“Sforbiciata” la lingua di Cicerone.

di Anna Maria Sersale, da Il Messaggero del 17/1/2005

 

ROMA - Licei, in calo lo studio del latino. Le tabelle orarie che accompagnano la bozza del decreto di riforma delle superiori indicano un taglio di ore. Al classico, quarto e quinto ginnasio, si passa dalle attuali 5 a 4 ore settimanali. Allo scientifico, poi, la perdita è più marcata. Il latino si dimezza. Nei primi tre anni scende da 4 a 2, al quarto da 3 a 2; al quinto scompare: zero ore. Non solo la lingua dei padri perde peso.

Anche l’italiano subisce riduzioni orarie. Pur essendo materia fondamentale, proprio al classico negli anni formativi del ginnasio scende da 5 a 4. Tagliato anche l’inglese, sempre al ginnasio, da 4 a 2 ore, in compenso lo studio della lingua prosegue fino al compimento del terzo liceo e contemporaneamente viene introdotta una seconda lingua comunitaria, con 2 ore settimanali. Il classico, però, guadagna un po’ più di fisica: prima veniva studiata solo negli ultimi due anni, con la riforma si prevedono 2 ore, in quinto ginnasio e nei primi due anni di liceo. La fisica cresce anche allo scientifico: attualmente si studia al terzo, quarto e quinto anno, rispettivamente con 2, 3, e 3 ore a settimana, con la riforma a 3 ore settimanali per tutto il quinquennio. E cresce la matematica: al primo anno restano 5 ore, al secondo si passa da 4 a 5, al terzo, quarto e quinto da 3 a 4. L’inglese, invece, perde ore. Allo scientifico dovrà accontentarsi del monte ore attualmente assegnato ad una sola lingua.

Secondo ambienti vicini a viale Trastevere, l’operazione è frutto delle divisioni tra gli esperti ministeriali, divisi tra chi «vuole dare più ore alla matematica e chi no». «A ragione le materie fisico-matematiche - avvertono gli insegannti - chiedono spazio. Però, non è tagliando il latino, materia fondamentale per lo sviluppo della logica e della lingua, che si risolve la questione».

I tagli alla lingua di Cicerone e all’italiano sono destinati a diventare un caso nazionale. Anche se caso nazionale lo sono anche i ragionieri: il liceo economico (che nascerà con la riforma e che eredita l’attuale tecnico commerciale) prevede la drastica riduzione di economia aziendale, ex ragioneria («al punto che sparirà la figura del ragioniere», osserva incredulo un preside). Sorprese anche per il liceo tecnologico (attuale istituto industriale): diritto, economia, economia industriale, meccanica applicata e tecnologia meccanica, nonché geografia, spariranno in blocco. Tagli anche sui laboratori che prevedono la compresenza.

Il caso del latino scoppia mentre la scuola è in attesa del decreto, dopo che all’inizio del 2004 infuriò la polemica sull’ipotesi di eliminazione della storia antica dalle medie. «Tutto nasce dall’idea - sostiene Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia a Roma Tre - che si possano costruire dei curricoli filiformi, distribuendo qua e là frammenti di conoscenza. Il risultato è che si perde la caratterizzazione dei licei e anche degli altri indirizzi. La storia del latino è inquietante. Il piano di studi è l’anima di un certo tipo di scuola, deve assicurarne l’identità culturale. In epoca di globalizzazione, non vedo come si possa fare ciò riducendo l’insegnamento del latino e della letteratura italiana. Di certo manca una logica progettuale, se non quella di non fare troppi scontenti e risparmiare quanto più possibile. Togliere il latino è un errore, quella della Moratti è solo una modernizzazione apparente».

Al ministero gettano acqua sul fuoco: «Siamo aperti al confronto. Tutto si può discutere, quella che circola è solo una bozza, l’abbiamo consegnata alle associazioni dei professori e ai rappresentanti sindacali per aprire il confronto». «Peccato che il confronto, e lo abbiamo detto al ministro Moratti, non esiste perchè - sostiene la Fnism, la Federazione nazionale degli insegnanti - da viale Trastevere sono uscite 60 pagine che si limitano ancora a tracciare, a due anni dall’approvazione della riforma in Parlamento, linee generali e una filosofia di fondo che non dice nulla di sostanziale. Oltre alla filosofia e alle tabelline orarie non c’è nulla, c’è il vuoto».

Critiche pesanti anche dagli istituti. Delegazioni di presidi si stanno organizzando per andare al ministero martedì e chiedere ragione di tutto questo. Dice Ilaria Acciai, vicepreside del liceo scientifico di Olevano Romano: «Più che una riforma sembra una Finanziaria. Dimezzare il latino è un errore, così si abbassa il livello dell’istruzione».