Gli organi collegiali tra autogoverno

ed aziendalizzazione delle scuole.

 

di Corrado Mauceri  (Ass. “Per la scuola della Repubblica”),

da Fuoriregistro del 15/1/2005

 

Come era prevedibile, la maggioranza di destra, dopo avere messo in discussione il ruolo istituzionale della scuola statale, si propone ora, con la riforma degli organi collegiali della scuola, di portare a termine il processo di aziendalizzazione del sistema scolastico.

Con tale proposta difatti al dirigente scolastico è assegnato un ruolo preminente nel governo della scuola, nel contempo si ridimensionano fortemente il ruolo del consiglio di istituto che, a parte la competenza relativa al regolamento della scuola, avrebbe soltanto una funzione di indirizzo generale e quello del collegio dei docenti, che avrebbe una competenza decisionale limitatamente all’adozione del POF; per il resto avrebbe funzioni di indirizzo e programmazione, ma non più decisionali in merito all’organizzazione dell’attività didattica; infine si elimina il consiglio di classe e con esso la dimensione collegiale dell’attività didattica che dovrebbe essere il connotato prevalente di una scuola democratica e pluralista.

Ma ancora più gravi sono due scelte di fondo che caratterizzano la proposta della maggioranza di governo; si prevede difatti che ogni consiglio di istituto con il proprio regolamento definirà gli aspetti relativi alla costituzione ed al funzionamento degli organi della scuola; nel contempo però si ribadisce che “gli organi di governo concorrono alla definizione e realizzazione degli obiettivi educativi e formativi ... coerenti con le Indicazioni nazionali adottate in attuazione della legge 28/03/2003 n. 53”.

Quindi ogni scuola fa da sè, ma tutte le scuole devono essere coerenti con le Indicazioni ministeriali; si configura in tal modo un sistema di scuole, fittiziamente autonome, ma in realtà ministeriali.

Le proteste contro tale proposta sono quindi sacrosante ; nell’auspicio di un prossimo cambio di governo è necessario però essere chiari e coerenti.

Che cosa non ci piace della proposta governativa? Non ci piace l’organizzazione aziendalista che esautora il ruolo degli organi di democrazia scolastica e rafforza quello del dirigente scolastico? Non ci piace “il fai da sè” di ogni scuola che prefigura un sistema scolastico sempre più privatizzato? Non ci piace il ruolo preminente assegnato al Ministro con le Indicazioni nazionali previste dalla L. n. 53/03? Non ci piace il ruolo manageriale del dirigente scolastico?

Se siamo d’accordo su queste critiche, dobbiamo essere coerenti e formulare proposte non solo alternative alla proposta del Governo, ma anche correttive alle ambiguità introdotte con i provvedimenti dell’autonomia e, prima fra tutte, con l’istituzione della dirigenza.

E’ necessario cioè scegliere tra autogoverno a tutti i livelli di un sistema scolastico statale e forme più o meno ambigue di coesistenza di partecipazione democratica e gestione ministeriale e manageriale; si tratta quindi di affermare in primo luogo una effettiva autonomia del sistema scolastico da tutti gli “esecutivi” sia nazionale che regionali che locali.

La scuola deve interagire, a tutti i livelli, con le istituzioni democratiche, ma soprattutto nelle scelte didattiche deve garantire, a tutti i livelli, il pluralismo culturale; quindi non può essere subalterna alle “Indicazioni” ministeriali, ma nemmeno degli assessori regionali e locali.

Una riforma degli organi collegiali per la valorizzazione dell’autonomia scolastica postula quindi una profonda revisione anche della normativa sugli organi collegiali territoriali ai quali deve essere garantita una effettiva rappresentatività democratica del mondo della scuola ed effettivi poteri decisionali; non possono essere organi di supporto tecnico del Ministero e dell’apparato ministeriale.

In questo contesto il governo delle istituzioni scolastiche deve essere affidato agli organi collegiali che devono avere quindi non funzioni di indirizzo (cioè chiacchiere!), ma effettivi poteri decisionali sottoposti a percorsi di larga partecipazione e trasparenti; infine è necessario prendere atto che un’organizzazione democratica della scuola è incompatibile con un ruolo preminente e decisionale del dirigente scolastico; questi deve essere il garante della corretta esecuzione delle decisioni degli organi collegiali e non il funzionario ministeriale all’interno della scuola.

Su queste scelte è necessario sin da ora aprire un confronto per una proposta alternativa alla politica della destra.