, tantopiù in un ambiente educativo».

Ieri sera il professor Garribba, figlio del martire della Resistenza Giuseppe, ucciso nel campo di Dachau, ha sporto denuncia per aggressione e lesioni multiple ai carabinieri. Lo studente, lo scorso anno aveva meritato sette in condotta, un giudizio approvato dal consiglio di classe. Il giovane, raccontano altri insegnanti, assumeva spesso un atteggiamento «menefreghista e strafottente». Forse questo modo di fare aveva fatto nascere una ruggine col suo insegnante. «Non era certo un allievo modello», spiega il docente che, durante l’anno scolastico appena concluso, aveva constatato più volte un «comportamento arrogante».

«Un giorno», racconta, «durante la consegna dei compiti in classe ha stracciato il foglio davanti a tutta la classe perché non gli garbava il cinque che si era meritato e non comunicava ai genitori le note sul libretto personale». Secondo il professore picchiato «il giovane non accettava le regole». E spiega: «Insegno da vent’anni e sono consapevole che il nostro non è un lavoro facile ma confesso che non mi sarei mai aspettato di subire un’aggressione tanto violenta quanto ingiustificata, tanto più che il ragazzo sarà promosso». Il padre del ragazzo, che da ragazzo aveva frequentato la stessa scuola del figlio, ripetutamente interpellato si è limitato a dire che «in quella scuola si sono sommati molti episodi, puntualmente segnalati, senza però che vi sia stato un intervento risolutivo ed efficace per migliorare la situazione. In questo modo le cose sono traboccate».

Per le lesioni più evidenti i sanitari hanno sottoscritto una prima prognosi di un mese. Ma solo accertamenti specialistici più approfonditi al bulbo oculare potranno stabilire la vera entità delle conseguenze sofferte dall’insegnante aggredito.