Il padre della "sriforma".

Tuttoscuola, 20 dicembre 2005

 

Chissà se la fervida fantasia linguistica del prof. Bertagna ci regalerà un altro neologismo. Dopo gli "ologrammi" e la "poliarchia" potrebbe essere la volta della "sriforma", se in sede di applicazione della legge n. 53 non trovasse spazio la costruzione, in termini paritari e competitivi con i licei, del "sistema di istruzione e formazione".

Un compito che spetta alle Regioni, come si sottolinea nel corsivo che introduce una ampia sezione del numero 3/2005 del mensile "Nuova Secondaria" dedicata alla riforma. Sottolineatura alquanto maliziosa, verrebbe da dire, perché scaricherebbe sulle Regioni, in grande maggioranza governate dal centro-sinistra dopo le ultime elezioni regionali, la responsabilità del fallimento della riforma nel suo punto più difficile e qualificante, quello della costruzione di due "sistemi" di pari dignità in uscita dal primo ciclo.

Ma si sa (Bertagna lo sa) che proprio nella contestazione di questo punto – e non sul primo ciclo o su altri aspetti della riforma – il pur litigioso centro-sinistra trova il suo momento di massima convergenza. In negativo. E dunque la sfida che la rivista di Bertagna lancia alle Regioni assume in sostanza la forma di un interrogativo retorico: "sapranno (le Regioni) raccogliere la sfida di costituire un sistema dell’istruzione e formazione professionale di pari dignità e interconnesso con il sistema dei licei e non semplicemente residuale?" Se le Regioni si sottrarranno a questo compito, avverte Bertagna, la prospettiva per il Paese sarà quella di andare verso un gran numero di licei "bulimici", cui si affiancherà un sistema di istruzione e formazione "anoressico", formato in pratica dagli attuali corsi sperimentali triennali e quadriennali. "Ma in questo caso sarà una sriforma più che una riforma".