Maestri generalisti e uomini per tutte le stagioni.

di Gabriele Attilio Turci, da ScuolaOggi del 20/2/2005

 

Ci mancava, lo confessiamo! Tutor, sostegno, specialista e specializzato, ruolo, tempo indeterminato, supplente e precario, in aspettativa e in quiescenza, laureato o diplomato, formatore, funzione obiettivo, vicario e collaboratore. Avevamo udito qualche tempo fa: "tuttologo", su questa forma di docente che tutto faceva, tutto riempiva, tutto sembrava, si scatenarono, giustamente strali e contumelie pedagogiche. Poi vennero gli anni dei moduli e giù corsi a non finire per spiegare, anche ai più riottosi, (ma erano in verità pochissimi) il gran bene della novità. In effetti, si respirò nella scuola. L¹introduzione di una qualche specializzazione nelle discipline aiutò a formalizzare percorsi didattici più mirati e più attenti ai bisogni ed alle attese degli allievi. Scoppiava intanto la novità già ben consolidata del Tempo Pieno e cresceva anche la passione per la propria area disciplinare con una partecipazione ai liberi corsi d¹aggiornamento che si fece, nella scuola elementare, fitta e continua.

Poi le nuove schede; visioni docimologiche tese a responsabilizzare l¹atto del docente e a creare griglie di percorsi interpretativi che servissero a non comprimere il bambino in un ostinato e capzioso timbro di buono o cattivo, di bravo o deficiente. Passarono anche quelle, una mattina d¹estate, un colpo di mano che nessuno si sarebbe atteso dal governo che aveva messo, per la prima volta un uomo,dicono di sinistra, al ministero della Pubblica Istruzione, (pardon! allora si chiamava così).

Fu in quegli anni che imparammo a conoscere zelanti ispettori ministeriali, entusiasti dei novatori che, freneticamente e con acuto presenzialismo, si trovavano ogni dove per accendere la fiaccola dei nuovi programmi. Erano seguiti da torme di docenti ancora inconsapevoli del loro generalismo, troppo supponenti per non dover ritenere che il buon tempo antico sarebbe ritornato. Increduli, assistevano intanto all'evoluzione metamorfica degli zelanti ispettori. Ora la scheda di valutazione andava cambiata e tutte quelle dispense, testi universitari, appunti, che la pignola maestra aveva annotato e comprato andavano riposti là, in quella cassetta di vecchi testi scolastici, che ogni insegnante della repubblica (meglio: della res) conserva nella cantina per gettarvi un'occhiata pensosa quando va a prendervi qualche patata per l¹arrosto domenicale.

Poi ci fu la rivoluzione Berlingueriana che, assatanata, procedeva al ritmo di un panzer americano a Falluja incurante dei messaggi di sgozzamento che già si annunciavano dalle prossime urne. Ancora si videro gli zelanti ispettori mendicare le scuole per spargervi il verbo dell'applicazione pedissequa dei criteri economici di Lisbona alla scuola italiana. Non era finita. Al peggio non v'è mai fine e, senza scomodare i sabati fascisti e le camice nere, arrivarono gli incapaci al potere. Un mondo di rozzezza e di incredibile ignoranza che confondeva, ai piani alti, persino i dati del PISA con i risultati delle scuole elementari e discettava spiritosamente, nei salotti televisivi, sull'incapacità di maestri e professori. Pensavano che in fondo si trattasse di pestare il solito esercito di nulla facenti e pigiarono quindi l'acceleratore del risparmio e della schizofrenia pedagogica, ripescando la scuola di prima della riforma Bottai (che, poverino, loro credevano essere troppo di sinistra).

Vedemmo così i sempre nuovi e zelanti ispettori girare, bonari, per le scuole, elargendo buone dosi di Buonsenso, magari facendone un programma e mettendo in cantiere, con le loro associazioni rigorosamente bipartisan, anche convegni dove di tutto si parlava senza sparare a timonieri perché, si sa, erano stati democraticamente eletti.

Così, eludendo anche ricerche e proposte alternative, magari dello stesso ministero ai tempi del mai troppo compianto Lombardi, (quando, ingenuo, l¹ex giovane boy scout, credeva di poter introdurre l'Esperanto nella scuola) si danno ora da fare per convincere riottosi docenti ignoranti ad insegnare anche la lingua inglese, tanto che ci vuole per farlo alle elementari? Il loro sogno è un docente alla Mario Apicella, con la chitarrina in una mano e un BigMac nell'altra, seduto accanto ad uno scassato pc mentre scarica qualche canzoncina in stile Halloween e intanto tiene a bada qualche extracomunitario che si ostina a voler imparare l'italiano assieme a quel bambino con deficit mentale che fino all'anno scorso aveva 12 ore di sostegno ma ora, (potenza risanatrice dei decreti legge!), riesce, da solo, persino a fare da tutor al compagno con quella pelle mica tanto bianca e gli occhi a mandorla. Ah! Mitici ispettori ministeriali! Diteci: qual è il segreto per digerire tutto senza strafogarsi? E domani, se il timone cambierà nocchiero, quali nuove parabole verrete a raccontarci per sostenere il nuovo vangelo?

 

Gabriele Attilio Turci

G.D.G.(Glorioso Docente Generalista)