Passata la tornata elettorale i problemi della scuola restano quelli di sempre: contratto, precari, insegnante tutor; ne parliamo con Alessandro Ameli, coordinatore nazionale della Gilda. di Reginaldo Palermo da La Tecnica della Scuola del 15 aprile 2005
Parliamo del contratto: gli insegnanti sperano in una rapida chiusura ma le posizioni di Governo e sindacati sono ancora distanti; cosa succederà? Auspichiamo tutti una rapida chiusura del contratto, 16 mesi di ritardo non so-no frutto di casualità, ma strategia politica di disattenzione voluta e inaccetta-bile nei confronti dei pubblici dipendenti e degli insegnanti in particolare. Non è più un mistero che questo governo non ami trattare con i sindacati, seppure si affanni a dichiarare il contrario. E’ vero che le posizioni sono distanti, ma se il governo non si presenta al tavolo di trattativa con l’intento di “trattare”, è im-possibile che si avvicinino. Gli annunci unilaterali ed “ex tempore” sui media non sono passi in avanti anzi rappresentano un ostacolo alla trattativa stessa. L’ ultima trovata di Palazzo Chigi di offrire 95 euro lordi (55 netti in busta pa-ga) come punto di arrivo di una trattativa mai iniziata non rappresenta certo un’apertura, sembrando piuttosto, sotto elezioni, un omaggio maldestro alle forze politiche che nel governo non hanno grande simpatia per gli statali.
Da più di un mese nel vostro sito continuate a dire che "se il Governo non cambia rotta, si va allo scontro"; intendete proclamare uno sciopero per il me-se di aprile? Le nostre posizioni sono relative a più questioni: contratto da un lato, ma an-che riforma e precari. Sono temi scottanti ai quali va data una soluzione, quan-to più possibilmente condivisa e rapida. Non amiamo lo scontro e il conflitto come strumenti per risolvere le controversie, ma quando le scelte sono sba-gliate e non c’è riscontro agli appelli è evidente che restano poche alternative. La fine dell’anno scolastico si avvicina ed è certo che, se non si risolvono rapi-damente alcuni problemi, potrebbe essere una fine d’anno incandescente. Ci auguriamo che il buon senso prevalga e che, passate le amministrative si ab-bandonino le “posizioni elettorali” e si metta mano a superare le difficoltà.
Sulla "proposta Valditara" vi siete esposti non poco, ma a quanto pare, ave-te raccolto consensi; pensate che la proposta sia davvero realizzabile? In tutte le sedi istituzionali la Gilda, da qualche mese, chiede con insistenza di mettere in cantiere una strategia di interventi sul personale che veda insieme retribuzioni, condizioni professionali e assunzione dei precari; strategia e con-dizione necessaria per cambiare la scuola. La “proposta Valditara” si è inserita in questa nostra richiesta e noi abbiamo voluto promuovere un confronto diret-to tra il Senatore di An e le organizzazioni dei precari alle quali la proposta è piaciuta. Il problema è che il ministro Moratti ha rilanciato parlando di 200.000 assunzioni e ciò ha finito per alimentare un clima di incertezze invece di fugar-le. Noi siamo convinti che le assunzioni in ruolo di tutti precari sono possibili a partire dal 2005. Stiamo elaborando una nostra proposta organica, corredata di un piano di fattibilità e delle valutazioni economiche e finanziarie necessarie perché possa essere un progetto credibile e realizzabile.
Come è finita la vostra idea di un referendum abrogativo della legge 53 pro-posto da 5 consigli regionali? La nostra richiesta era una consegna di responsabilità alle forze politiche locali, quelle, in teoria, più vicine alla gente. Partiva dalla necessità di sollecitare l’impegno di tutti sui problemi di trasformazione della scuola italiana. Nessuno può continuare a credere che la difesa della scuola e dei valori che porta debba essere prerogativa e onere sempre e solo dei docenti. Siamo invece convinti che tutta la società civile e i politici che la rappresentano non possono esentar-si da un impegno diretto. La risposta al nostro appello, che non è venuta, nemmeno dalle regioni in cui ci sono governi di sinistra, è un segnale gravissi-mo di disimpegno e di superficialità se non di vera e propria collusione politica sul fronte scuola. D’altronde è ben noto come la riforma Moratti assomigli nei fondamenti e negli obiettivi a quella di Berlinguer. Valuteremo l’opportunità, dopo i risultati delle regionali, di tornare all’attacco con i nuovi amministratori, oppure di fare da soli, insieme a chiunque voglia starci. La nostra battaglia è una battaglia di civiltà e di cultura per una scuola dello stato come opportunità e garanzia di diritti per tutti, per questo non ci fermeremo.
Stato giuridico: il disegno di legge Santulli-Napoli è di nuovo fermo, ne siete contenti? Si, ne siamo contenti, senza riserve. Quella proposta di legge è un pasticcio culturale e normativo, ignora i problemi della scuola e degli insegnanti è stata inventata per dare fiato e speranza a chi vuole strumenti di governo delle scuole autonome capaci di espellere i docenti dai luoghi di decisione e di scelta. Nei confronti della 4091 le nostre posizioni sono sempre state chiare, fin dall’inizio, soprattutto sulla parte che inventa una “pseudo” carriera per i do-centi. Né ci hanno incantato con l’offerta scambio di un’area separata di con-trattazione e l’eliminazione delle RSU che pure sono nostri storici cavalli di bat-taglia. Non siamo per niente disposti a svendere o a scambiare la nostra pro-fessione e il valore alto dell’autonomia culturale che la Costituzione assegna ad ogni docente.
Insegnante-tutor: le scuole hanno bisogno di certezze, non pensate che sia ormai arrivato il momento di chiudere la vertenza sull'art. 43?
La
vertenza sull’art. 43 è bella e chiusa con un rinvio al mittente
inequivocabi-le. Le richieste avanzate sono state unanimi da parte
sindacale, il governo tace da mesi. |