Decreto sulla certificazione dell’handicap,

poche novità e tante preoccupazioni .

Un articolo di ‘Italia Oggi’ del 12 aprile ha riportato le modifiche previste dal ministero per quanto riguarda il sostegno. Cambiamenti che allarmano e preoccupano, ma che infondo non mutano il panorama già esistente. Eppure basterebbe accogliere le richieste presentate più volte dalle associazioni, per garantire ai ragazzi il rispetto del diritto allo studio.

di Salvatore Nocera, Vicepresidente Fish, da Superabile del 19/4/2005

 

Il 12 aprile, la rivista ‘‘Italia oggi’’ ha diffuso un commento alla bozza dell’emanando decreto sulla certificazione dell’handicap ai fini dell’integrazione scolastica. L’articolo indica con molta enfasi le novità contenute nel decreto che avrebbe dovuto essere emanato oltre due anni fa, a seguito dell’art. 35 comma 7 della L.n. 289/02: sostituzione della certificazione di handicap oggi effettuata da un solo specialista, con una certificazione operata da una commissione; riduzione dei posti di sostegno; esclusione degli alunni con disagio e svantaggio personale e socioculturale dal sostegno.

Ovviamente ciò crea allarme ed è veramente incredibile come mai il ministro, che è parte di un Governo, il cui capo è un esperto mondiale nell’arte di comunicare, non abbia speso neppure una riga di comunicato-stampa per ridimensionare le notizie e l’allarme diffusi. Infatti delle tre novità, una sola è quella vera, cioè la commissione di certificazione. Le altre due non sono novità, perché esistono da sempre, cioè almeno dalla L. n. 104/92. Così la riduzione dei posti di sostegno è sempre avvenuta in organico di “ diritto” e viene poi eliminata con le nomine in ‘organico di fatto’, cioè con le deroghe ed i dati statistici dimostrano che dal ’92 ad oggi la media nazionale del rapporto in organico di fatto è di un posto ogni due alunni con disabilità. Ovviamente , come tutte le medie, in ogni regione ci sono situazioni diversificate. Così in Sicilia tale rapporto è migliore; nel Lazio è peggiore, aggirandosi intorno ad uno a tre; così il rapporto è migliore nella scuola elementare; è assai peggiore negli istituti superiori, dove talora si raggiunge e supera quello di uno a quattro.

Siamo tutti consapevoli che il recupero del rapporto uno a due in organico di fatto crea un problema gravissimo che è quello della discontinuità didattica, giacché i docenti precari cambiano di anno in anno e talora anche più volte nello stesso anno.

L’altra presunta novità, l’esclusione dal sostegno degli alunni con svantaggio e disagio non certificabili come handicap, è stata determinata dall’art 3 comma 3 della L.n. 104/92 , secondo il quale è certificabile come persona handicappata solo “colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale ‘stabilizzata o progressiva’”. Cioè già da allora (ma se si leggono le circolari degli anni ’70 ed ’80 le norme erano le stesse), occorreva una certificazione di minorazione “stabilizzata o progressiva” per ottenere la qualificazione di persona handicappata con tutti i diritti conseguenti. Questa formulazione della legge è stata sempre criticata da moltissime associazioni, perché fa dipendere i diritti in campo scolastico da certificazioni sanitarie ed ancora perché le stesse cause sanitarie debbono essere irreversibili. Ora, nella scuola abbiamo il 2% di alunni certificati con disabilità; ma ne abbiamo oltre il 20% di alunni con difficoltà di apprendimento con disabilità che può regredire e con cause di carattere psicologico, affettivo, relazionale , culturale ed ambientale. Mentre per gli alunni con disabilità la normativa prevede una serie di diritti, ormai riconosciuti con sentenze della magistratura, per gli altri, che sono dieci volte tanto non è previsto nulla o meglio, come dicono i testi burocratici esistono “le ordinarie risorse di bilancio”, che notoriamente vanno riducendosi di anno in anno.

Quindi l’unica novità è la commissione certificatrice. La formulazione originaria della bozza di decreto diceva che tale commissione dovesse essere quella prevista dall’art 4 della L. n. 104/92, che certifica l’handicap per l’accesso a tutti i servizi previsti dalla legge. Allora, rendendoci conto che tali commissioni erano paurosamente in arretrato, ottenemmo con una leggina interpretativa, riprodotta poi nell’art 2 del DPR del 24 febbraio 1994 sulle certificazioni delle Asl, che tali accertamenti fossero svolti dallo specialista nelle patologie segnalate. Il ministro attuale, ritenendo che l’accertamento individuale fosse talora poco credibile e sicuro, ha voluto una commissione.

Ora più che sollevare allarme su cose già esistenti, occorrerebbe far pressione sul governo perché aggiusti le cose che non funzionano e cioè: aumentare i posti organici di sostegno, rendendo così il ricorso al precariato solo residuale, mentre attualmente riguarda quasi il 50% dei posti per il sostegno; garantire la continuità didattica; assicurare risorse anche agli alunni con difficoltà di apprendimento diverse da quelle con cause sanitarie; organizzare un programma serio di formazione in servizio dei docenti curricolari, rendendola obbligatoria, mentre attualmente è opzionale (cosa unica al mondo in tutte le realtà che puntano al miglioramento della qualità professionale).

Se almeno si riuscisse a fare realizzare dal ministero e dal Governo queste richieste, fortemente riformulate nel recente convegno organizzato dal ministero a Riccione dall’11 al 13 aprile, potremmo guardare al futuro dell’integrazione con minori apprensioni.

Ma sarà il ministro in grado di fare ciò nei pochi mesi che ci separano dalle elezioni, specie con un Governo traballante? Se credesse nella qualità dell’integrazione, malgrado tutto, potrebbe farcela o almeno provarci!