Ormai è certo: insegnare logora.

di Anna Di Gennaro, da Orizzonte scuola del 13/6/2005

 

Tutto ciò che ho ascoltato quest'anno da docenti di ogni ordine e grado ai numerosi dibattiti e convegni cui ho partecipato, ma anche singolarmente o attraverso lo sportello, mi conferma quanto la professione coinvolga la totalità della persona, la sua passione per l'incontro con la realtà stessa dell'umano così profonda, ricca e bisognosa soprattutto di senso!

Anche a scuola le domande esistenziali emergono quotidianamente e necessitano di adulti costantemente partecipi della Bellezza, della Bontà e della Verità, ma anche della Giustizia di docenti consapevoli e affascinati dall'avvenimento educativo.
Cominciare ad accorgersi di non essere più adeguati a tale compito può comportare senso di smarrimento e frustrazione che unitamente allo stress psicofisico di numerosi anni di coinvolgimento emotivo, tipico delle professioni di aiuto, può lentamente trasformarsi in sofferenza interiore e spesso manifestarsi in diverse somatizzazioni: ascoltare il proprio corpo che lancia segnali di dolore, accogliere il fatto di non sentirsi più adeguati spesso può far vergognare anche i più creativi e coloro che hanno sempre sentito una motivazione ai massimi livelli. Don Giussani chiamava la trascuratezza dell'IO proprio quanto descritto.

Cominciare a prenderne atto è il primo passo e sapere che la nostra professione è usurante e a rischio più di altre ormai è testimoniato dal dossier Scuola di follia del dr. Vittorio Lodolo D'Oria che ha pubblicato anche lo studio Golgota sull'autorevole rivista La Medicina del Lavoro. Ne consiglio a tutti la lettura per cominciare meglio il prossimo anno scolastico e condividere maggiormente con i colleghi tale consapevolezza. Significativamente in copertina c'è l'immagine del maestro crocifisso!

Anna Di Gennaro Melchiori
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