Ormai sono cosciente di lavorare in un'azienda!
di Lucio Garofalo, da
Orizzonte scuola del
3/6/2005
Quando, anni fa, decisi di fare l'insegnante e
fui assunto nella scuola in quel ruolo, non immaginavo certo di dover
operare in un'azienda. Anzi, ero convinto che il mondo della scuola
fosse totalmente estraneo ed immune da ogni logica capitalista. Anche
per questo scelsi l'insegnamento, che reputavo una professione
creativa e pensavo offrisse molto tempo libero, un bene più prezioso
del denaro!
A distanza di anni dal mio esordio lavorativo, eccomi catapultato in
un ingranaggio di fabbricazione industriale, con la differenza che
nella scuola non si producono merci di consumo. Del resto, non mi pare
di aver ricevuto una preparazione idonea ad un'attività manifatturiera
- ma si sa, viviamo nell'era della "flessibilità"!
Ormai sento sempre più spesso adoperare un lessico tipicamente
imprenditoriale: termini e locuzioni come "economizzare", "profitto",
"utenza", "competitività", "produttività", "tagliare i rami secchi" e
via dicendo, sono diventati di uso assai comune, soprattutto tra i
cosiddetti "dirigenti scolastici" che non sono più esperti di
psico-pedagogia e didattica, ma pretendono di essere considerati
"presidi-manager"! Perlomeno, in tanti si proclamano e si reputano
"manager", ma sono in pochi a saper decidere abilmente come e perché
spendere i soldi, laddove ci sono.
Inoltre, anche nella Scuola Pubblica si sono ormai affermati tipi di
organigramma e metodi di gestione mutuati dalla struttura manageriale
dell'impresa neocapitalista.
All'interno di questo assetto gerarchico sono presenti vari livelli di
comando e subordinazione. Si pensi, ad esempio, al
"collaboratore-vicario" che, stando all'attuale normativa, viene
designato dall'alto, direttamente dal dirigente ( prima, invece, era
il Collegio dei docenti che eleggeva democraticamente, cioè dal basso,
i suoi referenti, a supportare il preside nell'incarico direttivo ).
Si pensi alle R.S.U., ossia i rappresentanti sindacali che sono eletti
dal personale lavorativo, docente e non docente. Si pensi alle
"funzioni strumentali", ossia le ex "funzioni-obiettivo".
In altri termini, si cerca di emulare, in maniera comunque maldestra,
la mentalità economicistica, i sistemi ed i rapporti produttivi, i
comportamenti e gli schemi psicologici, la terminologia e l'apparato
gerarchico, di chiara provenienza industriale, all'interno di un
ambiente come la Scuola Pubblica, cioè nel contesto di un'istituzione
statale che dovrebbe perseguire come suo fine supremo "la formazione
dell'uomo e del cittadino" così come detta la nostra Costituzione
(altro che fabbricazione di merci! ). E' evidente a tutte le persone
dotate di buon senso o di raziocinio, che si tratta di uno scopo
diametralmente opposto a quello che è l'interesse primario di
un'azienda, cioè il profitto economico privato.
La Mor-Attila e i vari "manager" della scuola, in buona o in mala fede
confondono tali obiettivi, alterando e snaturando il senso originario
dell'azione educativa, una funzione che è sempre più affine a quella
di un'agenzia di collocamento o, peggio ancora, a quella di un' area
di parcheggio per disoccupati permanenti.
Ma perché nessuno mi ha avvertito quando feci il mio ingresso nella
scuola?
Probabilmente, qualcuno potrebbe obiettare: "Ora che lo sai, perché
non te ne vai?".
Ma questa sarebbe un'obiezione aziendalista e come tale la rigetto!