APPELLO DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA

Migliaia di firme:

sconcertante eliminare la musica dai licei.

da Il Messaggero del 27/2/2005

 

ROMA La musica è finita, gli allievi se ne vanno. Nella patria del melodramma, la terra di Rossini, Verdi, Puccini, che ha inventato e per secoli esportato in tutto il mondo il Bel Canto, così come oggi la moda, l’arte dei suoni è stata di fatto bandita da tutti i licei, a parte quelli specialistici. Lo schema del decreto legislativo relativo al secondo ciclo del sistema educativo diffuso lo scorso 14 gennaio dal ministero dell’Istruzione, ha fatto sobbalzare, come un colpo di grancassa nel bel mezzo di un pianissimo , i professionisti (e non solo) del pentagramma. Seimilacinquecento amanti della musica hanno finora firmato l’appello della Facoltà di musicologia dell’Università di Pavia. Le adesioni di musicisti, musicologi, docenti universitari, studenti e semplici appassionati di armonie e contrappunti, sono arrivate via e-mail nella speranza che la legge possa essere modificata. «E’ fonte di totale sconcerto e di enormi preoccupazioni si legge nella petizione che l’insegnamento della musica venga soppresso o confinato tra le scelte opzionali delle singole sedi, anche in quei licei come quello delle Scienze Umane nei quali la musica è sempre stata presente».

Nel manifesto si chiede «che tale omissione venga sanata e che l'insegnamento della musica sia inserito entro l'orario obbligatorio di tutti i tipi di liceo per lo meno al pari delle altre discipline artistiche». Si chiede anche che nei Licei delle Scienze Umane possa continuare a impartirsi l'insegnamento dello strumento musicale, «almeno in quelle sedi nelle quali è attualmente impartito». Secondo i firmatari dell'appello la mancata inclusione della musica nell'asse culturale di qualsiasi liceo è sintomatica: «Si dimostra di non avere alcuna considerazione della musica, di ignorare totalmente quale impatto essa abbia avuto nel dispiegarsi della civiltà, di misconoscerne la forza impressiva ai più diversi livelli della comunicazione artistica e mediatica, e di tenere in nessun conto la parte che essa può e deve ancora avere nella formazione culturale di ogni persona».