In dirittura d'arrivo da viale Trastevere un nuovo decreto per riformare la scuola secondaria. Superiori, cercasi riforma condivisa. Tra le questioni più spinose, la competenza sulla formazione da ItaliaOggi del 18/1/2005
La Moratti apre al confronto con le parti sociali per la riforma della secondaria. Con una bella gatta da pelare: l'organizzazione degli istituti tecnici, il canale dell'istruzione a tutt'oggi più gettonato dai giovani e conteso tra stato e regioni, e della formazione professionale. Innanzi alle pressioni di regioni, Confindustria e sindacati, il ministro dell'istruzione, Letizia Moratti, ha avviato la scorsa settimana una serie di incontri che dovrebbero portare entro febbraio alla presentazione del decreto al consiglio dei ministri per il varo. L'avvio insomma di un percorso condiviso per la nuova scuola superiore. Si entrerà nel vivo la prossima settimana, quando si riapriranno i tavoli sulla base di una nuova bozza di decreto che è ancora in fase di elaborazione a viale Trastevere. Molteplici i nodi da sciogliere per tentare di superare le difficoltà avanzate da più parti e creare un sistema duale (istruzione e formazione) di pari dignità, nel quale sia garantito il passaggio, che dia le competenze necessarie per accedere al mondo del lavoro, in un contesto di devolution che garantisca però standard comuni, validi su tutto il territorio. Le regioni, in conferenza unificata, hanno rimarcato le perplessità già trapelate sulla scorta della bozza di decreto messa a punto da viale Trastevere a dicembre. Il titolo V della Costituzione prevede che siano le regioni a dover gestire tutto il personale scolastico e le linee di indirizzo programmatico della formazione professionale. Allo stato va invece la programmazione dei licei. Attualmente gli istituti tecnici sono i più gettonati tra le scuole superiori, con circa 900 mila studenti contro i 545 mila dei professionali e gli 800 mila alunni dei licei, tra classici, scientifici, artistici. Se gli istituti tecnici dovessero essere promossi a licei, come prevedeva la bozza iniziale, entrerebbe nella competenza dello stato il troncone dell'istruzione più consistente. Alle regioni resterebbero invece solo i corsi professionali, tre o quattro anni di formazione per un titolo abilitante a entrare nel mondo del lavoro, corsi che rischiano di essere però penalizzati nella scelta da parte dei giovani proprio dalla cosiddetta liceizzazione dei tecnici. "Se le indiscrezioni dovessero essere confermate", dichiara Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil scuola, "si aprirà inevitabilmente un nuovo fronte di scontro fra la scuola e il governo. Con la nuova secondaria si impone ai giovani una scelta precoce e irreversibile tra il sistema dell'istruzione e della formazione professionale". Saluta con favore l'apertura di un confronto con le parti sociali, Gino Galati, neosegretario dello Snals Confsal, mentre Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, sottolinea i rischi della "frantumazione regionale del sistema. Va evitato il dualismo tra istruzione liceale nazionale e istruzione e formazione professionale regionale per l'accesso al lavoro". Parla di un decreto confuso, "che non risolve i conflitti di competenza tra stato e regioni", Alessandro Ameli, coordinatore nazionale di Gilda. La Cisl scuola di Francesco Scrima concentra l'attenzione sull'assegnazione selettiva degli attuali istituti superiori "alle distinte competenze di stato e regioni, basata su puri criteri nominalistici e senza tener minimamente conto dei processi di innovazione ordinamentale-culturale-didattica delle aree tecniche e professionali". Resta poi il nodo diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per 12 anni o comunque fino al conseguimento di una qualifica entro il 18° anno che è legato a doppio filo alla disponibilità delle risorse. Il provvedimento dovrà seguire un lungo iter, che prevede passaggi al consiglio dei ministri, al parlamento e in Conferenza stato-regioni, prima di essere definitivamente approvato entro ottobre del 2005. Ottobre e non marzo 2005: sei mesi in più rispetto alla prima scadenza che dovrebbero consentire alla Moratti di raggiungere se non un accordo generalizzato almeno un clima di maggiore serenità nel quale avviare la riforma. Gli effetti dovrebbero prodursi a partire dall'anno scolastico 2006/2007. |