La strada di Lisbona:

l'Italia arranca tra gli ultimi.

da TuttoscuolaNews, N. 196, 26 aprile 2005

 

Il rapporto "Training 2005 Report. Staff Working Paper" sui progressi verso gli obiettivi educativi connessi con la strategia di Lisbona, recentemente pubblicato, mette in evidenza un percorso tutt'altro che facile. Dei cinque parametri di riferimento fissati dal Consiglio dell'Unione nel maggio 2003, quattro sono giudicati di difficile raggiungimento. Solo per quello relativo all'incremento del 15 per cento del numero dei laureati in matematica, scienze e tecnologia, si ha la quasi certezza di centrare l'obiettivo anche se non si nascondono le difficoltà a mantenere nel tempo tale livello, in considerazione dell'espansione dell'istruzione superiore. Questo è anche l'unico settore dove l'Italia registra positivi risultati con un tasso di crescita nel biennio 2002-04 del 10,2 per cento, più che doppio rispetto alla media UE (4,6).

Per quanto riguarda invece il numero dei ventiduenni che hanno completato l'istruzione secondaria di secondo grado la situazione ristagna; mentre, secondo gli esperti della Commissione sarebbe necessario un incremento annuo di almeno un punto e mezzo percentuale.

Il modestissimo incremento dell'0,8 per cento, registrato in Italia tra il 2002 e il 2004, pur facendo salire la percentuale a 69,9, lascia sostanzialmente inalterato il divario con la media europea (76,4) ed è sempre molto distante dall'obiettivo dell'85 per cento da raggiungere nel 2010. Altrettanto insufficienti sono gli sforzi per ridurre il numero degli abbandoni precoci che nel 2010 non dovrebbero superare il 10 per cento, mentre nel 2004 erano a quota 15,9 per l'UE e 23,5 per l'Italia.

Sostanzialmente immutata, tra il 2000 e il 2003, la percentuale dei quindicenni dell'UE con scarse abilità di lettura: 19,8 per cento, rispetto al 19,4. Come potrà scendere al 15,5 nel 2010? Peggiora sensibilmente la situazione dell'Italia la cui quota di studenti debolmente alfabetizzati addirittura sale al 23,9 per cento, ben cinque punti percentuali in più rispetto al 2000.

Infine, per quanto riguarda l'ultimo parametro di riferimento, quello relativo alla partecipazione all'apprendimento durante tutto l'arco della vita, gli incrementi annuali dovrebbero passare dall'attuale 0,1-0,2 allo 0,5 per cento, per far sì che, entro il 2010, il 12,5 per cento della popolazione adulta sia coinvolto in attività formative. Uno sforzo immane, specialmente per paesi come l'Italia che nel biennio 2002-04 hanno visto un incremento solo dello 0,1 con un tasso di partecipazione che nel 2004 si attestava al 4,7 per cento.