Secondo ciclo/1. Scontro tra schieramenti trasversali. da Tuttoscuola del 7/2/2005.
Il dibattito sulla riforma del secondo ciclo è in pieno corso, e riserva qualche sorpresa. Al centro del dibattito sta sempre il destino dell’istruzione tecnica, frequentata attualmente da più di un terzo degli studenti italiani, contesa tra chi la vorrebbe licealizzare e chi la vorrebbe, al contrario, professionalizzare, o per meglio dire rilanciare nella sua identità storica di corso di studi centrato sull’acquisizione di competenze operative utili per l’ingresso nel mondo del lavoro. Il dibattito coinvolge anche l’istruzione professionale di Stato, che negli anni si è affiancata, e in parte sovrapposta a quella tecnica per durata e struttura dei curricoli, e l’istruzione artistica (istituti d’arte), che con la "licealizzazione" vedrebbe ridotte al lumicino le molte ore che ora dedica ai laboratori, al "fare". Nel complesso si tratta di oltre il 60% della popolazione scolastica, a fronte di un 40% scarso di liceali, compresi gli studenti dell’ex istruzione magistrale. La sorpresa è costituita dal fatto che su questa fondamentale alternativa si fronteggiano non la maggioranza e l’opposizione, ma due posizioni trasversali alla stessa maggioranza: una comprendente una parte di Forza Italia, AN e Confindustria (forse non tutta), che sostiene la soluzione tendenzialmente panlicealistica prefigurata nella bozza di decreto legislativo predisposta dal Ministero; l’altra che unisce l’altra parte di Forza Italia, l’UDC, e alcune Regioni importanti, che contesta la licealizzazione dell’istruzione tecnica (e a maggior ragione professionale) e torna alla carica con la proposta di creare un grande, competitivo sistema di istruzione e formazione tecnico-professionale, di consistenza almeno pari a quella dei licei. Fuori della contesa si colloca un terzo partito, trasversale alla sola sinistra, che rifiuta in via pregiudiziale di confrontarsi sulla attuazione della legge n. 53, e che comprende la minoranza DS, il PRC, i Comunisti italiani, i Verdi e la maggioranza della CGIL scuola. Intanto il congresso dei Ds, nelle votazioni sugli ordini del giorno a conclusione della manifestazione, ha approvato un documento che "impegna ad inserire nell'agenda del nuovo governo la cancellazione della legge numero 53 e l'immediato avvio di tutti i provvedimenti necessari a rilanciare il processo di riforma". E ancora: "I Ds si impegnano a costruire da subito un progetto diverso e alternativo, facendolo vivere in una grande campagna di discussione nel Paese e nel confronto con tutte le forze del centrosinistra". Ma non manca in ampie parti dello schieramento di centrosinistra anche la consapevolezza che modifiche sostanziali dell’attuale processo di riforma non debbono essere fonte di ulteriore stress per gli insegnanti già fortemente frastornati da riforme annunciate e mai realizzate. |