Dopo la sconfitta elettorale An e Udc chiedono a Fi e Lega di stringere i tempi.

E’ pressing su p.i. e scuola.

Da risolvere i rinnovi contrattuali e il precariato.

di Alessandra Ricciardi, da ItaliaOggi del 7/4/2005

 

Il governo alla resa dei conti su pubblico impiego e scuola. La cocente sconfitta elettorale ha rafforzato la protesta di Alleanza nazionale e di Udc, che ora chiedono ai colleghi di coalizione, Forza Italia e Lega, di correggere il tiro e puntare su provvedimenti a largo impatto seciale: rinnovare i contratti del pubblico impiego e risolvere il precariato della scuola, in primis. Attesa per la prossima settimana la convocazione dei sindacati per il rinnovo dei contratti degli oltre 3,4 milioni di dipendenti pubblici, scaduti 15 mesi fa. Mentre, secondo quanto risulta a Italia Oggi , è all’esame del ministero dell’economia un provvedimento per immettere in ruolo, già a decorrere dal prossimo settembre, 63 mila insegnanti precari della scuola. Questioni, contratto e precari, la cui mancata risoluzione avrebbe pesate in modo determinante sul voto regionale, accusano An e Udc. «E necessario invertire la rotta e rispondere ai problemi reali del paese dice il responsabile scuola di An il senatore Giuseppe Valditara, che pone dei diktat: «Se non si risolve il problema del precariato della scuola non ha più senso andare avanti neanche con l’attuazione del la riforma della scuola». La proposta avanzata dal ministero dell’istruzione all’economia prevede un assorbimento in cinque anni dei circa 160 mila precari, con una prima tronche di 63 mila immissioni in ruolo già il prossimo anno scolastico. I costi del l’operazione dovrebbero essere coperti in grossa misura con il turnover. Sembra dunque accantonato il meccanismo della mancata ricostruzione di carriera, che avrebbe consentito per tre-cinque anni di pagare gli insegnanti assunti come se non avessero maturato il servizio progresso da precari.

A una svolta sembra essere anche la vertenza contrattuale, «Nei prossimi giorni a Palazzo Chigi faremo il punto per stabilire la strategia del governo sui rinnovi contrattuali ha detto il ministro della funzione pubblica, Mario Baceini, interpellato alla camera, «La convocazione delle parti, ha ricordato Baccini, spetta a Palazzo Chigi».

«Le richieste del sindacato di aumenti dell’8% per il biennio 2004-2005 sono francamente eccessive», ha dichiarato Maurizio Sacconi, sottosegretario al welfare, che ha invitato le parti a legare eventuali aumenti superiori al 4,31% stanziato in Finanziaria alla produttivìtà. Continua a puntare i piedi anche la Lega: «Non bisognerebbe dimenticare che il costo della vita è diverso tra Milano e Caltanissetta. Forse all’inizio della carriera, in particolare, bisognerebbe prevedere questa differenza al momento dell’assunzione», ha detto l’ex ministro del bilancio Giancarlo Pagliarini. Ed è subito giunta la risposta di Learco Saporito (An), sottosegretario alla funzione pubblica: «Capisco adesso perché abbiamo perso le elezioni. Chi parla troppo e senza le dovute sensibilità di pubblico impiego dimentica che rinnovare i contratti è un dovere», dice Saporito, «e che siamo vincolati dall’Europa alla coesione sociale, non sono pensabili gabbie salariali locali». Rincara la dose Gianni Alemanno, ministro per le politiche agricole: «La gente sente il bisogno di un forte rilancio economico del paese, per questo dovevamo intervenire prima sulla competitività. Inoltre, il mancato rinnovo del contratto degli statali ha infinito soprattutto nel Lazio». Il ministro ritiene che abbiano contribuito alla sconfitta elettorale della Cdl soprattutto «certi toni leghisti sbagliati, certi slogan, che hanno dato materiale di propaganda a centro-sinistra». Tanto da far ritenere che ormai la forza propulsiva «di questo governo sia ormai finita», La trattativa per il pubblico impiego dovrebbe ripartire da un aumento medio di 95 euro con la disponibilità del governo ad arrivare a circa 100 euro, contro i 107 chiesti dai sindacati. Sul piede di guerra i sindacati. «Il governo dichiara di dover ancora fare il punto nei prossimi giorni per definire la strategia da adottare. Credo che più che definire una strategia da adottare, orma siamo al 16° mese d’attesa, c’è di chiudere i contratti. Nella prossima settimana», dice il segretario confederale della Uil, Antonio Foccilo, «se non ci saranno risposte, valuteremo le iniziative da prendere unitariamente».