L'opinione

Le Incongruenze Della Nuova Costituzione.

di Tiziano Tussi, da ItaliaOggi del 5/4/2005

 

La riforma della seconda parte della Costituzione, promulgata il 1° gennaio 1948, voluta da parte dell'attuale compagine di centro-destra al governo pone una serie di problemi aperti per il mondo della scuola. Come è noto, una parte dell'attuale riforma, che ha avuto il parere positivo, in prima lettura, da parte sia del senato sia dalla camera, concerne la competenza esclusiva accreditata alle regioni, per quanto riguarda la scuola, a livello di "organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici, definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse regionale".

Ora, se le parole hanno un senso, si dovrebbe cercare di riempire di sostanza i termini usati. Nel tira e molla politico c'è, al governo, chi esulta per un federalismo finalmente in atto, la Lega nord, e c'è chi tende a smorzare tali toni cercando di sottolineare comunque la salvaguardia di omogeneità unitaria che risulta dal richiamo all'interesse nazionale, presente nella riforma a chiare lettere. Ma se la competenza esclusiva ha da esservi, in ottemperanza con la logica, occorre necessariamente fare riferimento a interventi regionali in numerosi settori. Quali? Non è ancora chiaro. Il ministro per i rapporti con il parlamento, Carlo Giovanardi, nell'intervista a questo giornale di martedì scorso, ha minimizzato i cambiamenti in vista e ha risposto che, per la scuola, e si presume anche per tutto il resto, in fondo sarà in ogni caso più o meno come prima o quasi.

Ma, al di là delle schermaglie politiche fra vari partiti, proviamo a immaginare alcuni scenari possibili. Una regione vuole introdurre nel curricolo degli insegnanti un particolare sapere che intende controllare, e siccome ha la possibilità di intervenire sulle questioni regionali supponiamo che questa sia la conoscenza del dialetto della regione, con apposito esame da superare per potere insegnare, avere più punti nelle graduatorie, poter far valere un titolo di preferenza, o altro che possa venire in mente. Per evitare uno scenario di questo tipo, si dovrebbe capire meglio che cosa possa voler dire "organizzazione scolastica, gestione degli istituti, programmi regionali".

Altro caso: le graduatorie per entrare in ruolo. Se una regione richiedesse, tra questi requisiti, la residenza, e in base agli anni di quella assegnasse un punteggio diversificato? Oppure se per i presidi si ritenesse di privilegiare coloro che fossero nati nella regione? Oppure se la frequenza a un corso di cultura regionale valesse come credito formativo privilegiato per l'esame di maturità? Mille casi si possono pensare. Si può anche prevedere un incremento di stipendio per chi esprime meglio la cultura regionale nei modi più diversi che le regioni potrebbero inventarsi. Incrementi pensionabili, oppure "una tantum"?

Per ora non si vede come possano essere giustificati sia i peana di vittoria federale, sia la tendenza a minimizzare tali possibili incongruenze. Incongruenze che sono accresciute dalla presenza di una riforma della scuola che prevede nuove norme di "organizzazione scolastica, gestione degli istituti e dei programmi". Quale sarà la coabitazione delle due riforme, una scolastica, l'altra costituzionale che incide sulla scuola, non è dato sapere, almeno per il momento. Sempre se la riforma costituzionale federalista vedrà definitivamente terminare il suo iter istituzionale, manca ancora la seconda lettura e già si intravede il sostanziarsi del referendum confermativo.