Cresce la preoccupazione in Campania per il varo della legge della scuola superiore che ridurrà ore e organici . La riforma taglia cattedre rischiano 2600 professori. Contestati i criteri del passaggio degli istituti professionali alla Regione e la creazione di otto diversi tipi di liceo. di Bianca De Fazio, da la Repubblica ed. di Napoli del 31 gennaio 2005
Battute finali per la riforma delle scuole superiori. Tra polemiche, dubbi e, soprattutto, preoccupazioni. Legate in primo luogo al numero di cattedre che verrebbero a mancare: se la riforma passasse così come è stata ipotizzata la Campania perderebbe oltre 2600 posti per gli insegnanti di scuola superiore. Una falcidia. Lo schema di decreto legislativo sul secondo ciclo di istruzione e formazione tarperebbe le ali a migliaia di precari, un vero e proprio esercito di insegnanti costretti a cambiare le loro aspettative lavorative, obbligati a riciclarsi in altri settori. Diminuirà il numero delle ore, verrà drasticamente tagliato il numero delle classi negli istituti tecnici e, soprattutto, nei professionali. Vediamo come e perché. La riforma prevede la creazione di otto licei (classico, scientifico, artistico, musicale, ecoreutico, delle scienze umane, economico, linguistico e tecnologico, ma con un numero di indirizzi che supera quota 20) nei quali confluiranno gli attuali licei e gli istituti tecnici, mentre gli istituti professionali verranno gestiti dalle Regioni, titolari della "formazione professionale". Come dire che nelle mani della Regione passerà uno studente su quattro, in Campania. Qui, infatti, gli iscritti alle scuole superiori sono in tutto 326.200 (168.900 solo a Napoli e provincia), un quarto dei quali è suddiviso tra i vari istituti professionali: 75.622, dei quali 42.584 solo nella provincia di Napoli. Cifre grosse. Probabilmente destinate a crescere quando il doppio canale tra licei e formazione professionale significherà una scelta tra gli studi fino all´università e il lavoro prima possibile. Per chi sceglierà il secondo canale, ovvero quello della formazione professionale, la Regione dovrà predisporre un percorso formativo di 3 (per la qualifica professionale) o di 4 anni (per ottenere il diploma professionale), contro i cinque attuali. Come dire che gli oltre 9 mila che attualmente frequentano l´ultimo anno degli istituti professionali, qui da noi, dovranno farne a meno, con la conseguente riduzione di un numero di cattedre che secondo una prima stima non è inferiore a 400. Dunque 400 professori in meno solo per il taglio dell´ultimo anno. Da aggiungere alle 1600 cattedre in meno legate alla riduzione del monte ore da trascorrere in classe ogni anno: dalle attuali 1320 ore alle future 990. Un quarto in meno (senza considerare il fatto che una parte consistente della formazione dovrà esser destinata all´apprendimento in contesti di lavoro). E visto che gli insegnanti degli istituti professionali sono oggi, in Campania, 6.522 - solo contando quelli con contratto a tempo indeterminato, e dunque in ruolo (unico dato disponibile al ministero) - la loro riduzione di un quarto significherebbe oltre 1.600 cattedre in meno. E siamo a duemila posti tagliati solo per la rivoluzione negli istituti professionali. Ma le forbici della stretta economica sono in agguato anche per il primo canale della scuola superiore, quello dei licei. In alcune delle 8 diverse tipologie prospettate dalla riforma, infatti, sono previste riduzioni orarie che, anche stavolta, graveranno sugli organici (solo in parte compensate da qualche incremento orario in altre tipologie di scuole). Ne faranno le spese i precari, ancora una volta. Quelle decine di migliaia di insegnanti che da anni inseguono il miraggio del posto fisso e che continuano a legare il loro futuro, di anno in anno, a convocazioni, incarichi, supplenze. Che oggi ci sono e domani - a iniziare dal prossimo anno scolastico, quando la riforma dovrà essere gradualmente applicata - potrebbero non esserci più. Non resta, ai precari, che scommettere sulla pioggia di critiche già abbattutasi sulla bozza di decreto. Dal centrosinistra come dal centrodestra. Polemiche bipartisan che mettono l´opposizione dallo stesso lato della barricata di parti significative della maggioranza.
|