Sui precari, basta con gli annunci.

da ItaliaOggi dell'21/6/2005

 

I precari, con contratto annuale, che hanno lavorato nell'anno scolastico che si sta concludendo, sono circa 200 mila, di cui più di 120 mila docenti e 70 mila personale amministrativo, tecnico e ausiliario.
Tra giugno e agosto terminano di lavorare e inizierà l'attesa per un nuovo contratto per il prossimo anno scolastico.

La dimensione quantitativa e la particolarità di questo lavoro fanno di tale fenomeno una delle emergenze del pianeta scuola, che ha superato ampiamente ogni livello di guardia. Molti precari hanno un'età avanzata e alle spalle anni di lavoro e di esperienza, e non va dimenticato che, con la loro prestazione professionale, hanno contribuito a garantire il funzionamento della scuola pubblica.

Le loro retribuzioni sono sempre ferme al primo anno di insegnamento; l'anzianità-esperienza per essere riconosciuta, deve attendere l'immissione in ruolo che tarda ad arrivare.

L'aspetto maggiormente negativo è dato dalle condizioni di precarietà ed incertezza in cui si lavora: non si è certi, infatti, che si continuerà a lavorare e ogni anno si deve percorrere il "girone infernale", delle graduatorie, dei punteggi, delle domande e delle nomine, rappresentazione di una procedura di reclutamento non degna di un paese moderno, che ha continui cambiamenti legislativi e amministrativi con conseguente incertezza dei posti in graduatoria.

Una volta avuta la nomina, si va nella nuova scuola e gli insegnanti devono lasciarsi alle spalle le angosce della precarietà e del cambiamento per dare il meglio della propria professionalità e del proprio impegno per gli alunni, nei rapporti con le famiglie e con i colleghi, in quanto, nell'esercizio professionale, si ha stessa funzione e dignità di un collega di ruolo. Analogamente, per quel che concerne le diverse funzioni, avviene per il personale tecnico, amministrativo e ausiliario.

La nostra azione sindacale è, oggi più che mai, continua e insistente per ottenere dal governo un piano pluriennale di assunzioni che inizi dal prossimo settembre 2005.

Rivendichiamo i provvedimenti necessari, se serve anche un decreto legge, per dare risposte ai precari e un assetto stabile alla scuola pubblica.

Continuiamo ad assistere a dichiarazioni di impegni generici; ora a fine giugno non c'è più altro tempo, deve esserci subito, nero su bianco, il decreto firmato che fissi le immissioni in ruolo per docenti e Ata e dia inizio a un piano pluriennale di assunzioni. Ci sono posti in organico disponibili, lo richiedono le esigenze di stabilità della scuola e l'elementare rispetto per i diritti del lavoro.

Per la Uil tale provvedimento è parte dell'esigenza di qualificare modernizzare e dare valore al sistema dell'istruzione.

Il governo, tutte le forze politiche devono tornare a considerare la scuola e l'istruzione settore strategico per lo sviluppo e per la coesione nazionale e sociale. La scuola non può più sopportare così alti tassi di precarietà dei propri addetti.

Gli interventi legislativi sui cambiamenti ordinamentali stanno avvenendo senza il necessario confronto con il sindacato su tutti gli aspetti che hanno conseguenza sul lavoro del personale. Nel decreto di riforma del secondo ciclo approvato recentemente dal consiglio dei ministri, è stato introdotto un articolo che prevede mobilità e riconversione per il personale della scuola. Tale articolo deve essere eliminato in quanto la materia non può che essere affrontata in modo chiaro e trasparente con il sindacato come la Uil da tempo sta sollecitando.

La nostra pressante richiesta di un decreto per le immissioni in ruolo è parte della esigenza che il sindacato rappresenta, per una buona scuola che ha bisogno di stabilità di organici, di certezze per il personale, di superamento della piaga del precariato e di una politica positiva di motivazione e valorizzazione, anche economica, delle professionalità.