La scuola sommersa dalle "Offerte formative".
I saperi essenziali sono ancora al primo posto nella
scuola dell'autonomia
o stanno cedendo il passo alle sempre più numerose
attività extracurricolari?
di Alfio Pelleriti, da
Foruminsegnanti.it,
del 13/2/2005
originale da www.girodivite.it del 10/2/2005
Chi pensa ancora che nella scuola girano pochi
soldi si sbaglia. Alle scuole giungono finanziamenti dagli enti
locali, dalle regioni, dal Ministero e dal fondo europeo per le "aree
depresse". Vi sono scuole con bilanci di centinaia di migliaia di
euro. La domanda, allora, sorge spontanea, diceva un onesto
presentatore televisivo: come si spendono questi soldi?
A deciderlo dovrebbe essere il Collegio dei Docenti, che indica le
linee generali e i criteri da seguire per impostare il programma
annuale della scuola. Ma il più delle volte il Collegio dei Docenti è
una "palude" distratta, indifferente, pigra che non sa e non vuole
sapere e delega, dunque, ai dirigenti e a pochi docenti attenti a
cogliere le occasioni che si presentano in certe favorevoli
congiunture economiche e politiche. E il momento storico attuale è
quello buono. Fino al 2006 l'Italia può attingere a fondi europei per
lo sviluppo delle cosiddette "aree depresse", i PON.
Ma le regioni non vogliono essere da meno e anch'esse intervengono con
i POR, finanziamenti per progetti miranti alla salvaguardia del nostro
patrimonio artistico, delle tradizioni popolari, del dialetto e di
storia patria. Insomma, grandi contenitori dove ci può stare "di tutto
e di più". Gli Enti locali, poi, sono pronti a finanziare qualsiasi
progetto, anche il più bislacco, pur di consentire al sindaco e
all'assessore d'essere protagonisti di un minispot autoincensatorio.
In questi ultimi anni, dunque, si è assistito ad un proliferare
d'attività, spesso inutili, bislacche, lontane dai saperi essenziali
disciplinari. Eppure la tanto strombazzata scuola "manageriale",
d'impronta altamente liberista, dovrebbe dare largo spazio al merito,
al potenziamento delle capacità e delle competenze, agendo, come dice
la legge del 28/03/2003 n. 53 sulle "conoscenze e le abilità generali
e specifiche..."
E invece, l'interesse di docenti e dirigenti scolastici è volto a
qualcosa "d'altro": conquistare gli spazi dell'extracurricolare,
quelli finanziati, appunto, dalle floride casse europee.
Qualcuno, a tal proposito, auspica che la "manna" non finisca, che la
"miniera" non si esaurisca col 2006, quando le risorse dovranno
passare a nazioni, da poco entrate nel consesso europeo, che
presentano gravi problemi economici e sociali. Si auspica, cioè, che
il nostro Paese e il Mezzogiorno, in particolare, siano considerati
"aree disagiate", pur di continuare a godere dei finanziamenti. Con
buona pace della "solidarietà" e della "Fratellanza" tra i popoli (E
chi se ne frega dei Paesi dell'Est e della Turchia!). Bel cinismo da
parte di chi è sempre pronto a difendere il concetto di democrazia,
declamandone i principi, per poi tradirli perseguendo gli interessi
del proprio orticello.
Questa cascata di denaro pubblico, da qualche anno, ha trasformato la
scuola in una terra di conquista di docenti iperattivi, che hanno
scoperto, dall'oggi al domani, una grande vocazione per la loro
professione e quindi fanno a gara per accaparrarsi un congruo numero
d'allievi disposti a seguirli nelle ore pomeridiane nei loro corsi. Le
offerte sono tante, si moltiplicano d'anno in anno: corsi
d'informatica (ma non c'è già una materia curricolare che si chiama
"informatica", per la quale ogni scuola secondaria, di 1° e 2° grado,
ha un laboratorio con decine di computers?); corsi per imparare ad
apprendere (ma, non rientra nei compiti ufficiali del docente
inserire, tra gli obiettivi trasversali programmati, quelli inerenti
alle abilità della pianificazione di un testo scritto e/o di una
lezione da ripetere oralmente o della lettura selettiva?); corsi
d'inglese, di francese, di spagnolo, di tedesco ( ma non bastano già
le ore curricolari per l'insegnamento di tali discipline ? e perchè
potenziare le lingue straniere e non la storia o la matematica o
l'italiano?); e poi, stage, viaggi all'estero, oltre alle varie
educazioni alla salute, alla legalità...e chi più ne ha più ne metta,
purché si possa dire che nella propria scuola i progetti pullulano,
che vi sono docenti che si sentono investiti di missione salvifica.
