GLI INSEGNANTI Rivendicano autonomia e criticano il metodo della "x". "Non vogliamo accettare questi criteri di valutazione". "Quesiti senza senso Si limita la libertà didattica". di Bianca De Fazio, da la Repubblica ed. di Napoli del 25/4/2005
Per spiegare la diffidenza di tanti docenti verso la valutazione cara alla Moratti basta ascoltare le ragioni di un´insegnante, Marina Farina. Lei e i suoi colleghi hanno rifiutato di somministrare i questionari: «Non è una posizione preconcetta, la nostra. La mia scuola - la "Madonna Assunta" - ha fatto le prove Invalsi negli anni scorsi, quando erano ancora sperimentali. Ne abbiamo capiti i limiti e a settembre abbiamo presentato un documento di critica. Come se nulla fosse, dunque senza confrontarsi con le scuole, con i diretti interessati, con le realtà territoriali, questi test ci sono stati nuovamente imposti affermandone l´obbligatorietà. Ma seguono un criterio di valutazione che non ci appartiene: sono decontestualizzate, non hanno alcun aggancio con la programmazione che ciascun insegnante è libero di fare, per la propria classe». Un dissenso che ha mobilitato anche i sindacati. Particolarmente duro il commento di Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil-scuola. La libertà dell´insegnante, inficiata da prove che - essendo nazionali - non tengono conto delle programmazioni che variano scuola per scuola, classe per classe, situazione per situazione. Dimenticano che ogni istituto ha un proprio Piano dell´offerta formativa. «Se - prosegue Farina - nella mia II elementare svolgo come argomento la Terra e le prove sono sul tema Acqua, è chiaro che i miei bambini non sapranno rispondere. L´Invalsi minaccia, insomma, la nostra libertà di insegnanti, e non tiene conto, cosa secondo me ancor più grave, delle diverse intelligenze dei nostri ragazzi che, per fortuna, non sono tutti uguali». |