Indagine sugli esiti degli alunni con cittadinanza non italiana. di Aluisi Tosolini, da Pavone Risorse del 12/2/2005
E’ stata pubblicata, nel gennaio 2005, sul sito del ministero dell’istruzione, una importante indagine sugli esiti scolastici degli alunni con cittadinanza non italiana. I diversi capitoli del lavoro presentano analisi estremamente accurate e sofisticate (ad esempio i dati frutto della cluster analysis) oltre che un utilissimo confronto comparativo con gli altri paesi europei. Insomma una ricerca corposa, ampia, dettagliata e di estremo interesse. Si tratta infatti della prima indagine di matrice qualitativa su uno degli aspetti essenziali della scuola interculturale che permette di definire con maggiore precisione un parametro di valutazione qualitativa delle scuole italiane.
L’oggetto della ricerca: insieme al traguardo? Oggetto della ricerca è l’esito scolastico degli alunni di cittadinanza non italiana nelle scuole italiane. L’anno scolastico di riferimento è il 2003/04. In estrema sintesi si può affermare, utilizzando uno dei titoli della pubblicazione, che oggi gli studenti non arrivano assieme al traguardo. Molti si perdono per strada, sia fra gli italiani che fra gli alunni stranieri. A livello macro si può osservare che l’esito scolastico degli alunni stranieri è costantemente inferiore rispetto al successo scolastico degli allievi italiani. E ciò in ogni ordine di scuola. Il divario fra i tassi di promozione degli allievi stranieri e di quelli italiani è il seguente: - 3,36 nella scuola primaria, - 7,06 nella secondaria di I grado, - 12,56 nella secondaria di II grado, in cui più di un alunno straniero su quattro non consegue la promozione. Nelle diverse tipologie di scuole secondarie di II grado si può osservare che nell’ambito liceale vi è la maggior percentuale di promossi fra gli studenti stranieri (80,30%), mentre gli istituti professionali fanno registrare la minore percentuale di promossi (70,40%). Nei primi si registra anche la maggior percentuale di promossi fra gli allievi italiani (90,51%), mentre negli istituti professionali si registra solo il 78,90% di promozioni degli studenti italiani. In sostanza i dati permettono di leggere anche una correlazione tra tipologia di scuola ed esito scolastico: a prescindere che gli alunni siano italiano stranieri nelle scuole professionali il tasso di insuccesso scolastico è molto più alto che nei licei. Il dato diventa ancor più significativo se si tiene conto che dei circa 45.000 alunni stranieri che frequentavano le scuole superiori nell’a.s. 2003/2004 più del 40% (4 studenti su 10) si sono indirizzati verso gli istituti professionali. Disaggregando i dati non mancano le sorprese.
Il dato per regioni e per tipologia di scuole Scrive il rapporto: (pag. 3): "Tra le regioni che hanno il minor divario negli esiti tra allievi stranieri e italiani rispetto al totale nazionale e contemporaneamente una presenza significativa di stranieri si notano: il Friuli Venezia Giulia per la scuola primaria (-1,13), l’Emilia Romagna per la secondaria di I grado (-4,94) e, tra le regioni con presenza straniera percentualmente significativa, il Piemonte per la secondaria di II grado (-9,92)" Più analiticamente, il rapporto (pp. 33 ss) permette da valutare il differenziale regione per regione (più avanti anche più analiticamente per alcune province) sia per quanto riguarda le scuole primarie che secondarie di primo grado e scuole superiori. Tab. 3 - Tassi di promozione degli alunni con cittadinanza non italiana per regione della scuola primatia (a.s 2003/04)
La tabella riferita alle scuole primarie permette di verificare che le regioni in cui si registra il minor divario sono:
1. Friuli Venezia Giulia -1,13 mentre le regioni in cui si registra il maggior divario sono:
1. Campania -9,85 Si può inoltre notare che sono solo 7 le regioni sotto il valore nazionale, che è di -3,36 punti di differenza, mentre ben 12 sopra di esso, con un – 9,85 in Campania che desta davvero seri interrogativi. La stessa analisi viene condotta anche per le scuole secondarie di primo grado dove non mancano sorprese (si veda ad esempio il caso del Friuli Venezia Giulia dove il divario diventa – 9,08 ed il caso Molise (- 17 e Campania – 16). Tab. 4 - Tassi di promozione degli alunni con cittadinanza non italiana per regione della scuola secondaria di I grado (a.s 2003/04)
