Dal 2006 dovrebbero "liceizzarsi".

I docenti: "Così le nostre scuole perderanno la loro identità".

Istituti tecnici, no alla riforma

"Studenti condannati alla serie B".

di Beatrice Rutiloni, da Il Corriere della Sera, cronaca di Roma, del 6/2/2005

 

Riforma, ora tocca alle superiori. I decreti attuativi della legge 53 per il secondo ciclo dell'istruzione hanno gettato nella confusione le scuole superiori della Capitale, istituti tecnici e professionali in particolare, i più penalizzati dalle novità che dovrebbero entrare in vigore nell'anno scolastico 2006-2007. Nella visione della riforma, descritta nello schema di decreto presentato dal ministro Moratti lo scorso 17 gennaio, è previsto un doppio canale di istruzione superiore: il sistema dei licei e quello degli istituti di formazione professionale (IFP). Scompaiono i tecnici, "assorbiti" negli otto licei a seconda dell'indirizzo: classico, scientifico, economico, artistico, linguistico, musica e coreutica, tecnologico, delle scienze umane.

«Siamo molto preoccupati - spiega la professoressa Cuomo, vicepreside dell'Itis Einstein - i cambiamenti previsti dalla riforma ci toglieranno identità: con il processo di liceizzazione perderemo ore fondamentali e ne acquisteremo altre che, con tutto il rispetto, non servono. Delle 18 ore settimanali di materie professionalizzanti, come elettronica o telecomunicazioni, la riforma ce ne lascerà 5, in compenso avremo filosofia». In difficoltà gli insegnanti di queste materie: «Molti di noi perderanno il posto - osserva Mauro Lenti, prof di sistemi elettronici - per quelli che restano ci saranno più classi da seguire e la perdita di continuità si farà sentire sul rendimento dei ragazzi».

Ancora più problematica la situazione degli istituti professionali, che dovrebbero passare alle Regioni e in molti casi non fornire più un titolo abilitante all'istruzione universitaria. «I nostri studenti rischiano di non sostenere più l´esame di Stato - spiega la vice preside dell'istituto Einaudi per il turismo e il commercio - gli anni obbligatori sono solo 4, l'ultimo, con l´esame è facoltativo. Gli effetti si sono già fatti sentire: quest'anno abbiamo perso nove classi». Al professionale Duca D'Aosta per l´industria e l'artigianato, dove la professoressa Battaglia, esprime i suoi dubbi su un altro aspetto fondante del decreto: «Non mi piace affatto l´alternanza scuola-lavoro: con meno ore a disposizione per studiare i nostri diventeranno studenti di serie B».

Sul piede di guerra le associazioni di genitori, che si stanno mettendo in rete per condividere argomenti e azioni: «Le battaglie sociali per far diventare la scuola un luogo di pari opportunità rischiano di cadere nel vuoto - accusa Mimma Miani, del coordinamento romano difesa della scuola pubblica - con questa riforma si torna a uno schema classista dell'istruzione. Lanciamo un appello a tutti i genitori: contattateci all'indirizzo web www. coordinamentodifesascuolapubblica. it, cerchiamo di modificare le cose».

Anche l´assessore provinciale alla scuola Daniela Monteforte esprime parole di condanna per il decreto «che svilisce il patrimonio di istituti tecnici e professionali. Per non parlare delle discriminazioni tra studenti di Regioni differenti, una volta che i professionali dipendessero dalle risorse finanziarie di ciascuno. Sarebbe la fine del sistema egualitario dell'istruzione pubblica».