L'indagine della Uil scuola rivela che rispetto alla media europea

i nostri prof sono i più vecchi.

Insegnare, un mestiere da anziani.

Quasi la metà dei docenti italiani assunti ha più di 50 anni.

da ItaliaOggi del 13/1/2005

 

Insegnare, una cosa da vecchi. Oppure da precari. Che l'età abbia i suoi aspetti positivi e che possa giocare favorevolmente soprattutto in termini di esperienza e bagaglio culturale nel rapporto con i giovani è indiscutibile. Ma per la scuola non è affatto una scelta. Quasi la metà dei docenti italiani regolarmente assunti ha più di 50 anni, ha meno di 30 anni solo il 4% dei prof delle scuole elementari e medie inferiori, e uno striminzito 0,1% alle superiori. E nel 2015 l'età media passerà dagli attuali 48 anni a più di 54 anni. Dati che incoronano l'Italia come il paese dell'Unione europea con il corpo docente più anziano.

Dietro questa realtà, non c'è una strategia per valorizzare esperienza e maturità, né un'opzione di chi si avvicina al mondo del lavoro e snobba l'insegnamento. I giovani in fila per un posto fisso nella scuola sono tanti, ma nella scuola non riescono a entrare, non con tanto di contratto a tempo indeterminato.

 

Nonostante le 12.500 immissioni in ruolo dello scorso anno, il turn over pende dalla parte dei pensionamenti. I docenti stabili sono scesi infatti dai 722 mila del 1999/2000 ai 706 mila del 2003/2004. Una riduzione fortemente auspicata e perseguita dal governo, che punta ad alleggerire i dipendenti del settore pubblico più nutrito della p.a., con un conseguente sollievo per le casse dello stato.

Questa situazione, accompagnata dalla necessità di coprire comunque le cattedre vuote, favorisce il ricorso alle supplenze, che infatti sono salite del 4,5% raggiungendo quota 120 mila: quasi il 15% della forza lavoro impegnata dietro le cattedre ha un contratto sino al termine delle lezioni o delle attività didattiche. Il caso più eclatante di precariato nel pubblico impiego.

A stilare la carta d'identità del docente italiano è stata la Uil scuola, che si è anche sbilanciata nel fare previsioni sulle prospettive da qui a dieci anni, quando solo l'1,7% degli insegnanti avrà un'età inferiore ai 35 anni, mentre un docente su 10 avrà 60 anni o più. Il sindacato guidato da Massimo Di Menna chiede un piano straordinario di immissioni in ruolo, che consenta di invertire la rotta dando stabilità agli insegnanti e alla scuola. Non giocherebbe a favore di uno svecchiamento della scuola la recente riforma pensionistica targata Maroni, “che introduce rigidità che avranno l'effetto di peggiorare questa situazione e non di migliorarla. In un sistema articolato e flessibile come quello italiano non ha senso imporre per legge, in modo rigido, il prolungamento dell'età pensionabile. Il sistema deve essere flessibile perché i lavori non sono tutti uguali. Le stesse persone hanno necessità diverse. Tutte le ricette che fanno finta di non vedere questa realtà”, scrive l'ufficio studi della Uil scuola, “sono sbagliate. Bisogna invece incentivare le persone, magari dando loro l'opportunità di cambiare funzioni, ma lasciandole libere di scegliere quando vogliono andare in pensione”.

 

L' organico

In cinque anni, sono stati tagliati dall'organico della scuola 22 mila posti fissi. Il fenomeno è più contenuto per gli istituti dell'infanzia, flessioni significative invece alle elementari e alle medie inferiori. In controtendenza, di 1.300 unità circa, le superiori.

L'età

L'80% degli insegnanti ha tra gli 11 e i 30 anni d'anzianità di servizio. Ha meno di cinque anni di contributi solo l'1% dei docenti. Rispetto all'età anagrafica, circa il 50% dei docenti ha superato i 50 anni, nella secondaria si arriva al 62,7%.

Il confronto Ue alle primarie . . .

