Burnout, psicopatie e antidoti

Sordità.

di Vittorio Lodolo D’Oria, da Proteo Fare Sapere del 26/4/2005

 

Sordità

La medicina dovrebbe essere una scienza esatta, magari limitata nel suo sapere, ma esatta. E’ pur vero che talvolta si assiste a guarigioni inspiegabili, cui i medici tentano di dare spiegazione oppure si limitano anch’essi a gridare al miracolo come capita a un qualsiasi fedele. In Commissione Medica di Verifica (quelle del Ministero del Tesoro – tanto per intenderci – chiamate ad accertare le condizioni di salute degli insegnanti e di altri dipendenti dell’Amministrazione Pubblica) vige il detto “mai dire mai” che si accompagna al più eloquente finché c’è vita, c’è speranza” . Non c’è dunque da meravigliarsi se i membri della CMV milanese non assumeranno mai un atteggiamento definitivo nei confronti di un paziente rifugiandosi nei più pilateschi provvedimenti di temporanea non idoneità al servizio. Perché mai dovrebbero ipotecare il futuro di un lavoratore/lavoratrice? Chi sono loro per farlo? Anche ad un povero mutilato, in fondo, potrebbe ricrescere l’arto mancante come fosse la coda di una lucertola, oppure potrebbero più semplicemente impiantargliene uno artificiale in vista della partecipazione alle olimpiadi del 2008. Non mi permetterei di ironizzare su simili questioni, ma non conosco altro modo per combattere l’amarezza che raddoppia quando vedo dei colleghi che si nascondono dietro la burocrazia per motivi di ignoranza o peggio per evitare semplicemente di assumere provvedimenti legittimi.

Già in un’altra rubrica (La legge contro) ebbi modo di raccontare il caso di un insegnante di educazione fisica maltrattata da quella che io chiamo la Commissione Medica Virtuale (CMV) poiché consente che la visita sia effettuata da uno solo dei componenti, mentre il resto del consesso può esprimersi visionando solamente la documentazione cartacea.

Oggi mi è capitato il caso di un’insegnante affetta da sordità grave (non correggibile nemmeno con l’ausilio di protesi auricolari) fin dal lontano 1982 e ritenuta non idonea all’attività docente permanentemente. La poveretta, chiamata a sottoporsi nuovamente a visita presso l’ineffabile CMV milanese, si vede confermare la diagnosi del 1982 ma non il provvedimento. I medici infatti hanno optato per un’inidoneità temporanea fino al 2007. Quali siano le motivazioni dei membri della CMV non è dato di sapere; certo è che alla povera maestra non rimane che la strada del ricorso. Voci ufficiose raccolte in Provveditorato sostengono che la CMV meneghina applica il rito ambrosiano che prevede di non riconoscere un’infermità come permanente subito alla prima visita. (Mi auguro fermamente che questa castroneria sia del tutto infondata perché tanto varrebbe convocare il paziente a far capo dalla seconda visita risparmiando i soldi dei contribuenti). Resta da chiedersi cosa si attendono i miei colleghi nel 2007. La ricrescita di padiglioni auricolari sani a seguito di dieta a base di orecchiette e cime di rapa pugliesi? Un trapianto di cellule staminali (poco importa se embrionali o adulte) nel nervo acustico? O forse più semplicemente un pellegrinaggio a Lourdes? Probabilmente non lo sapremo mai, perché loro stessi non lo sanno. E se osassimo porre la domanda nel 2007, quando la docente dovrebbe sottoporsi nuovamente a visita per la sua menomazione, probabilmente ci troveremmo davanti al medesimo provvedimento di temporanea non idoneità all’insegnamento riproposto per altri due anni. Apparentemente il danno arrecato dalla CMV può non sembrare grave, ma così non è. Infatti solo un provvedimento definitivo di inidoneità all’insegnamento ed un’anzianità di servizio superiore ai vent’anni possono dare diritto alla pensione anticipata senza dover per forza attendere i limiti d’età. Viene così il sospetto – non poi così peregrino – che la CMV rifiuti di assumere un provvedimento definitivo proprio in virtù di questa clausola del contratto di lavoro dei docenti, piuttosto che attenersi ad un criterio strettamente medico che – come in questo caso – dovrebbe riconoscere l’immodificabilità della prognosi e del quadro clinico. Ci troviamo dunque in un campo scivoloso (oserei dire minato) poiché si configura la lesione dei diritti di un lavoratore, ed è pertanto bene che il grande assente – il sindacato – porga l’orecchio (sempre che non sia anch’esso affetto da sordità) e intervenga a proposito. Almeno una volta ogni morte di papa.

 

vittorio.lodolodoria@fastwebnet.it