Secondo ciclo.

Il siluro dell’UDC.

 da Tuttoscuola di martedì 25 gennaio 2005

 

Se non è un siluro, ci assomiglia molto. Ha fatto rumore la nota congiunta del responsabile scuola dell’UDC, on. Beniamino Brocca, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, nella quale si afferma che "La bozza di decreto di riforma della scuola secondaria superiore apparsa due giorni fa sul sito del Ministero dell’Istruzione non corrisponde neanche lontanamente agli orientamenti in materia dell’Udc". Si tratta a loro avviso di un "mero documento di lavoro interno al Ministero", che deve essere sottoposto ad un confronto "vero e non formale con tutto il mondo della scuola" prima di approdare al Consiglio dei ministri e di essere sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari.

Il fatto che un ministro dell’attuale governo prenda pubblicamente posizione per dire di non essere "neanche lontanamente d’accordo" con un documento, sia pure preliminare e aperto al dibattito, prodotto comunque sotto la responsabilità di un altro ministro (oltretutto quello competente per materia) dello stesso governo fa capire che la partita del secondo ciclo è appena iniziata, e che i tempi non si prospettano brevi.

La nota dell’UDC non entra nel merito della bozza di decreto, ma le ragioni del netto dissenso manifestato dal partito del neovicepresidente del Consiglio Follini vanno certamente ricercate nel carattere tendenzialmente panlicealistico del modello di secondo ciclo che traspare dal documento ministeriale, che con i suoi 10 se non 12 indirizzi di liceo tecnologico ed economico lascia di fatto ben poco spazio al sistema di istruzione e formazione. In occasione del varo parlamentare della legge n. 53/2003 l’UDC aveva presentato un ordine del giorno, accolto dal governo, che sollecitava la dislocazione dell’attuale istruzione tecnica (oltre che professionale) all’interno del sistema di istruzione e formazione professionale, e non in quello liceale. Quasi una cambiale (anche se si sa che gli ordini del giorno impegnano solo formalmente i governi), che ora l’UDC sembra voler riscuotere.