Proposta per la Riforma del Secondo Ciclo. Gruppo di Lavoro dei Dirigenti scolastici degli Istituti Tecnici e Professionali del Veneto. da Orizzonte scuola del 22 gennaio 2005
I 5 punti del documento Premessa Le scelte relative all'ordinamento scolastico della cosiddetta "seconda gamba" debbono rispondere contemporaneamente al principio del diritto allo studio e del diritto al lavoro.
La "seconda gamba" infatti si caratterizza e
trova la propria identità come luogo di crescita culturale dei ragazzi
ma anche come strumento di politica attiva del lavoro, con particolare
riferimento alle condizioni, alle dinamiche e alle "vocazioni"
territoriali. Pertanto, i dirigenti degli istituti tecnici e professionali del Veneto, non ritengono utile che la tradizione e le conquiste dell'istruzione tecnica e professionale vengano omologate e subordinate a quelle dei percorsi, destinati a una minoranza di allievi (circa il 25% dell'attuale popolazione scolastica) e che rispondono ad obiettivi e criteri molto diversi. La ricchezza di un sistema scolastico si giudica dalla sua capacità di differenziarsi e di adattarsi al cambiamento delle aspettative delle famiglie e dei ragazzi, ed anche del mercato del lavoro, e non di ridurre la propria complessità e ricchezza. La semplificazione è un obiettivo burocratico, non formativo. Da molto tempo assistiamo ad una strisciante licealizzazione dei percorsi tecnici e professionali, con un aumento sconsiderato della discipline (fino a 17) e con orari insopportabili per i giovani di oggi (fino a 40 ore la settimana, quasi tutti sui banchi). Tale scelta non ha scalfito né la piaga degli abbandoni né quella degli insuccessi, attestati mediamente sul 25% degli allievi. Inoltre, questa scelta, che ha una lunga storia - legata alle periodiche crisi economiche che hanno portato il mercato del lavoro di alcune regioni italiane ad orientarsi verso l'impiego pubblico - non ha affatto migliorato i risultati degli allievi nelle competenze fondamentali (italiano, matematica e scienze), come dimostrano le indagini internazionali ed anche italiane. Noi intendiamo chiedere che questo piano inclinato venga interrotto e si persegua una via - nel rispetto degli obiettivi e delle finalità della legge 53/03 - legata alle sfide del cambiamento economico, sociale e culturale e alle scelte degli altri paesi europei, a partire dalla Germania e dalla Gran Bretagna, e, in particolare, agli obiettivi degli accordi internazionali relativi all'istruzione tecnica e professionale, con riferimento particolare a quello di Washington e Bologna.
I punti della proposta 1) Il sistema dei percorsi tecnici e professionali deve mantenere la propria identità come sistema di opportunità formative di diversa durata ma con caratteristiche di "terminalità": ogni percorso, sia tecnico che professionale (fino all'apprendistato), breve o lungo che sia, deve avere una chiara indicazione degli esiti in termini di competenze professionali spendibili nel mercato del lavoro "locale", nazionale ed europeo. Anche per tale motivo, il sistema dell'istruzione e della formazione tecnica e professionale deve essere il principale destinatario delle modalità di apprendimento esperienziale in alternanza scuola lavoro, che va previsto e regolato come opzione per tutti i percorsi, a partire dal 15.mo anno di età. Siamo infatti convinti che l'ambiente di lavoro e della produzione, opportunamente predisposti ad accogliere le esperienze di formazione, sia una sede privilegiata per lo sviluppo delle competenze a tutti i livelli, comprese quelle di carattere astratto e culturale; 2) Va individuata con chiarezza, e garantita, l'articolazione dei percorsi tecnici e professionali nei cinque livelli di qualifica e diploma previsti dalla normativa europea: dalla prima qualifica professionale, al diploma professionale, al diploma professionale superiore e quello dell'alta formazione tecnico-professionale (dopo i 21 anni). Il sistema riuscirà a rispondere alle sempre più diversificate domande di formazione dei ragazzi, delle famiglie e del mercato del lavoro e delle professioni se sarà in grado di mantenere e valorizzare la diversità e l'articolazione dei vari percorsi, evitando l'omologazione con quelli ritenuti più prestigiosi. Tale articolazione e diversificazione devono riguardare le metodologie, i contenuti e le modalità organizzative (orari e calendari) e didattiche dei percorsi stessi; 3) Il quinto anno, ai fini dell'esame di Stato e al conseguente accesso ai corsi universitari - come previsto dalla legge 53/03 - deve avere caratteristiche specifiche e pertinenti con il percorso tecnico e professionale dei quattro anni precedenti ed essere finalizzato (propedeutico) all'accesso ai diversi indirizzi in cui si articola l'offerta universitaria; 4) Va previsto e costruito il livello superiore dell'offerta formativa non accademica sia tecnica che professionale, con riferimento sia alla formazione tecnica superiore di durata triennale (19-21 anni), presente in tutti i sistemi europei, che all'alta formazione tecnico professionale (biennale). Tale previsione potrà garantire la pari dignità dei percorsi della seconda gamba e contribuirà a ridurre l'attuale dispersione a livello secondario e universitario. I corsi di formazione superiore devono essere progettati con le modalità tipiche dell'alternanza scuola lavoro e rispondere a caratteristiche organizzative e didattiche di una vera e propria scuola, con possibili crediti per l'accesso ai corsi di laurea; 5) I curricoli dei percorsi tecnici e professionali, nelle loro varie articolazioni e nella durata, devono essere caratterizzati dalla centralità dei laboratori e dell'apprendimento operativo, evitando qualsiasi eccesso di materie e di orari, che costituiscono un grave handicap per un apprendimento efficace. La "permeabilità" - e quindi i passaggi - tra i vari percorsi dell'intero sistema di istruzione e di formazione deve essere assicurata non dall'enciclopedia delle materie ma dalle "competenze chiave". Castelfranco Veneto, 21 gennaio 2005 |