L'impasse compromette il destino dei tecnici.

ItaliaOggi del 20/12/2005

 

Oltre il 20% delle scuole superiori italiane, a tanto ammonta, in percentuale, il numero degli istituti professionali presenti nel nostro paese, potrebbe sparire o frantumarsi. Un buco nero, denuncia la Uil scuola in un dossier pubblicato la scorsa settimana, nel quale rischiano di essere risucchiati oltre mezzo milione di studenti nonché il 21% dei docenti di ruolo.
´La legge di riforma regolamenta in modo preciso tutto il sistema dei licei', spiega il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna, ma lascia in bianco, in una situazione di estrema incertezza, il settore dell'istruzione professionale'.

 

i dati del settore

Un settore, specifica nel dettaglio il dossier della Uil, che interessa 540.564 studenti, pari al 21% dell'intera popolazione scolastica, e 47.270 docenti di ruolo, percentuale anche in questo caso pari al 21% del totale degli insegnanti di ruolo nella scuola secondaria superiore. Tra i docenti, inoltre, il numero degli insegnanti impegnati nell'istruzione professionale è in continua crescita essendo lievitato, in cinque anni, di circa il 20%.

 

come si articola

Il settore degli istituti professionali è strutturato in 23 indirizzi, 35 qualifiche e 25 diplomi di maturità. L'insegnamento si articola in un monte ore di 22 ore settimanali comuni a tutti gli indirizzi, al quale vanno integrate alcune ore di formazione professionale specifica, concentrate in un solo giorno la settimana, con modalità variabili e stabilite all'interno dei diversi progetti di formazione la cui gestione è di competenza delle regioni. Progetti il cui varo doveva essere garantito da intese mirate ma non ancora andate in porto nonostante la data ultimativa del 30 novembre.

 

i punti deboli

A chiarire la situazione di stallo nella quale versa la gamba più debole della riforma Moratti è ancora Di Menna: ´La legge n. 53 stabiliva che alla formazione professionale si provvedesse attraverso specifiche intese stato-regioni da definirsi entro il 30 novembre scorso, termine ultimo per l'approvazione delle tabelle di confluenza dei percorsi e di corrispondenza tra vecchi e nuovi ordinamenti. Ma, a tutt'oggi, nessuna intesa è stata ancora definita'. Saltate le intese, resta difficile credere che le singole regioni possano fissare, come previsto ed entro il 31 dicembre prossimo, la loro programmazione. Ancor più arduo pensare che le famiglie e gli studenti possano decidere, in un simile quadro di totale incertezza, quale percorso seguire. Resta scoperto, e a poco più di un mese dalle pre-iscrizioni fissate per il 31 gennaio 2006, il nervo dei professionali.

 

la tendenza

Una situazione di confusione e indeterminatezza che spiega probabilmente la flessione registratasi, a partire dal 2003, nelle iscrizioni agli istituti tecnici e professionali, anche a fronte di una crescita complessiva degli studenti del secondo ciclo di istruzione.

A favore dei licei, che invece sono stati pienamente riformati.

 

gli effetti per il lavoro

La Uil conclude la sua denuncia ricordando l'importanza dei settori interessati dalla formazione professionale per il mondo del lavoro (tra cui quelli relativi all'industria alberghiera, alla ristorazione e ai servizi ottici e odontotecnici) e avanzando ancora una volta la richiesta del coinvolgimento diretto del mondo sindacale sinora escluso da qualsiasi incontro.

La Uil, infine, fa appello alla vecchia strategia della triangolazione e coglie l'occasione per rilanciare la sua proposta: ´Per mettere fine a questa situazione d'incertezza, è necessario che venga delineato un quadro nazionale di riferimento preciso, con un sistema integrato tra istruzione e formazione, più un post-secondario specialistico. Tutti aspetti che devono essere chiariti prima di avviare qualsiasi riforma del secondo ciclo'.