Fine annunciata del tempo pieno?
di Dedalus, da
ScuolaOggi del 9/1/2005
Come ha scritto Federico Niccoli su queste
pagine la Circolare ministeriale sulle iscrizioni per l’a.s. 2005-2006
inizia con un “dono”, il riconoscimento almeno parziale dell’autonomia
delle scuole, e termina con la riproposta secca dello “spezzatino
pedagogico” in fatto di orari e di attività didattiche. In cauda
venenum. Ma c’è di peggio. Fa bene Laocoonte-Niccoli a preoccuparsi e
a temere i Greci anche quando portano doni. Soprattutto se i doni in
questione sono soltanto apparenti e celano una ben più triste realtà.
Cosa traspare infatti dietro l’angolo, oltre la circolare n.90 del 30
dicembre 2004 (uscita sul sito del MIUR il 3 gennaio 2005)? Per quanto
riguarda in particolare la scuola primaria, si possono fare delle
ipotesi (purtroppo, temiamo, fondate) soprattutto sulla base di una
attenta lettura dei “modelli di domanda di iscrizione” allegati alla
circolare stessa e forniti alle scuole “a titolo orientativo”.
Com’è noto qui si prospettano una serie di “orari possibili”: il tempo
scuola strettamente necessario, obbligatorio delle 27 ore; le 30 ore
con l’aggiunta delle tre ore facoltative-opzionali; l’ulteriore
aggiunta dell’eventuale tempo mensa (fino ad un massimo di 40 ore di
tempo scuola).
A ben vedere, altro non è che la traduzione operativa del decreto
legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004. Già nel testo del decreto,
all’art.7 (ma anche nelle “note a commento” a cura del MIUR…
ricordate?) non si usava mai il termine “tempo pieno”. Certo, di tempo
pieno aveva parlato poi il Min. Moratti, ad es. nella “rassicurante”
lettera-spot inviata ai genitori, ma intendendo sempre e soltanto le
“40 ore di scuola per gli alunni”. E questo è quello che resterà,
appunto, ma il Tempo Pieno “classico” con due insegnanti per classe e
le compresenze? E le “ore di scuola degli insegnanti” nella classe ?
Insomma, come abbiamo sostenuto più volte, il vero nodo è quello degli
organici: quanti insegnanti verranno assegnati alla scuola e per quale
tempo scuola.
Come si ricorderà, anche lo scorso anno la Circolare sulle iscrizioni
(uscita, tardivamente, il 13 gennaio 2004) aveva indicato i modelli di
27 ore e di 30 con le tre ore aggiuntive più l’eventuale tempo mensa.
Ma in maniera più soft, meno esplicita dei modelli di iscrizione
allegati e “proposti” ora.
Inoltre l’organico docenti per l’anno scolastico 2004-2005 é stato
ancora definito sulla base dei vecchi parametri utilizzati dal sistema
informatico (3 docenti ogni due classi a modulo, 2 docenti per ogni
classe di tempo pieno), salvo qualche correttivo apportato poi sulle
classi prime di tempo pieno richieste in aumento.
Ora il punto è proprio questo: come verranno definiti gli organici
quest’anno? Già il “commento” ministeriale al D.Lgs. 59/2004 precisava
con chiarezza che “alla definizione dell’organico di istituto
concorrono la quota ordinaria, quella facoltativa-opzionale e quella
derivante dall’impegno orario dei docenti per l’assistenza agli
alunni, durante il tempo dedicato alla mensa e alle attività
ludico-ricreative del dopo mensa nei rientri pomeridiani”. Ora la
circolare sulle iscrizioni e i modelli allegati, lasciando ben pochi
dubbi in proposito, fanno trasparire un’ipotesi tutt’altro che remota.
Vale a dire che saranno assegnati alle scuole tanti docenti quanti
sono necessari per coprire il tempo scuola per gli alunni delle varie
classi. Una semplice operazione quindi: il monte ore complessivo
necessario (classi a 27 ore più classi a 30 ore, più tempo mensa)
diviso 22 (l’orario settimanale di lezione dei docenti di scuola
primaria).
In questo modo si garantirebbe la mera copertura oraria del “tempo
pieno di 40 ore” della Moratti, ma si minerebbe alla radice il vero
Tempo Pieno, facendo saltare le ore di compresenza dei docenti
(attualmente i due docenti delle classi a tempo pieno effettuano 44
ore sulla classe, a fronte di un tempo scuola degli alunni di 40 ore).
Stesso discorso potrebbe valere per gli orari e le compresenze di
molte classi a modulo, realtà più variegata sul territorio nazionale.
A questo punto il tempo pieno si ridurrebbe alla semplice alternanza
di due (o più) docenti sulla classe, per assicurare la copertura
dell’intero orario di 40 ore degli alunni, senza più momenti di
compresenza e di effettiva contitolarità. L’impossibilità quindi di
suddividere l’unità classe, formare gruppi di alunni, effettuare
attività di classi aperte. La fine di quello che è stato per lunghi
anni uno dei momenti qualificanti, più significativi, della scuola a
tempo pieno.
L’introduzione dell’insegnante tutor, in questo senso, finirebbe poi
per dare il colpo di grazia alla collegialità ed al gruppo docente
paritario.
E’ questa una previsione troppo pessimistica, eccessiva, fuori luogo?
Se pensiamo al fatto che la finanziaria prevede un taglio consistente
nella dotazione del personale docente in organico di diritto (in parte
“recuperato” con l’éscamotage di far rientrare su posto comune 7.100
docenti specialisti di lingua straniera) le prospettive non sono certo
rosee.
Come non vedere inoltre una “coerenza”, una stretta correlazione tra
il modello complessivo di scuola delineato dalla riforma Moratti - ed
in particolare dal decreto n.59 - e le implicazioni che ne derivano a
livello di organico docenti? Non si tratta della “fine annunciata” del
Tempo Pieno per come l’abbiamo conosciuto da più di vent’anni a questa
parte?
Ci auguriamo di essere smentiti e che il tempo pieno possa continuare
con l’assegnazione di 2 docenti per classe (compresenze incluse), ma
non ne siamo affatto certi. Dopo i severi ammonimenti di Laocoonte,
non vorremmo finire insomma, sempre per rimanere all’interno delle
mitiche mura di Troia, per far la parte di Cassandra…