Nella scuola superiore i dati si fanno invece drammatici: su 100 alunni stranieri scrutinati solo 72,6 sono promossi (contro l’85,22 degli alunni italiani) con una differenza a livello nazionale di – 12,56. Differenza che diventa tuttavia abissale in Basilicata (- 20 , ma gli alunni stranieri sono qui molto pochi) e molto preoccupante in Lombardia, Emilia Romagna, Friuli e Marche (tutte regioni abbondantemente sopra la media) dove gli alluni stranieri sono invece in numero molto maggiore. Tab. 5 - Tassi di promozione degli alunni con cittadinanza non italiana per regione della scuola secondaria di II grado (a.s 2003/04)
Alcuni casi specifici riferiti alla scuola primaria Concentrando l’attenzione sulla scuola primaria può essere molto utile seguire il rapporto in uno dei suoi approfondimenti analitici. Andando a verificare gli esiti degli studenti delle scuole primarie delle province dove più alta è popolazione scolastica straniera si verificano casi estremamente interessanti. Ad esempio, la differenza tra i promossi stranieri ed i promossi italiani è sotto il – 1 a Parma (- 0,18), Forlì-Cesena (-0,46), Modena (- 0,68), Pesaro-Urbino (-0,82) ma diventa altissima a Piacenza (- 7,27) e molto significativa a Reggio Emilia (- 3,00), Treviso (-3,26), Macerata, (- 4,79).
Qualche interpretazione La ricerca (124 pagine zeppe di dati e tabelle) non può qui essere riassunta se non incorrendo in semplificazioni che è meglio evitare. Invito quindi i lettori di questa rubrica a scaricare l’indagine dal sito del MIUR ed a leggerla con estrema attenzione. Per quanto riguarda alcune possibili interpretazioni l’indagine si mostra estremamente cauta e rimanda o a specifici approfondimenti territoriali o a ricerche empiriche da compiere in futuro (alcune di queste, in realtà , sono già state compiute da diversi soggetti ed enti locali). Esistono tuttavia alcune interpretazioni, riportate dall’indagine, che meritano particolare attenzione. 1. la dimensione territoriale: "comparando i primi due livelli scolastici (primaria e secondaria di I grado) che accolgono gran parte della popolazione scolastica con cittadinanza non italiana, si può notare che tra le regioni con esiti migliori da parte degli allievi stranieri prevalgono le regioni del Centro-Nord" (pag. 3). 2. Scuole con alunni stranieri e scuole con solo alunni italiani: La presenza di alunni stranieri sembra incidere in termini significativi sugli esiti finali della complessiva popolazione scolastica considerata. Nei settori scolastici di base (primaria e secondaria di I grado) è abbastanza generalizzata la situazione di più elevati tassi di promozione nelle scuole con presenza di alunni stranieri rispetto alle scuole che registrano solamente la presenza di alunni italiani. Nella scuola secondaria di II grado, invece, gli esiti negli istituti con alunni stranieri (84,65%) sono leggermente inferiori a quelli dove vi sono solamente studenti italiani (85,45%). I dati possono forse far ritenere che i docenti di questo ordine di scuola, avendo natura più selettiva di quella che si può riscontrare nei settori di base, indulgano meno sulle condizioni personali degli studenti e siano restii a riconoscere debiti formativi rilevanti su competenze disciplinari fondamentali. L’ipotesi dovrebbe essere accertata con apposita ricerca, ma occorre comunque riflettere. Dove sono presenti alunni con cittadinanza non italiana si riscontra una maggior selezione nei loro riguardi che finisce per incidere sui livelli generali di promozione. Per quanto riguarda invece l’andamento degli esiti di alunni italiani in scuole con o senza alunni stranieri, si può dire che nella scuola di base normalmente la presenza di alunni stranieri coincide con un più alto tasso di promozione degli alunni italiani delle medesime scuole, mentre negli istituti superiori è meno elevato. (pag. 5) 3. Tasso di densità e tasso di successo scolastico: "per i diversi ordini