Cambia la prova di valutazione per le matricole.

In 25 minuti bisogna elaborare un commento su un argomento di cultura generale.

L’America scopre il tema scritto a mano

«I test per gli studenti non bastano più».

di Elvira Serra da Il Corriere della Sera del 19/1/2005

 

C’è chi ci sta già perdendo il sonno. Perché quel che attende buona parte degli studenti del terzo anno dei licei americani è una rivoluzione. A marzo, per la prima volta, dovranno scrivere a mano un tema per accedere al College. Impresa non facile, nella terra dei test a risposte multiple. Ma tant’è. Il College Board americano, l’associazione non profit che ogni anno elabora programmi, servizi ed esami per 23.000 scuole superiori e 3.500 college, ha deciso di cambiare il Sat, lo Scholastic Aptitude Test, che misura capacità e attitudini delle aspiranti matricole. «Avevamo bisogno di rendere il test più vicino agli attuali programmi seguiti in classe, era indispensabile un cambiamento», spiegano al College Board. Più che di cambiamento, però, si tratta proprio di rivoluzione. La più recente modifica del Sat bisogna andare a cercarla nel 1994 e riguarda principalmente il via libera alla calcolatrice e l’abolizione delle domande con antinomie. Ma in 67 anni di americanissima storia del test non si era mai visto l’ingresso di una componente così latina e riflessiva come il tema.

«Le regole - si legge sul sito www.collegeboard.com - sono chiare: gli studenti avranno venticinque minuti di tempo per completare, a mano, il loro elaborato. Ciascun compito sarà esaminato da due insegnanti che dovranno avere almeno tre anni di esperienza sul campo. Non si terrà conto della grafia, ma naturalmente gli elaborati dovranno essere scritti in modo comprensibile. Sono previste deroghe per i disabili e alla fine ciò che conta è il senso complessivo del lavoro, la coerenza e l’abilità critica». Un esempio? «Thomas Edison ha fallito diecimila tentativi prima di inventare la lampadina. Eppure lui ha sempre detto: "Non ho fallito diecimila volte, ma ho scartato con successo diecimila materiali e combinazioni che non funzionavano". Che cosa ne pensi? Qual è la tua idea su come si raggiunga il successo?».

La «writing section» è solo una delle tre sezioni del nuovo test destinato alle matricole del 2006: ci sono pure la «critical reading section», sulla lettura critica, e la «mathematics section», sull’algebra. Gli esaminandi dovranno rispondere a tutto in tre ore e 45 minuti. E se il tema (caldeggiato dalla National Commission on Writing for America’s Families, Schools and Colleges) continua a essere la prova più temuta, anche la matematica fa paura: 70 minuti per risolvere problemi, domande a risposta multipla ed esercizi di geometria più complicati che in passato. Un incubo per i giovani italiani all’estero, già bocciati dall’Ocse all’ultima indagine che li metteva al ventiseiesimo posto tra 29 Paesi per lo studio della matematica.

Il College Board però assicura: «Il risultato del Sat è soltanto uno dei fattori che College e Università prendono in considerazione nelle scelte di ammissione».

 

LA PSICOLOGA

Silvia Vegetti Finzi:

«E’ un bel passo avanti, finalmente si esce

dalla gabbia delle risposte multiple»

 

Professoressa Silvia Vegetti Finzi, che cosa pensa del nuovo Sat statunitense con l’aggiunta del tema? «Mi fa molto piacere, e parlo da insegnante di una materia umanistica (Psicologia dinamica all’Università di Pavia, ndr ). Mi sembra un bel passo avanti rispetto alle crocette sulle risposte multiple».

Che cosa non la convince del tradizionale metodo di valutazione americano?

«Il fatto che i ragazzi non abbiano la possibilità di argomentare i loro punti di vista. Sono sicura che il nuovo metodo porterà buoni frutti. Con i test a risposta chiusa si mortifica in un certo senso l’autonomia degli studenti».

L’America copia la tradizione italiana proprio quando l’Italia comincia a utilizzare i quiz per valutare i ragazzi. Non le pare strano?

«Noi abbiamo sempre dato importanza alla capacità critica. E non mi sembra un bene il fatto che si stia cercando di cambiare. Certo, il test a risposta è più pratico, si corregge più facilmente, si può essere più obiettivi nella valutazione. Però...».

Che cosa si perde?

«Manca la valutazione degli aspetti qualitativi della conoscenza degli studenti. E poi si finisce per premiare il pensiero convergente, cioè quello che segue sentieri già tracciati da altri, per punire il pensero divergente, che spesso è quello più creativo, che di fronte a una strada preconfezionata preferisce sondarne un’altra più perigliosa, ma più autonoma».

Allora promuove la svolta statunitense?

«Promuovo, sì. Mi sembra un buon segno e mi sembra anche un motivo di riflessione per tutta la scuola italiana».

Crede che faccia scrivere poco?

«Nella scuola elementare, in particolare, i bambini sono sacrificati. Svolgono pochissimi temi, fanno troppi esercizi tecnici. Così i ragazzi perdono la motivazione, e si mortificano le intelligenze più originali».