Questo attivismo di maniera, falso e bugiardo, fasullo nei modi e
nella sostanza, ha trasformato la scuola in un "Far west", ove la
spinta del vantaggio economico è diventata l'unica molla per
intraprendenti docenti che hanno scoperto solo con i PON e i POR la
realtà delle attività integrative e del potenziamento extracurricolare.
Ma, dov'erano questi arditi artisti della didattica, questi
stakanovisti dei corsi a pagamento, quando, volontariamente, si
dedicava il proprio tempo agli approfondimenti extracurricolari?
Quando i progetti li programmavi, certamente in relazione ai tuoi
interessi culturali e alla tua sensibilità professionale, ma
coniugandoli poi con i bisogni dell'utenza. Chiediamoci, inoltre, se
la qualità del servizio si sia elevata da quando attingiamo a così
tante risorse economiche.
Mi sento di assumermi la responsabilità di gridare un no forte,
chiaro, prolungato. Gli studenti non si preparano come dovrebbero,
rifiutano le prove orali, che necessitano di uno studio costante e
impegnativo; protestano, quando spieghi più di mezz'ora; sbuffano se
assegni più di tre pagine di lezione; i manuali in adozione sono
sempre troppo difficili ed è stancante, per loro, l'uso del
dizionario; non applicano tecniche operative suggerite dal docente,
perchè percepite come troppo complicate. Insomma un disastro!
E si dà ad intendere che questi studenti, pigri, svogliati e arroganti
sono, poi, pronti a frequentare corsi pomeridiani, ad affrontare con
interesse stages, scambi culturali, decisi a cogliere ogni occasione
per elevare la loro preparazione culturale? E a questi stessi studenti
spieghiamo, con linda coscienza, che con il loro diplomino, che
attesta la frequenza al corso PON, avranno concrete possibilità
d'inserimento nel mondo del lavoro?
Tanti frequentano i corsi allettati dal mezzo punto di credito in
vista del punteggio finale all'esame di stato, ma nessuno dice loro
che basta impegnarsi a casa nella preparazione di una buona
interrogazione per avere una media più alta rispetto a quella che si
ritroveranno togliendo tempo prezioso allo studio delle varie
discipline o in ragione dello stress che avranno accumulato nello
svolgere diverse attività.
No, non mi piace questa scuola dei "gruppi di progetto",
autoreferenziali, che accolgono al proprio interno, elargendo la
mansione di "tutor", chi garantisce mansuetudine, acquiescenza ai
capi, identica volontà di occupare spazi che garantiscano un aumento
salariale. Ho sempre creduto nella scuola dei progetti (sono stato
negli anni '80 e '90 uno di quei "folli"che spendeva centinaia di ore
non retribuite per realizzare attività integrative per l'ampliamento
dell'offerta formativa), quando questi si svolgano con competenza, con
alta motivazione, come risposta concreta ad un ideale di scuola intesa
come fucina di coscienze mature e responsabili. Ora auspico una scuola
normale, dove gli insegnanti svolgano il loro programma senza tante
distrazioni; dove si sappia leggere il presente alla luce delle
esperienze del passato; dove non si facciano smarrire i ragazzi
distraendoli col futile e col vano; dove si dia agli studenti il
sapere e la capacità d'osservare e di criticare; dove si concepiscano
idee e si seguano valori, poiché la scuola è l'unico laboratorio che
può produrre le vere e autentiche rivoluzioni.
Per questa scuola e a questa scuola non servono affatto né i PON né i
POR.