di scuola gli alunni stranieri sembrano ottenere maggior successo quando sono ridotti di numero. La densità della presenza sembra non favorire livelli elevati di esiti positivi. Quando in una scuola ci sono tanti alunni stranieri essi tendenzialmente ottengono esiti meno positivi". (pp. 5-6). Questa affermazione, tuttavia, va verificata caso per caso: se prendiamo ad esempio due città limitrofe e caratterizzate da un alto numero di alunni stranieri nella scuola primaria (Parma: 7,89% e Piacenza 8, 41%) possiamo verificare che nella prima la differenza di esito positivo è solo - 0,18 che diventa – 7,24 a Piacenza. A Mantova, altra provincia ad alto tasso di presenza di stranieri (10,68% di alunni stranieri nella scuola primaria) la differenza di esito positivo è -1,13. Insomma, la realtà in questo caso è forse un po’ più complessa e certo altre indagini devono essere condotte. 4. Maggiore o minore numero di cittadinanze stranieri presenti: "L’elemento di complessità rappresentato dalla presenza di diverse cittadinanze non italiane nelle scuole sembra non coincidere – scrive il rapporto - con esiti negativi finali degli alunni stranieri ma, anzi, in diverse situazioni coincide con la presenza di esiti positivi". (pag. 6) 5. Il contesto socio-economico: "Il contesto socio-economico non favorevole condiziona molto spesso gli esiti finali degli alunni stranieri più di quelli degli alunni italiani e non sempre il potenziale delle condizioni socio-economiche favorevoli si traduce in corrispondente sostegno al conseguimento di esiti positivi degli alunni stranieri. Nelle diverse tipologie di scuole secondarie superiori, per gli studenti stranieri i livelli di successo scolastico sono mediamente più vicini a quelli dei coetanei italiani nelle zone meno favorevoli dal punto di vista delle condizioni socio-economiche" (pag. 6). 6. Precedente scolarizzazione: i dati, riferiti alla scuola superiore, segnalano che a maggiore scolarizzazione pregressa effettuata in Italia si associano tassi più alti di successo scolastico. 7. Presenza di misure di accompagnamento ed accoglienza: i dati segnalano che, laddove sono presenti misure di accoglienza (mediatori linguistico-culturali, laboratori, ecc) il tasso di successo degli alunni stranieri è più alto.
Conclusioni In realtà non è possibile trarre vere e proprie conclusioni senza un approfondito dibattito ed una attenta e completa lettura dei dati (che qui abbiamo solo sommariamente riassunto privilegiando la dimensione legata alle scuole primarie). Almeno un dato, tuttavia, credo sia utile sottolineare: l’esistenza stessa della ricerca. Questa ricerca ci permette infatti di definire un punto di partenza, una soglia, con cui confrontarsi negli anni futuri. Eliminare il divario tra il successo scolastico tra alunni italiani e alunni stranieri dovrebbe divenire un obiettivo di qualità per tutte le scuole. E, più in generale, aumentare il successo formativo per tutti, dovrebbe essere obiettivo imprescindibile di ogni istituzione scolastica. La ricerca ci consegna pertanto non solo una analisi del successo scolastico degli alunni stranieri ma, più in generale, una analisi (a volte impietosa) della scuola italiana tout court. Una scuola che non può che definirsi sull’orlo del fallimento se si considera ad esempio la seguente tabella (pag. 29) che segnala non solo il disastroso dato degli studenti stranieri nelle diverse tipologie di scuole superiori ma anche la disastrosa situazione di una scuola superiore per perde per strada, alla fine di ogni anno, il 15% circa dei suoi studenti, con punte del 21% nell’istruzione professionale. Tab. 2 - Tassi di promozione degli alunni con cittadinanza non italiana per tipologia di istruzione della scuola secondaria di II grado (a.s. 2002/03 e a.s 2003/04)
Certo, molti diranno che tutto ciò è condivisibile ma che per raggiungere tale obiettivo sono necessari strumenti, mezzi, strutture, persone. Anche questo è verissimo. E la diminuzione (quando non la totale eliminazione) di docenti facilitatori dagli organici delle scuole italiane rischia di allontanare, piuttosto che avvicinare, il raggiungimento dell’obiettivo. |