Ma qual é il progetto di scuola dell'Ulivo?

di Maurizio Tiriticco  da Fuoriregistro del 13/1/2005

 

Sono sempre schivo dall'intervenire sul terreno politico in senso stretto, però... Ho letto con interesse il pezzo redazionale di Scuolaoggi sul killeraggio antiProdi ed altre cose che riguardano la... non-posizione dell'Ulivo sui temi della scuola. Alle puntuali osservazioni del giornale aggiungerei senza commento questo fiorellino, tratto dalle "idee-chiave per l'Alleanza", una sorta di linee programmatiche (si fa per dire!!!) che Rutelli ha lanciato nell'articolo su "la Repubblica" dello scorso 3 gennaio.
A proposito della scuola Rutelli scrive: "Scuole aperte al servizio della comunità. L'istruzione pubblica - tutta la scuola è pubblica - è il sostegno primario alla crescita di persone e famiglie, non più solo un fatto sociale, ma base della crescita economica moderna. Occorrono più risorse, puntare a tenere aperti 12 ore al giorno e utilizzare al meglio edifici scolastici, far sorgere centinaia di nuovi nidi e materne". E qui finisce! Rutelli non sa che gli edifici scolastici sono già aperti da tempo, certamente in relazione alle iniziative che scuola e territorio svolgono! E non sa che le materne non si chiamano più così! Il resto della proposta è... assoluta ovvietà!

Se questo è il quadro, se Prodi si limita a dire poco sulla scuola, l'ira funesta di Michele Corsi - ma anche nostra! - è certamente giustificata! Se l'Ulivo non si decide ad affrontare il problema dell'istruzione per quello che essa è oggi e dovrebbe essere domani, c'è poco da stare allegri... e condivido il relativo pessimismo di Scuolaoggi. Infatti la questione non è se cancellare o meno la legge 53, ma sapere che cosa si intenda fare per un reale progetto di istruzione di qualità per tutti, dalla nascita alla tomba (è un'espressione un po' funerea, ma è quella tradizionale dell'Educazione permanente). In questa ottica, la scuola in senso stretto è solo un segmento e neppure quello più significativo. Ma queste cose io, la redazione di Scuolaoggi e tantissimi di noi le diciamo e le scriviamo tutti i giorni ed in modo molto dettagliato. Lo dice anche Rutelli che l'istruzione è una base della crescita economica… solo che alle sue parole non segue un progetto credibile!

Comunque, perché non mi si accusi di genericità, ritengo che si dovrebbe procedere su due linee: una minimale, legata alla contingenza ed al quotidiano della vita delle nostre scuole; la seconda di grande prospettiva, ma con tempi e scadenza precise, in cui siano coinvolte le migliori risorse del Paese (un po' quello che hanno fatto in Francia con il rapporto Thélot).

Per la via breve, si potrebbe procedere così: a) “correggere e integrare”, a norma dell’art. 1, c. 4 della legge 53, il dlgs 59/04, perché è lì che la Moratti ha fatto il colpo di mano, stravolgendo la delega che il Parlamento le aveva affidato – si vedano la provvisorietà delle Indicazioni, la frammentazione delle ore, il tutor, il portfolio, la proposta metodologica delle Unità di apprendimento che non ha né capo né coda, et al! –“abrogando” di fatto tutte quelle innovazioni che stanno creando seri problemi alle scuole;
b) cancellare la cm 85/04 (quella delle schede di valutazione faidate) con una nuova cm (al Miur sono maestri nelle operazioni di “riscrittura”!) con cui si possa tornare alle schede precedenti. Con tali misure in via temporanea si ritornerebbe allo status quo dei programmi del '79 e dell'85. Comunque, si dovrebbe lasciare all'autonomia delle scuole ampi margini per gestire la transizione senza contraccolpi di sorta (ad esempio: se in talune realtà il tutor c'è e funziona, non lo si cancelli).

Per la prospettiva, si dovrebbe lavorare veramente ad un progetto che giunga ad una nuova legge abrogativa della legge 53, che riordini l'intero sistema nazionale e regionale di istruzione, ma che sia predisposta su tavoli paritari Stato-Regioni, lavorando perché queste ultime assumano veramente l'onore e l'onore di una formazione professionale in grado di essere all'altezza degli standard europei (del resto, è anche l'auspicio e l'impegno che 32 ministri europei hanno assunto a Maastricht lo scorso dicembre: sviluppare un sistema unitario di istruzione e formazione culturalmente e professionalmente forti) non solo per rispondere ai bisogni formativi dei giovani ma anche perché una occupabilità che si giochi su di un mercato del lavoro transnazionale consentirebbe all'economia europea di essere competitiva a fronte delle sfide della globalizzazione.

E' veramente triste che, in uno scenario così complesso e di elevato profilo storico e politico, certi nostri rappresentanti continuino a giocare ai quattro cantoni: lo scippo quotidiano dei governatori! A meno che non sopravvenga un salutare diluvio... lo shunami di una indignazione... universale!

Noi non desistiamo!