La Moratti lascia. A Berlusconi l’interim. di Pippo Frisone, da ScuolaOggi del 5/12/2005
La notizia era già nell’aria. Il 20 dicembre la ministra Moratti lascerà, dopo quattro anni, il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per candidarsi ufficialmente a sindaco di Milano per il centrodestra.
L’interim del suo ministero verrà assunto
direttamente dal presidente del consiglio Berlusconi. La lista è talmente lunga che c’è solo l’imbarazzo della scelta. Dalle liste d’attesa nella scuola dell’infanzia allo smantellamento del tempo pieno e prolungato, dalla divisione classista della “sua riforma” nelle superiori alla dispersione scolastica, più alta in Lombardia rispetto alla media nazionale; dai tagli agli organici dei docenti e del personale ATA ai tagli alle risorse finanziarie nelle scuole pubbliche e nelle università; dalla riduzione dei fondi per alunni stranieri e handicappati ai tagli sulle spese di funzionamento, sulle supplenze, sulla formazione , sulla sicurezza, sull’edilizia scolastica e via tagliando… 125milioni di euro in meno sul 2005 col decreto fiscale Tremonti, di cui alla Lombardia 8milioni e 288mila euro in meno e a Milano oltre 3 milioni di euro in meno a fine anno; e ancora, 1 miliardo di euro in meno con la finanziaria del 2006 per rimanere ai più recenti provvedimenti. Di contro, regali alle scuole private a piene mani e in particolare a quelle religiose e assunzioni a più non posso di insegnanti di religione cattolica, un insegnamento quest’ultimo che viene ricollocato nel decreto della secondaria tra gli insegnamenti obbligatori… Come avvio di campagna elettorale non c’è male signora Moratti…e si ricordi che le scuole milanesi hanno scioperato più volte contro la “sua riforma” e che proprio qui a Milano è nato spontaneamente un forte movimento di protesta che ha portato in piazza, contro i tagli alla scuola pubblica e a difesa del tempo pieno e prolungato, migliaia di cittadini milanesi. Proprio quegli stessi cittadini milanesi, chiamati domani a scegliere il sindaco di una città, più volte delusa dai suoi interventi come ministro e che oggi sentono la loro scuola e le loro università, decisamente più povere e più precarie di ieri. |