Per il contratto si va allo sciopero.

Probabile astensione il 18 marzo insieme al resto della p.a.

da ItaliaOggi del 22/2/2005

 

Scuola verso lo sciopero per il contratto. Si terrà nei prossimi giorni il tentativo di conciliazione per scongiurare l'astensione generale dal lavoro del comparto. La data papabile per il nuovo sciopero è quella del 18 marzo, la stessa già indicata dagli altri settori della p.a. (si veda ItaliaOggi di martedì scorso). La conciliazione, al momento, pare però piuttosto remota visto che da palazzo Chigi non giunge l'invio ad aprire un tavolo politico, quel tavolo da tempo chiesto da sindacati. E mentre i dipendenti scolastici, oltre un milione di lavoratori, marciano piuttosto compatti verso la nuova giornata di protesta (le procedure per lo sciopero sono state avviate da Cgil, Cisl, Uil e Gilda), nei prossimi giorni si gioca anche la partita sul futuro professionale dei docenti.

Nuovi insegnanti

Il ministero dell'istruzione potrebbe presentare già al consiglio dei ministri di venerdì il decreto legislativo attuativo della riforma Moratti relativo al nuovo percorso di reclutamento degli insegnanti. Il dispositivo (si veda ItaliaOggi del 25 gennaio scorso) prevede che l'accesso alla professione avvenga attraverso il conseguimento della laurea magistrale, per la scuola primaria, e del titolo accademico di secondo livello, per le scuole superiori. Il percorso universitario sarà contingentato in base alle programmate necessità delle scuole per approdare a graduatorie regionali dalle quali gli uffici scolastici regionali dovrebbero poi procedere all'assegnazione diretta alle scuole. Niente più concorso per gli insegnanti, insomma, ma un iter di formazione a numero chiuso. Una selezione che dovrebbe evitare la formazione di nuovi precari.

Sempre sullo status dei docenti, la scorsa settimana Paolo Santulli (Forza Italia) ha ripresentato in commissione cultura alla camera un nuovo testo di disegno di legge che riordina lo stato giuridico del personale docente. Confermata l'abolizione delle Rsu e l'articolazione della carriera in tre fasce, che costituiscono, prevede la nuova formulazione, "riconoscimento della professionalità maturata e non implicano sovraordinazione gerarchica". Il trattamento economico dovrebbe essere differenziato per scaglione di appartenenza, il passaggio da una fascia all'altra dovrebbe avvenire in base a una valutazione delle prestazioni dei docenti da farsi sulla scorta di criteri fissati contrattualmente.

La ripresentazione del progetto è stata duramente criticata dai sindacati (la Cisl scuola guidata da Francesco Scrima parla di "una vera ossessione") e non ha mancato di suscitare perplessità anche nella stessa maggioranza ("Inutile aprire nuovi fronti, va attuata intanto la riforma Moratti", dice Giuseppe Valditara, responsabile scuola al senato di Alleanza nazionale). Insomma, i dissapori sono tali da non far presagire niente di buono, nonostante i rimaneggiamenti del ddl.

Vecchi precari

An continua a fare pressing per l'assunzione in blocco di 90 mila insegnanti precari in cambio di uno slittamento della ricostruzione di carriera. La proposta, lanciata da Valditara, è stata discussa ed accolta con favore da Snals e Gilda, mentre disponibili al confronto si sono detti la Uil e la Cisl scuola. Ed è approdata a viale Trastevere dove si starebbe predisponendo una bozza di disegno di legge. "Il ministro si è impegnato a far procedere di pari passo il decreto legislativo sul reclutamento con lo sblocco delle assunzioni", annuncia a ItaliaOggi Valditara. La nuova ipotesi prevede in un'unica tornata l'immissione in ruolo di 50 mila prof, mentre altri 40 mila dovrebbero entrare a copertura dei pensionamenti. Ancora da chiare la copertura finanziaria. Per denunciare lo stato allarmante del precariato, domani lo Snals manifesterà a Roma, mentre Cgil, Cisl e Uil scuola partono, sempre da domani, con una serie di incontri sul territorio con la categoria.

Il contratto

La scuola potrebbe tornare a scioperare insieme a tutto il pubblico impiego il prossimo 18 marzo. Del resto, sono identici i motivi dello sciopero in tutti i comparti della p.a., ossia il mancato rinnovo del contratto scaduto a dicembre 2003. La trattativa sindacati/Aran non è mai partita, in mancanza di un atto di indirizzo della funzione pubblica. I sindacati continuano a ribadire la richiesta di un aumento biennale dell'8%, il governo si trincera dietro gli aumenti contenuti in Finanziaria, che ammontano al 4,7%. A nulla sono finora valse le pressioni della funzione pubblica sul ministero dell'economia per ottenere una disponibilità per un incremento più consistente. La questione attende di essere risolta a palazzo Chigi.