Rispetto alla media europea, i prof italiani della scuola primaria sono i più anziani: i giovani sotto i 30 anni sono in media il 12,8% nell'Unione, solo il 4% in Italia. Sopra i 50 anni, l'Europa conta in media il 27,7% degli organici, il 35% per la fascia d'età 40-49 anni. L'Italia si attesta rispettivamente al 30,3 e al 39%.

. . . e alle superiori

Nella scuola secondaria, si evidenzia ancora di più la mancanza di docenti under 30 in Italia: quasi inesistenti, con uno 0,1%, che sale all'11,8% per la fascia 31/39 anni. Gli insegnanti over 40 rappresentano circa l'88% dell'intero contingente, con quasi il 44% di cinquantenni. Dieci punti percentuali in più della media europea.

Lo stato Ata

Per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo (Ata) solo il 2% ha meno di 35 anni. In media, ha un'età più alta del personale docente. La metà ha tra i 36 e i 49 anni. I direttori dei servizi generali e amministrativi sono per il 60% over 50, così come il 54% dei collaboratori scolastici. Gli assistenti tecnici e amministrativi si collocano in maggioranza (il 52%) sotto la soglia del 50° anno.

Dirigenti grigi

Per trovare tracce numericamente significative di giovani, bisogna partire da un'età di 42 anni: al di sotto di questa soglia c'è solo il 2,35% dei dirigenti scolastici. Il 70% dei presidi supera invece i 56 anni. ´È facile prevedere che nel prossimo futuro si avranno molte presidenze vuote, perché le 1.500 immissioni in ruolo effettuate nel 2004 hanno comunque lasciati liberi più di 2.600 posti', a cui il concorso ordinario appena bandito non darà risposta esaustiva.

L'anima rosa italiana

Le cifre e il trend per i prossimi anni conferma un luogo comune; la scuola è donna. Nelle materne, le insegnanti sono praticamente la totalità; nelle elementari il maestro è una sparuta minoranza (5%).

La cosiddetta ´femminilizzazione' avanza anche nella scuola media, dove i 3/4 dei posti sono occupati da donne. Alle superiori, la presenza femminile sta per raggiungere il 60%, mentre è ancora bassa, seppure in crescita, per il personale educativo (circa il 20%). Per la dirigenza, la presenza femminile è decisamente più bassa, anche se in crescita mediamente dell'1% l'anno: nella scuola di base ci si avvicina al 48%, in quella secondaria al 25%.

Anche per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario la presenza femminile è maggioritaria, situandosi al di sopra del 60% per tutte le figure, compresi i direttori dei servizi amministrativi.

... ed europea

Italia primatista in Europa in quanto a presenza femminile nella scuola: la professione dell'insegnamento è in mano alle donne per il 95% nella primaria, contro una media Ue del 79%; è a quota 73% alle medie, il resto d'Europa è al 60%; quasi il 60% alle superiori, la media Ue è al 50%.

Le prospettive

Nei prossimi dieci anni, con le attuali regole, assisteremo a un invecchiamento progressivo del personale della scuola italiana, in particolare degli insegnanti. Complici da un lato il forte spostamento in avanti dell'età dei nuovi assunti (media di 35/37 anni), dall'altro la riforma delle pensioni, con l'innalzamento a 60 anni dell'età minima per accedere al trattamento previdenziale. Con la conseguenza che nel 2015, stima la Uil scuola, solo l'1,7% degli insegnanti avrà meno di 35 anni e un insegnante su 10 avrà 60 anni o più.

Le ricette

Offrire la possibilità a coloro che hanno superato i 55 anni, e che ne fanno domanda, di poter essere utilizzati in funzioni diverse da quelle dell'insegnamento in classe. Una soluzione destinata ad avere risvolti positivi soprattutto nelle scuole materne e nelle elementari. “Si tratta di puntare a un utilizzo degli insegnanti per le tante nuove funzioni necessarie a un sistema di istruzione sempre più complesso”, spiega la Uil scuola. La seconda strada per svecchiare la scuola italiana è quella di programmare un piano pluriennale di assunzioni, che punti nel giro di cinque anni ad assorbire tutti i precari.